camminare insieme Gennaio 2005   

Rachele, così bella, così sola

Ricordate la storia di Rachele, la moglie di Giacobbe, il quale per averla, servì come pastore di greggi il suocero per 14 anni? La bellezza di quella donna non conosceva però fecondità. Essere sterile le pesava come colpa, motivo di gelosia nei confronti della sorella. E Giacobbe: “Dammi un figlio - gli disse un giorno - se no io muoio” (Gen. 30,1). Il dramma intimo di non poter stringere un figlio al seno, di non poterne accompagnare i passi… la portò ad offrire al marito la propria schiava, Bila: “Unisciti a lei, così che partorisca sulle mie ginocchia e abbia anch’io una mia prole per mezzo di lei” (Gen. 30, 3).
La storia sacra di questo grembo disabilitato - capace solo di offrire sofferenza - torna oggi di fronte ad una comunità bella e sola come Rachele, che trova nella scienza la sua nuova Bila, la serva che promette e permette di non rassegnarsi ai limiti della biologia e di vincere le frustrazioni di desideri ieri non realizzabili; serva che conosce inseminazioni artificiali, fecondazioni in vitro, dono di seme e di ovuli, congelamento e trapianto di embrioni, inseminazioni post - mortem - . Sono traguardi che hanno meritato alla serva i diritti di piena cittadinanza, per difendere i quali oggi si pensa di ricorrere al referendum: l’obiettivo è l’abrogazione - totale o parziale - di una legge di pochi mesi fa, voluta per contenere la tendenza della serva di farsi padrona.
Alcuni considerano irritante porre dei limiti alla mancanza di fecondità. Dall’altra parte è pure necessario un confronto sereno sul dolore di Rachele.

Rimangono alcuni interrogativi su cui misurarsi:
  • Il desiderio di avere un figlio anche senza una vera identità
  • Inoltre la scelta di avere un bambino, figlio genetico di uno solo dei due che l’hanno voluto: è opportuno disgiungere i legami affettivi da quelli dati dalla carne e del sangue?
  • ancora fino a che punto è giusto selezionare la qualità cromosomica degli embrioni?
  • infine: pur credendo nella libertà dell’individuo, possiamo chiedere che sulle frontiere della vita ci sia un controllo sociale?
Il referendum vorrebbe spazzare via la legge sulla fecondazione assistita. Sono disposti i nostri parlamentari a ricercare posizioni condivise per migliorare la legge 40 senza che il Paese ricorra al referendum?

Don Guglielmo Cestonaro
parroco





Osservatorio - Amami come sei

Molto tempo fa ho scoperto una meditazione di un certo Vescovo Lebrum il quale mette in bocca a Gesù Cristo delle parole che dicono appunto: “amami come sei”.
Quando mi sento depresso nel constatare la mia miseria spirituale, rileggo quelle parole e vi trovo conforto e speranza.
A un certo punto dice: “non sono le virtù che desidero, sei così debole che alimenterebbero il tuo amor proprio. In ogni istante e in qualunque situazione tu sia, nel fervore e nell’aridità, nella fedeltà o nella infedeltà, amami come sei”.
“Se aspetti di essere perfetto non mi amerai mai”.
Forse è proprio qui il segreto della santità alla quale tutti siamo chiamati. Cosa vi pare?

A cura di Cigi





Lunedì 3 gennaio don Paolo Novero è mancato in un incidente stradale a Lucera (FG)dove svolgeva il suo ministero sacerdotale.

Signore Gesù, morto e risorto,
sentiamo l’urgenza di guardare a Te.
Anche noi come gli apostoli rinchiusi
nel cenacolo la sera di pasqua,
abbiamo bisogno di essere sostenuti
dalla tua parola eterna per rileggere
nel segno della risurrezione
I fatti di questi giorni.
I nostri occhi sono velati e incerti
come quelli dei due discepoli di Emmaus.
Non farci mancare il dono del tuo Santo
spirito per scorgere le prime luci
del mattino di Pasqua dopo la fatica
e l’oscurità del venerdì santo.

Paolo Novero

Con serenità Paolo ci ha indicato la via da seguire per accettare la volontà di Dio e convivere con questa nuova realtà.
Grazie per i sette anni condivisi con noi.
Grazie per quello che ci hai donato. Ora sei sacerdote nella casa di Dio.

Concetta





    
1 gennaio 2005 Giornata mondiale della Pace

Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male

Dal lontano 1967 il primo giorno dell’anno è dedicato alla riflessione e alla preghiera per la Pace. L’augurio e la speranza è che dal primo minuto dell’anno nuovo si cominci a vivere in pace come fratelli, in tutto il mondo.
Giovanni Paolo II in questi anni ha richiamato con forza e con insistenza: “Non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono” .
Queste accorate parole del Papa sono premessa indispensabile al tema ricco e impegnativo scelto per il 2005 e tratto della lettera ai romani di San Paolo.
Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male. Cristo Risorto, Principe della Pace, aiuti ognuno di noi ad essere davvero artigiano di pace tenedo sempre come fondamento e come metodo quotidiano il fare il bene anche per ricambiare il male ricevuto.
Convinti che il male non può essere sconfitto con altro male, ma può essere visto solo col bene.
Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male.

Edgardo e Daniela Fusi


Appuntamento con il

E anche questo 2004 se ne è andato, probabilmente senza farsi rimpiangere da nessuno!
L’ultima riunione del Consiglio Pastorale ci ha visto fare il punto sulla frequenza settimanale alla Santa Messa.
Lo spunto ci è venuto dal questionario che la diocesi ha voluto fosse distribuito e compilato il 28 novembre durante tutte le celebrazioni. Comunque, purtroppo, niente di nuovo sotto il sole.
Le percentuali dei praticanti vanno sempre più calando. Sarà un problema di linguaggi ormai troppo “vecchi” per affascinare, soprattutto i giovani, o sarà un problema di preparazione e/o formazione che è venuta a mancare? Se è vero che la fede è un dono, è anche vero che chi lo ha ricevuto ha il dovere di coltivarlo e di alimentarlo continuamente e la parrocchia deve potergli offrire le occasioni per farlo. Per l’anno che verrà non trovo miglior augurio che quello di un popolare canto natalizio:
che il Signore doni luce alle menti e pace infonda nei cuor.

Buon 2005 a tutti!

Marinella Giannetti





Una mattina alla Fondazione BIFFI

Lo scorso 11 Dicembre, i bambini dell’Anno dei Discepoli, noi catechiste e Don Samuele, ci siamo recati in visita alla Fondazione Biffi, accogliente struttura vicino alla nostra Chiesa, che ospita una cinquantina di signore anziane.
La gentilissima Direttrice, signora Mirella, ci ha accolti e accompagnati nel salone dove già attendevano la maggior parte delle signore ospiti che, abituate al silenzio e alla tranquillità, sembravano un po’ frastornate dall’insolito e allegro gruppo.
Don Samuele ha rotto il ghiaccio presentando i bambini ad uno ad uno e chiedendo alle signore come ricordassero il Natale da bambine e poi ai bambini come fosse il loro oggi; abbiamo cercato di fare un confronto, ma aleggiava ancora una certa timidezza da entrambe le parti.
Cosa c’è di meglio allora di un po’ di musica?
Ecco che cantando e ballando: “Aggiungi un posto a tavola”, “Amico, fratello e padre”, l’inno dello scorso anno catechistico ”Orandate dappertutto”, la gioia e l’allegria l’hanno fatta da padrone.
E per concludere, i bambini hanno consegnato a ciascuna nonna un pensierino Natalizio realizzato da loro - una coccarda in cartoncino decorata con l’immagine della Sacra Famiglia - con un pandorino e dei dolcetti e scambiandosi affettuosamente gli auguri di buon Natale.
La direttrice ha poi offerto ai bambini una piccola merenda. Dopo siamo saliti ai piani superiori portando piccoli doni anche a chi non era potuto scendere. Verso mezzogiorno il ritorno a casa.

L’incontro fatto ci auguriamo possa diventare un appuntamento fisso, perché i bambini sappiano, non solo a Natale, che il presente non può vivere dimenticando il passato, che una persona anziana non è inutile per le nostre vite d’oggi. Possono darci ancora tanto: esperienza, memoria e saggezza.
E i bambini, come ha poi detto Mons. Mietto durante l’omelia della domenica successiva, sono bambini missionari: anche solo cogliere un sorriso dal volto di una di queste nonne è trovare e condividere Gesù, è portare Gesù nel cuore delle persone. Anche questo è missione. Anche questo vuol dire essere comunità missionaria.
Non solo a Natale.

Daniela Zucca





Posta



Carissimo don Guglielmo,

Le scrivo per comunicarle con gioia una "buona novella": il giorno dell'Immacolata Concezione, 8 dicembre, entrerò nel monastero delle Benedettine del SS. Sacramento a Milano. Per me dunque comincia una nuova fase di vita, l'inizio del compimento di un desiderio che il Signore ha seminato nella mia vita e nel mio cuore già diversi anni fa.
Quando ho cominciato a capire e a sperimentare quanto grande é l'amore di Dio per me, soprattutto nelle mie debolezze e infermità ho cominciato a desiderare di donargli tutta la mia vita, anche se in modo vago… non vedevo ancora il modo di realizzarlo.
Poi l'incontro con le monache mi ha schiuso una possibilità, ho frequentato il monastero per tre anni, durante i quali ho cercato di verificare se veramente era il posto per me. Non sono certo mancati i dubbi, le resistenze, le difficoltà, é stata una scelta maturata e sofferta, ma alla fine ha vinto il Signore!

E oggi posso dire con gioia che il Signore é stato fedele e che la mia unica certezza é nel suo amore e nel sapere che é stato Lui a scegliermi per primo. Spero che la mia vocazione possa far vedere soprattutto ai giovani il fascino di Cristo, che supera ogni bellezza e ogni attrattiva umana e per il quale vale davvero la pena "spendere" la propria vita!
Mi affido alla sua preghiera e anch'io vi ricorderò sempre al Signore.
L'unico augurio che voglio fare é che possiamo seguire con fedeltà il Signore, là dove ci chiama a vivere.
Con affetto nel Signore.


Elena Fiori

Ringraziamo il Signore per questo grande dono alla nostra comunità e accompagnamo Elena con la nostra preghiera.





"L’Eucaristia: il Natale che continua"
Murialdo

Siamo nell’anno eucaristico e abbiamo appena celebrato il Natale.
Questo stupore che deriva dall’umiltà, dalla povertà di Betlemme, e che è la premessa vera della preghiera, non può svanire.
Come vivere questo “stupore” davanti ad un Dio che si è fatto carne? Vivendo l’eucaristia. È il richiamo del Murialdo. E allora nel 2005 possiamo vivere 360 “natali”, se sappiamo ascoltare la “Voce di Gesù” che ci chiama: “Vieni, prendi, è il mio Corpo offerto in sacrificio per te”. Vuoi? Dobbiamo solo ridimensionare tutte le altre voci, bucando la superficialità, l’effimero, la scorza, per arrivare all’Uomo Vero, pienamente realizzato.
Sono questi i pensieri che hanno percorso la mia mente rileggendo una riflessione di una mia ex alunna di 3a media, davanti alla domanda: “Cos’è il Natale per me e per l’uomo d’oggi?”

Scriveva:
“Già un mese prima delle grande festa, il Natale è sulla bocca di tutti: ognuno pensa alle strenne, alle vacanze da trascorrere in montagna, a sciare, a preparare l'albero o il presepe in modo nuovo... ma nessuno pensa alla venuta di Cristo, alla nascita di Cristo, il vero scopo del Natale.
Le propagande televisive e radiofoniche, poi, tengono ben lontana la mente da tali riflessioni, colmandola di nomi, affannandola; così nessuno si domanda come affronterà, con quale animo giungerà a queste feste, con quali proponimenti per l'anno che seguirà.
E l'uomo diventa una macchina che assorbe tutto dall'esterno buttando via anche quel poco che gli resta dentro, lasciandosi trascinare da questa marea che lo circonda, lo avvolge, lo tormenta. Le chiese, a Natale, sono come tante altre chiese in una domenica qualsiasi dell'anno: il presepe, sì, solo quello e la statua del Bambin Gesù sull'altare: nient'altro.
Solo i pochi che vanno a Messa d'abitudine e il coro che canta, ma per chi canta se nessuno l'ascolta?
La civiltà consumistica, ecco cos'è il Natale: vuol dire pensare a tutto fuorché al Signore, e non escludo nessuno, neanche me stessa. Anch'io dico di vivere una festa che invece non vivo. Anch'io dico di pensare a Cristo, mentre invece non lo penso, almeno col cuore.
Anch'io dico… di credere veramente, di fare, di migliorare qualcosa, come tutti...
Ma in realtà sono parole al vento mentre la mente è fissa alla bella giacchetta invernale esposta in vetrina, mentre la mente si chiedeva come farsela regalare..

Ma che cos'è un Natale fatto di benessere, di egoismo, di denaro?...
Che cos'è un Natale, senza nemmeno più Cristo? ....”.

Ma Lui benevolmente continua a cercarci, perché gli stiamo a cuore e ci dice:
“Sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia vocei apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me”.
(Atti degli Apostoli 3, 20).



Il presepio preparato da don Samuele per i bambini della catechesi
durante la novena di Natale

A cura di d. Alberto Ferrero




ACAT: Associazione Club Alcolisti in Trattamento

Con gennaio 2005 - presso la nostra sala Murialdo - ogni lunedì
dalle ore 20.30 alle 22.00
si incontreranno quanti sono segnati da problemi di alcool,
problema serio anche nel nostro territorio.

Così ci scrive Graziella:

“Ora sono felice… credevo di avere il mondo in pugno e lo scopri vuoto e ti maledici per non aver lottato contro quella dipendenza da alcol. E allora mi domandavo: cosa mi ha spinto in questa situazione e perché mi sono rovinata con le mie stesse mani? Per cosa? Ero confusa, disorientata e adesso lotto contro tutto il male che da stupida mi sono fatta.
Ora ringrazio tutte le persone sincere che mi sono diventate vere amiche e mi hanno dato la forza di combattere… ora sono felice”.

 E Mario:

“D’accordo con mia moglie e le figlie decisi di frequentare il CAT. Trascorso il primo periodo di due mesi in cui ho smesso di bere bevande alcooliche, il problema si è risolto positivamente. Ora la mia salute è molto cambiata.
Quando sono entrato al Club e ho presentato il mio problema, tutti sono stati vicini a me e alla mia famiglia. Vi partecipano cinque famiglie che vogliono affrontare e cercare di risolvere i problemi legati all’uso dell’alcool, per creare un nuovo stile di vita.
Da quel giorno di 6 anni fa, tutto è cambiato nella mia famiglia.
La mia vita è cambiata, è più serena e mi sento felice”.

A cura del Parroco




Amici del Presepio


Il piccolo presepe, che è stato allestito sul piano della catechesi: è possibile visitarlo alla domenica dopo la Messa delle 10.

Anche quest’anno i fedeli possono ammirare il presepio che un gruppo di volonterosi ha allestito per la nostra chiesa.
Ringraziamo il signor Colombo e i suoi amici Antonino, Giuseppe, Antonio, Alberto e Attilio che con la loro disponibilità, hanno reso possibile la realizzazione. Al termine del periodo natalizio il gruppo dei collaboratori si riunirà per dare concretamente vita a questo nuovo gruppo degli “Amici del Presepe”. Verranno così stabiliti i percorsi di questo gruppo, le sue intenzioni e gli impegni per il futuro. A questo proposito, se c’è qualche persona interessata può dare il suo nominativo.

Un breve commento al presepio è stato presentato attraverso un volantino che è stato pure letto durante la veglia natalizia. Le offerte che saranno raccolte davanti alla Natività, saranno devolute alle nuove attrezzature per le nuove realizzazioni, mentre è sempre possibile intestare qualche statua a persone care, offrendo il relativo importo. In questo caso verrà segnata l’intenzione sotto il piedistallo della statua stessa. Un altro piccolo presepe, assai apprezzato, è stato allestito sul piano della catechesi. Un vivo grazie a tutti coloro che in tanti modi hanno dato una mano.

Enzo Bianchi





Cooperativa S. Tommaso Moro
“da 25 anni liberi di educare
per educare ad essere liberi”

Maria Rosa Bianchi
Preside della Scuola Media

Settembre 1979: a Milano nasce la Cooperativa S. Tommaso Moro. Un gruppo di genitori si mette insieme per un’avventura tutta nuova, far nascere una nuova scuola media che, nell’appartenenza alla Chiesa, sviluppi un progetto in continuità con l’impostazione educativa della famiglia.
Dopo diversi passaggi, dal 1989 la scuola si trova nella attuale struttura di via Inganni 12, nei locali dell’Istituto Devota Maculan di proprietà delle Sorelle della Misericordia. Anche grazie agli spazi adeguati e alle numerose aule a disposizione, può venire accolta la richiesta di un numero sempre maggiore di genitori che desiderano iscrivere i propri figli. Condividendo gli ambienti scolastici e vivendo quotidianamente a stretto contatto con le religiose presenti nell’istituto, nel corso degli anni le due esperienze si sono incontrate e stimate vicendevolmente, fino ad arrivare ad un nuovo significativo passaggio: a partire dall’anno scolastico 2001-2002 la Cooperativa San Tommaso Moro ha rilevato la gestione delle scuole materna ed elementare Devota Maculan, col desiderio di continuare, in nome della Chiesa, un’opera educativa significativa e ricca di tradizione nella zona 6 della città di Milano.

Ad ogni famiglia che ad essa si rivolge, in armonia con i principi della Costituzione, la scuola materna, elementare e media della Cooperativa San Tommaso Moro continua a riproporsi come:

  • scuola pubblica: si rivolge a tutti, senza fini di lucro, e intende contribuire al rinnovamento del sistema scolastico italiano nell'ottica di un reale pluralismo e della pari dignità - anche sotto il profilo economico - fra le scuole statali e non statali;
  • scuola libera: una realtà che contribuisce con la propria identità, allo sviluppo dell'intera società attraverso l'educazione e lo sviluppo di un'ipotesi culturale condivisa da insegnanti, genitori ed alunni;
  • scuola cattolica: nata dall'esperienza della fede cristiana, vive nella convinzione che tale fede sia il criterio con cui affrontare il problema educativo e fonte di giudizio culturale in una reale appartenenza alla Chiesa;
  • scuola per tutti: pur nella precarietà, anche economica degli inizi, la S.Tommaso Moro ha sempre desiderato accogliere tutti coloro che si riconoscevano nella sua proposta educativa. Per questo ha appositamente istituito un fondo di solidarietà che ha consentito l’accesso anche a famiglie in condizioni economiche disagiate. Questo la pone fuori dal clichè ideologico della identificazione della scuola privata con la scuola dei ricchi, in attesa che lo Stato riconosca la funzione pubblica dell’istruzione non statale ed attui un reale sistema paritario. Sempre nella convinzione che una esperienza educativa vera possa e debba farsi carico - nella tradizione delle scuole cattoliche spesso nate per rispondere a situazioni di bisogno - anche ragazzi con difficoltà più gravi, fin dal primo anno sono stati accolti alunni con handicap diversi, sostenuti da insegnanti che, all’interno della programmazione comune, attuano percorsi didattici mirati sia all’interno del gruppo classe, sia in momenti di lavoro individualizzati.

La Cooperativa, che festeggia quest’anno il 25° anniversario della fondazione, desidera far conoscere al quartiere e in particolare alle famiglie della Parrocchia di S. Leonardo Murialdo, la propria offerta formativa. Per questo Sabato 15 gennaio dalle ore 11 nei locali della scuola Elementare al primo piano, le Coordinatrici della scuola Materna ed elementare e la Preside della scuola Media saranno presenti per incontrare i genitori interessati a conoscere di più il piano educativo e didattico e a mostrare loro gli spazi dell’istituto.





L'Opinione

Un augurio fuori dal coro

Si è parlato di Lei ovunque di questi tempi, "Prendimi l'anima", "L'anima dell'uomo", "II posto dell'anima", questi i film, seguiti da convegni, seminari, letture sul tema, e tutti erano intrisi d'anima. Perfino i classici hanno dato una mano aiutati da un filosofo modaiolo che ha riproposto "Platone e la scoperta dell'anima", attingendo più dalla sua innegabile eleganza oratoria che dalla spiritualità del testo.
Dopo l'anno dell'infanzia, del fumo, dei diritti umani, ora tocca a lei, l'anima. Eppure proprio mentre tutti ne parlano ad alta voce pochi la "sentono", anzi neppure la riconoscono. Mai come ora si vive più di carne che di anima, più materia che spirito. Tutto deve essere visto, toccato, gustato, consumato; è vivo ciò che si vede, e ciò che si vede deve essere bello, piacevole, comodo, a portata di mano più che di cuore. Perché allora l'anima ?

Tanto per capirne qualcosa cerco la mia, fatico a sentirla con tutto il rumore che si fa su di lei, ma finalmente la trovo, laggiù in fondo, dopo l'imponente materiale delle futilità della vita, schiacciata da progetti ambiziosi, orgogli inutili, compiacimenti ridicoli, presunzioni, rimorsi, gioie e corse a vuoto, la mia anima era rannicchiata sotto il pesante involucro dell'essere, quasi non la riconoscevo, è stata lei a venirmi incontro. Siamo state un po' insieme: inizialmente non è stato facile, il ciarpame quotidiano ostacola i rapporti, il frastuono che ci buttiamo addosso impedisce di ascoltarla, ci vuole silenzio, umiltà e al punto in cui siamo non poco coraggio, poi la trovi, e a proposito di silenzio, è ormai tempo di rivalutare anche quello, come ripetutamente ci suggeriva Maria Teresa di Calcutta, magari allontanandosi dal rumore assordante e "vuoto" della televisione, una scatola sempre più colma di cattivo gusto e volgarità che ci appiattisce tutti in una coltre grigia di ignoranza, nel silenzio si apprezza una buona lettura, cogliamo i più lievi messaggi della natura, ma soprattutto si ascoltano i nostri pensieri che, non poche volte, anche i più semplici, sono meglio illuminanti dello schermo abbagliante di ripetitive immagini che nulla ci trasmettono e a nulla fanno pensare.

Ma torniamo all'anima e alle celebrazioni su di lei che stanno per finire. Certo manca ancora qualcosa, si accoderà a tutto volume la solita canzone, i gorgheggi sulle altrui anime sono da sempre un ingrediente di base, come il prezzemolo e l'aceto balsamico. Io, invece, che da sempre, non amo gli enfatismi collettivi, ho ritrovato nell'intimità dei miei pensieri un personalissimo contatto con lei, certo è un equilibrio delicato, un perdersi e ricongiungersi nel frastuono di vivere, ma anche se fragile è pur sempre per me come una presenza, un'amicizia pulsante che non mi tradirà mai, un rifugio per piangere e gioire.

Perciò, tra gli immancabili "buoni propositi" del nuovo anno, auguro a voi di ritrovarvi serenamente con la vostra, per non perderla più di vista, oltre le chiacchiere. E' laggiù in fondo, cercatela, vi verrà incontro.


Isabella Cattaneo Morini





Celiachia


La celiachia è un’intolleranza alimentare al glutine.
Chi ne è affetto non può alimentarsi con cibi che contengono glutine, come alcuni cereali - frumento, orzo, ecc., e i loro derivati -, che provocano danni gravi all’intestino.
Fino al 2001 i celiaci non potevano ricevere l’Eucaristia sotto la specie del pane, in tale anno la congregazione per la dottrina della fede ha giudicato favorevolmente l’uso di ostie per celiaci “conformi alle disposizioni in ordine alla materia valida per la consacrazione e ai necessari parametri che salvaguardino la salute del fedele celiaco”.

La comunione ai Celiaci
Alcuni nostri fratelli e sorelle ricevono a parte, in un piccolo ciborio l’Eucaristia… chi sono?
Sono i celiaci.

A cura del Parroco





Carissimi amici,
la dolcezza del Natale era entrata nelle nostre case, nelle nostre famiglie, nelle nostre città con il suo carico di luce, si speranza, di gioia!
Quest’anno per tanti volontari, desiderosi di lenire solitudini e sofferenze, avranno raggiunto i più deboli, i più sfortunati creando momenti di aggregazioni e di condivisione.
Tutto sembrava immerso nell’atmosfera magica del Natale, quando la notizia della catastrofe ci richiamò ad una realtà dura e crudele. Fortissimo è stato l’impatto emotivo con questa realtà che ci fa chiedere: perché questa tragedia? Difficile rispondere quando si è ancora incleduli e smarriti.
Abbiamo visto, nei tanti sfortunati, annullarsi immediatamente diversità e culture, di religioni, di lingue per dare spazio ai sentimenti di solidarietà, di compassione e generosità.
Innumerevoli sono gli episodi che li hanno visti uniti nel dolore per i morti, nella gioia di ritrovarsi vivi e nella volontà di soccorrere chi si trovasse vicino. Certamente ci sentiamo un po’ cambiati, ci sentiamo più fragili! Ma l’annuncio del Natale appena trascorso è Ancora vivo in noi!
Dobbiamo sentire fortemente la presenza del Bambinello. Abbiamo bisogno di Lui per guardare il futuro con fiducia e speranza, con un rispetto profondo per tanto dolore e con una preghiera continua e intensa.
Per rendere concreta la nostra partecipazione abbiamo pensato come Associazione, di aderire con un contributo in denaro all’iniziativa della Parrocchia Murialdo.
Possiamo farlo proprio per la vostra generosità, dimostrata in tante circostanze.
A queste considerazioni aggiungo un caloroso “Buon Anno” a tutti voi amici e ai vostri cari.
Un abbraccio

Luciana Dal Ben

P.S. Alleghiamo il bollettino postale per la quota associativa che è di € 15.
Vi informiamo che recentemente abbiamo inviato un contributo per i ragazzi della missione del Napo - Ecuador –.




Cercate ogni giorno il volto dei Santi
e traete conforto dai loro discorsi

Cornelio e Simone cireneo




Cornelio fa parte dei centurioni romani che guardano a Gesù con rispetto e con fede come si afferma negli Atti degli Apostoli in cui viene definito “timorato di Dio” cioè uno che pur simpatizzando per il giudaismo non vi aderiva formalmente, perché la circoncisione era un ostacolo insormontabile. Tuttavia apprezzava il monoteismo e riconosceva la superiorità della legge giudaica. Attraverso questo percorso, Cornelio giunge la Cristianesimo. Verrà battezzato da Pietro.

Simone Cireneo s’imbatte per caso in Gesù che porta la sua croce sul Golgota.
Simone stava rientrando a casa, dopo una mattinata di lavoro. Un fastidioso contrattempo.
Simone deve inchinarsi alla legge del più forte. Un centurione gli impone di portare la croce di Gesù.
Forse conosceva Gesù e gli era anche discepolo. Però quella “strana” esperienza dovette lasciare una traccia significativa dentro di lui.
Nel vangelo di Marco viene presentato, infatti, come il padre di Alessandro e di Rufo. Perché questo particolare? Leggendo Paolo, Lettera ai romani, cap. 16, “Salutate Rufo, eletto nel Signore e la madre sua che è anche mia” si capisce che Rufo fosse un’insigne persona nella cristianità e che la moglie per la fede e venerazione venisse chiamata “madre”.
Il servizio prestato da Simone a malincuore a Gesù produsse, in modo a noi sconosciuto, ottimi effetti.

A cura di Paola Quaglia





L’amore di Dio
è stato riversato nei nostri cuori

(Romani 6)

 


…La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. Infatti, mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi nel tempo stabilito. Ora, a stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto; forse ci può essere chi ha il coraggio di morire per una persona dabbene. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. A maggior ragione ora, giustificati per il suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Se infatti, quando’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, dal quale ora abbiamo ottenuto la riconciliazione. Quindi, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato. Fino alla legge infatti c’era peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la legge, la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato con una trasgressione simile a quella di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire. Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo morirono tutti, molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in grazia di un solo uomo, Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti gli uomini….


 

Nei primi quattro capitoli Paolo affronta il tema del peccato e di come l’uomo, sia esso pagano o giudeo, vive questa esperienza di degrado; ma, nonostante questo allontanamento da Dio c’è l’indicazione di una nuova via, una luce da seguire. Cristo Gesù. Su questo messaggio si innestano i capitoli centrali della lettera, da 5 a 8, nei quali viene descritta la complessità della giustizia di Dio e della giustificazione, termini con i quali nel linguaggio biblico si indica la salvezza.

Paolo aveva concluso i capitoli precedenti dicendo che la giustificazione, cioè la salvezza, si ha per la fede, qui introduce un nuovo e fondamentale elemento: la speranza. Da intendersi però non come qualcosa che ci verrà dal futuro bensì come il compimento di un bene già in nostro possesso. Infatti abbiamo già nei nostri cuori l’amore di Dio che come ci dice Paolo con un’espressione bellissima è stata riversata nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo.

Nella Bibbia l’amore è un attributo di Dio ed esprime la gratuità dell’alleanza di Dio con il suo popolo. Dio ci ha donato la vita del Figlio quando ancora non eravamo in amicizia con lui. Dio ci ha amati così come eravamo e lo dimostra il fatto che Cristo morì per noi, rendendoci capaci, grazie al dono dello Spirito, di amare Dio. Paolo mette in luce la gratuità di questo amore paragonandolo all’esperienza umana e sottolineando come questo dono abbia lo scopo di trasformare una situazione negativa in positivo. Gesù non è solo all’origine dell’opera della nostra salvezza, ma anche alla fine, la sua opera continua ed è la sua vita di risorto che agisce in noi fino alla fatale salvezza che è la liberazione dall’ira e la partecipazione alla perfetta risurrezione.

Il progetto di Dio ha un inizio remoto: vengono messe a confrontale figure di Cristo e di Adamo. Adamo rappresenta l’umanità decaduta e corrotta, quella ormai sul viale del tramonto, perché sterile ed incapace di concepire una vita diversa. Cristo da inizio ad una nuova umanità, quella aperta all’azione della giustizia e destinata alla vita eterna. Cristo, compiendo un’opera di giustizia, cioè un atto di obbedienza al Padre, ha infranto la solidarietà con il peccato di Adamo e ha pienamente realizzato in sé il, disegno di Dio sull’uomo. E’ quindi l’iniziatore di una nuova umanità ed è per tutti sorgente di vita in quanto ha in sé il potere di rendere tutti giusti. Dal punto di vista di Dio e di Cristo c’è la volontà di salvare tutti ma questa salvezza non è imposta ma deve essere il frutto di un atto di libertà dell’uomo che aderisce e accoglie l’agire salvifico di Dio.

Per la nostra riflessione personale: ho coscienza della sovrabbondanza della grazia di Dio?


Gabriella Francescutti