camminare insieme Febbraio 2005   

Dov'è il vostro Dio?

Anche questa mattina ho pregato le lodi con la mia gente. Il salmo che ho recitato è il 41. È di quelli che svegliano la fede e ti mettono inquietudine: "Dov'è il tuo Dio?". Ai credenti di tutti i tempi, anche dei nostri, la domanda si presenta drammatica davanti agli eventi che seminano distruzione e morte. "Dov'è il vostro Dio?".
Si, anche i credenti se la pongono se sono onesti: "Dov'era Dio il nostro Dio, il giorno in cui il nostro d. Paolo Novero in quella curva maledetta, mentre si recava dai suoi giovani, assieme al papa Mario?". "Dov'era Dio il giorno in cui lo tsumani ha imperversato nel Sud/Est Asiatico? Dov'era?".

Io non ho la stoffa dell'avvocato difensore di Dio. E poi, credo non ne abbia bisogno. La Bibbia, a cui mi rivolgo sempre, mi insegna che i difensori di Dio hanno sempre fatto un'amara figura, vedi il caso di Giobbe. Mi accontento di scrivere quella riflessione che ho fatto tra me e me in questi giorni. La prima cosa che mi passa per la mente è una constatazione. E proprio vero: la fede è un continuo miracolo, il primo. Forse anche l'unico. Che nonostante tutto si continui a credere in Dio e chiamarlo "Padre Nostro", o è da incoscienti, o è un miracolo. Per me è quest'ultima ipotesi. Di fronte a questi drammi, tutto viene spazzato via. Rimangono soltanto gli alberi che hanno radici nella terra, anche i più esili. La fede è così: non occorre sia grande, basta che abbia radici. Dov'era Dio? Capisco la reazione, arrabbiata e perfino arrogante. Ma perché non si tira in campo Dio anche nei giorni sereni della vita, anche negli avvenimenti positivi della storia? Perché relegarlo ai buchi neri dell'esperienza umana? Bonhoeffer aveva già messo in guardia, a suo tempo, dall'immagine del dio-tappabuchi.

Si, ce ne sono interrogativi senza risposta. Tantissimi. Il cristianesimo è l'annuncio di un Dio che non da spiegazioni plausibili a tutto, ma che viene a condividere tutto. Se un po' di luce c'è, è quella di una presenza che incoraggia a camminare nonostante le troppe cose storte, non quella di una riserva cui attingere risposte a ogni perché. Spesso alla reazione provocante "Dov'è il tuo Dio?" non risponde: sceglie il silenzio. Una cosa ho imparato: niente accade per niente. Tornano alla mente le parole di Cristo, il quale - a coloro che chiedono il perché di una tragedia imprevista e imponderabile - risponde col dire che importante non è il perché, ma il cambiare: "Se non vi convertirete, perirete tutti" (Le. 13, 1-5).
Sì, è vero: certi eventi mettono a dura prova la fede dei credenti: "Dio mio, perché mi hai abbandonato?". Spesso, tuttavia, come il Cristo in croce, il nostro atteggiamento si tramuta in un fiducioso abbandono: "Padre nelle tue mani affido la mia vita!". Anche se lui, il Padre, pare assente, ci si può nonostante tutto, fidare, perché è un Dio affidabile.
Si, è ardua la fede. Un miracolo, appunto.

Don Guglielmo Cestonaro
parroco





Appuntamento con il

L'apertura dell'incontro è stata dedicata al ricordo di don Paolo. Molti tra quelli che lo hanno conosciuto hanno voluto testimoniare il proprio affetto e rievocare momenti ed esperienze vissute insieme. Abbiamo poi commentato assieme i risultati, a livello decanale, del sondaggio del 28/11 sulla frequenza alla messa festiva. I dati della nostra parrocchia sono in media con gli altri. Solo due si discostano dalla media in senso positivo per noi: la percentuale di partecipazione nella fascia di età tra i 18 e i 25 anni che è del 4,98% contro una media del 3% - e devo dire che questa è stata una piacevole sorpresa - e quella tra i 41 e 60 anni che è del 26,18% contro una media del 22%. Ampio spazio è stato poi dedicato alle iniziative quaresimali:

  • la Via Crucis decanale il primo venerdì di Quaresima lungo il percorso dalla Parrocchia S. Giovanni Battista alla Creta sino al Murialdo,
  • la Quaresima di fraternità e l'incontro con don Franco e un responsabile della comunità di S. Egidio,
  • la veglia eucaristica,
  • la veglia per i martiri missio-nari in collaborazione con il PIME e Africa Oggi.,
  • la via crucis parrocchiale,
  • la processione delle Palme dalla casa Materna di via Cascina Corba alla Chiesa,
  • i momenti di adorazione del mercoledì pomeriggio,
  • i venerdì di Quaresima,
La speranza è di veder convergere su queste iniziative una partecipazione ampia e soprattutto rappresentativa di tutte le realtà parrocchiali.

Marinella Giannetti





    


Dalla costante preghiera quotidiana davanti a Gesù Eucaristia prendeva forza il suo impegno nelle opere di bene verso i più poveri, gli ammalati, la terza età, la S. Vincenzo parrocchiale ecc. Presidente di Azione Cattolica "Fu l'amore della sua vita, che le meritò una medaglia d'oro di fedeltà, ma che soprattutto l'aiutò a camminare decisamente verso le vette della santità cristiana", cosi diceva don Mario Cugnasco nell'omelia funebre.

Fondatrice insieme ad Arrigo del gruppo della "Fraternità Eucaristica" a cui aderiscono ancora oltre 50 parrocchiani, animatrice delle Sante Quarantore e di tanti incontri e gruppi di preghiera sino all'ultimo giorno. La grande serenità con la quale si relazionava con tutti è un segno forte e non comune che ha lasciato a tanti amici e parrocchiani del Murialdo.
Grazie Signore di averci donato Margherita e aiutaci a seguire il suo esempio: nella gratuità, nella perseveranza, nella carità e nella preghiera.

Concetta Ruta





FAMIGLIA FONDATA sul MATRIMONIO

"Bene insostituibile e fondamentale di ogni società. Santuario della Vita e vero pilastro portante per l'avvenire dell'umanità"
(Giovanni Paolo II)

"lo accolgo te... il nuovo rito del matrimonio Nel nuovo rito, cambia la formula classica ma si aprono anche nuove possibilità: come celebrare la Liturgia della Parola senza Eucaristia, per gli sposi "tiepidi".
Da ora in poi saranno tre diverse le formule per la celebrazione delle nozze.

La prima per i cattolici osservanti - dove la novità principale riguarda la formula "io accolgo te con la grazia di Cristo" che sostituisce "io prendo te" - mentre per i battezzati non praticanti si suggerisce la possibilità di celebrare il sacramento del matrimonio senza Eucaristia, o meglio, con la liturgia della Parola. Infine per i matrimoni misti - es. tra cattolico e non cristiano - ci saranno delle formule intermedie. È un'opportunità in più, offerta alle giovani coppie da parte di una chiesa che "promuove" e accoglie ogni storia di fede. Così la chiesa italiana dimostra una delicata attenzione pastorale.
La scelta di non celebrare l'Eucaristia può accompagnare le giovani coppie a riscoprire un più intenso desiderio di Eucaristia.
Non è corretto pensare a tre schemi come a matrimoni di serie A, B, C. L'intento è che i futuri sposi, insieme ai pastori, arrivino a scegliere - non a subire - con quale schema celebrare le loro nozze in ragione di una maggior verità celebrativa nella coerenza tra rito e vita di fede.

A cura del Parroco



La Parola e/o la vita?


...E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a Lui. Scrivo questa piccola riflessione a pochi giorni dal rito della Consegna del Vangelo ai ragazzi della catechesi dell'anno della Comunità durante la messa di domenica 30 gennaio. Mi ha colpito una preghiera che è stata letta dopo la comunione: "Quante parole giungono al mio orecchio: parole mutili, a volte, cattive, parole che non costruiscono. Mi accorgo che, tra tante voci, una sola è la parola che vale, che consola, che insegna e che dura: ed è la tua, Gesù. Signore aiutami ad essere un fedele ascoltatore del tuo insegnamento, e ad essere capace sempre di metterlo in pratica". Pensavo alla fatica di far sentire ancora viva la Parola di Dio per i ragazzi della catechesi, di farLa percepire ad un adolescente del duemila come parola che coinvolge la vita di ogni giorno. Per un attimo ho visto il volto assente di un quindicenne le prime volte che al gruppo abbiamo aperto il Vangelo; mi sono ricordato del ragazzino del catechismo che facendo riferimento agli episodi della vita di Gesù mi chiedeva: "quando leggiamo la favola?".

Mi pare di vedere quasi un automatismo ogni volta che in un gruppo del dopo-cresima ci si accosta al Vangelo e si cerca di riflettere su di esso. Sembra che i ragazzi mettano da parte quello che pensano, che credono, che sperimentano ogni giorno, la loro vita vera e cominciano a dare risposte o fare interventi da "bravi bambini del catechismo" che non soddisfano più. Forse perché il Vangelo si è letto solo a catechismo? Mi domando come educare i più giovani all'amore e all'abitudine con la Parola di Dio perché non sia una parola tra tante, ma sia l'incontro con una Persona viva e vera. È per me, per noi educatori, per noi catechisti così? La sentiamo parlare alla nostra vita o forse ri-schiamo di essere specialisti, insegnanti e non annunciatori? Ci appassiona la Parola di Dio tanto da ricercarla e da desiderare una conoscenza e una comprensione maggiore? Se siamo appassionati, appassioneremo anche i più piccoli.

Don Samuele Cortinovis





I gruppi dell'oratorio in montagna

Durante le vacanze di Natale abbiamo voluto dedicare tre giorni per vivere l'oratorio in modo diverso. Ci siamo trasferiti in montagna a Boscochiesanuova in provincia di Verona per trascorrere tre giorni sulla neve. Alla proposta hanno aderito circa quaranta ragazzi e giovani convinti di poter stare bene insieme e di divertirsi sulla neve che certo non mancava. Sci, bob e slittini, palle di neve e quant’altro si può fare sulla neve hanno occupato gran parte del nostro tempo. Volevamo stare lontani da Milano in allegria e ci siamo riusciti grazie alla disponibilità di tutti ai tanti piccoli servizi richiesti dalla convivenza. Nel tardo pomeriggio dell'Epifania ci siamo recati a Corbiolo, un paese vicino, per visitare e conoscere due realtà di accoglienza. Don Franco, il parroco, ci ha aperto e presentato la "Piccola Fraternità", un centro diurno per portatori di handicap mentale che abitano in tutta la valle. È una realtà nata dall'iniziativa della parrocchia con il desiderio di sostenere le loro famiglie e che può contare sull'aiuto delle istituzioni pubbliche e di tanti artigiani e piccoli imprenditori della zona. Ci ha colpito come tutta la comunità parrocchiale sia coinvolta nella conduzione di questa casa. Ci siamo poi spostati in un altro centro che ospita per le vacanze il Movimento Apostolico Ciechi. Abbiamo avuto la sorpresa di incontrare dei non vedenti che venivano proprio non solo da Milano, ma dalla nostra zona, che hanno condiviso con noi la fatica di vivere e muoversi per la città. Questi due momenti sono stati poi, al ritorno, oggetto di riflessione e dibattito nei diversi gruppi.

Equipe Oratorio





MURIALDINA: ricordi di 50 anni fa
Qualche giorno fa è venuto in redazione il signor Visentin, ex giocatore della vecchia e gloriosa Murialdina.
Ci ha detto che è in contatto con noi perché la mamma abita ancora nel nostro quartiere ed è abbonata a "Camminare Insieme".
Con orgoglio ha portato queste foto, che dimostrano come il gruppo sportivo Murialdina calcio è in parrocchia da oltre 50 anni. Grazie Signor Visentin di averci portato un po' di storia.






Roma 9 settembre 1954
Nella foto sopra i signori: Premoli, Visentin, Zoboli, Perin, Gallotti, Losapio del Gruppo Sportivo Murialdina della nostra parrocchia a Roma per ricevere la medaglia del decennale di appartenenza al C. S.!

sempre a Roma insieme al sacerdote che li accompagnava: don Natale Autelitano

La medaglia del decennale

Concetta Ruta





Ricordiamo don Paolo

Dal TG 4 delle ore 13,30 del 4 gennaio 2005

"Forse iI fondo reso viscido dalla pioggia, forse una distrazione, forse entrambe le cose. Alle sei di ieri pomeriggio un urto frontale, violento sulla statale 160, che collega San Severo a Lucera, in provincia di Foggia.
La Fiat Uno e la Nissan Primiera che diventano un groviglio di lamiere contorte ed un bilancio tragico: due morti e due feriti. Nell'incidente hanno perso la vita le due persone che viaggiavano sulla Fiat: Padre Paolo Novero, sacerdote di 41 anni, da due anni superiore presso la Chiesa di Cristo Re a Lucera e fratello del Vicedirettore del Tg4 Giuseppe Novero.
La seconda vittima è Mario Benincaso, 30 anni, collaboratore laico del sacerdote, padre di tre figli. Insieme, ieri pomeriggio, stavano accompagnando un gruppo di giovani della parrocchia ad un campo invernale.
Sempre molto impegnato nel sociale, Padre Paolo Novero, ordinato sacerdote nel 1991......"


Don Paolo ha svolto tra noi il suo ministero sacerdotale tra il 1991 e il 1998, quale responsabile di quell'oratorio che l'aveva visto attivo già da chierico, quando muoveva i suoi primi passi nel mondo giovanile verso il quale sentiva una forte vocazione di apostolato, in sintonia col carisma della Congregazione Giuseppina alla quale aveva dedicato il suo servizio.
Da sei anni ormai si era trasferito dalla nostra comunità milanese e di norma il periodo è più che sufficiente perché i ricordi, e gli affetti, si affievoliscano. Così non è stato. La sua prematura scomparsa lascia nei cuori un vuoto più grande dello spazio che occupava il suo ricordo; c'è sconforto per il lavoro che aveva iniziato e che rimane incompiuto.
E tutto questo non a Lucera, o a Montecatini, dove l'Obbedienza l'aveva chiamato, ma qui a Milano, al Lorenteggio, come se non ci avesse mai lasciati.
Abbiamo ricordato don Paolo in preghiera il giorno dopo la sua morte;
Lo abbiamo accompagnato numerosi al luogo della sepoltura a Ciriè, suo paese natale, quel triste venerdì 7 gennaio. Ed ancora lo abbiamo sentito vicino nella Messa di suffragio presieduta dal suo amico, e confidente, Monsignor Franco Brovelli nella nostra chiesa stracolma.
Il suo passaggio tra noi aveva lasciato tracce apparentemente non percepite che però la consapevolezza di non poterlo più incontrare in questa vita terrena ha fatto emergere.
Questo potrebbe essere il disegno imperscrutabile, la parziale risposta alla domanda del perché ci è stato tolto.

Come lo ricordiamo

Dall'omelia a Ciriè di don Pietro Rota, suo confratello e amico,
che lo ha avuto come coadiutore a Milano

II Vangelo ci riferisce l'episodio di Emmaus: una pagina che ti piaceva particolarmente e che sceglievi come lampada per i passi e luce per il cammino in particolari situazioni tue o di altri. Al termine di ogni pellegrinaggio in Israele, situazione politica permettendolo, programmavi sempre come ultima tappa una visita di preghiera e di meditazione proprio nella località di Emmaus.

...Emmaus ci richiama l'icona della strada: "...attraverso lo scoutismo e numerose esperienze di "campi mobili" e pellegrinaggio, soprattutto in Terra Santa, ho imparato a guardare la vita come una strada. Quella della strada è un'icona di grande fascino: la strada che lega le città, unisce le persone, favorisce l'incontro e la conoscenza; la strada educa il cuore all'essenzialità e all'accoglienza, allo sguardo libero e generoso, superando visuali grette, inconsistenti e dal "fiato corto"; la strada invita riprendere il cammino con fiducia, sapendo che Dio porta a compimento l'opera iniziata in noi; infine la strada ricorda il cammino di Mosè nel deserto, oppure il percorso di Gesù dal monte Tabor in Galilea fino a Gerusalemme, la città santa dove, dal giorno di Pasqua, il risorto rimane con noi per sempre. (...) Guardando alla vita come una strada e avendo la Pasqua nel cuore, ci rendiamo conto che gli uomini passano ma Cristo rimane! Lui è il Signore ieri, oggi e sempre! Ringrazio Dio perché in tutti i mutamenti nostri e della storia, Lui non cambia!. E proprio sulla strada... sei entrato nella Gerusalemme celeste!




Il Cardinal Martini

incontra

in Arcivescovado

la Comunità Giuseppina

di Milano

La testimonianza di don Sandro Girodo, amico e confratello.
Hanno condiviso gli anni più belli dell'adolescenza e della formazione a Viterbo

Un pezzetto di noi è in Cielo con te Paolo

A sentire P. Giuseppe Rainone che ci comunica: "C'è stato un incidente gravissimo, Paolo Novero è morto”, il mio pensiero si è improvvisamente fermato: c'era come un grossissimo scalino che non riuscivo a salire con tutto me stesso... Mi sono ritrovato a dover andare in cappellina e lì una marea immensa di momenti vissuti insieme si è liberata in me, con le sue emozioni...: le nostre interminabili lettere adolescenziali per scambiarci l'entusiasmo sul recital Forza Venite Gente e la forza che aveva su di noi una vita donata come Francesco e Chiara di Assisi, le schitarrate attorno al fuoco in montagna cantando Battisti o De André, le chiacchierate notturne in sacco a pelo ai campi fino alle ore piccole... Non mi sembrava vero che lui che aveva vissuto con tanta intensità quei momenti con me ora non ci fosse più per condividerli! Ed è stato come sentire una divisione dolorosa, ma preziosa: un pezzetto della mia vita è volata via con lui in Cielo, dove ha portato tutti i suoi vissuti, e li riveste di Cielo, li fissa per sempre nell'Eternità, e un pezzetto di me sento che è già lì con lui. Sì, Paolo era proprio pronto per partire, e la sua ultima telefonata giovedì scorso mi ha dato proprio questa sensazione: parlava delle cose belle e anche delle fatiche di questa stagione della vita che sentiva particolarmente impegnativa e decisiva, ma con tanto realismo e serenità: era riconciliato con i limiti propri, altrui e della vita stessa; era consapevole delle sue fragilità e di quelle altrui e con tenerezza e rispetto ne parlava. Paolo ha corso bene la sua corsa, ha portato a termine la sua battaglia, ha fatto tutto quello che il Padre Celeste gli aveva chiesto... ed era pronto per partire. E per questo è andato, nella Terra Promessa che qui tanto ha amato, felice di incontrare davvero il suo Signore e Maestro di cui tanto ci ha fatto venire la nostalgia con la sua tenerezza, con la sua generosità e le parole chiare e sapienti; e credo che proprio con Lui ora parlerà... di chi... se non di noi, dei suoi parenti e amici, di tutti quelli che ha incontrato in questi lunghi, splendidi, umanissimi, indimenticabili 41 anni? Ciao Paolo, un abbraccio forte, 

don Sandro

Alcune Sorelle della Misericordia dell'Opera Devora Maculan scrivono...

Ai sacerdoti della Parrocchia di S. Leonardo Murialdo di Milano.
Abbiamo appreso con molto sgomento la notizia della morte di don Paolo da noi conosciuto e stimato molto.
Con la preghiera ed il ricordo abbiamo accompagnato i vostri giorni di dolore. Insieme con quanti hanno collaborato con lui, hanno con lui condiviso il lavoro pastorale nella vostra parrocchia e lo hanno amato, lo abbiamo affidato alla tenerezza di Dio Padre. Ora lo preghiamo perché diventi il nostro protettore e ci aiuti a vivere il nostro servizio ai ragazzi con la sua stessa passione e dedizione.

Sr. Teresa, Sr. Imelda e Sr Adalfonsa
Monselice 19 gennaio 2005

Alessandro e Daniela Ruta - Comunità Capi nel gruppo Scout Milano X ai tempi di Paolo.
Lo aspettavano a Milano il 9 gennaio per celebrare il Battesimo della loro bambina.
Così lo salutano

Ciao Grillo gioioso, vogliamo pensare che hai rifatto di nuovo lo zaino, che hai smontato la tenda e poi "Via per un mondo che cambia", sei andato di nuovo dove Dio ti ha mandato. Ti ha dato un incarico più importante di essere parroco o direttore di una comunità, ti ha dato la possibilità di parlare direttamente al cuore delle persone.
Certo, non hai potuto battezzare la nostra bambina... sappiamo però che te ne prenderai cura lo stesso, meglio di quanto potremmo fare noi. Buona strada.

Dig chioccia decisa, Zippo Panda Pacato e Eleonora

Monica Orfani, Chiara Orfani, Stefania Tedeschi, Francesca Arsì, Riccardo Baccigaluppi
giovani dei gruppi dell'oratorio così lo ricordano


Don Paolo, adesso che te ne sei andato mi accorgo ancora di più della tua importanza nella mia vita. Ricorderò sempre i tuoi affettuosi consigli, il tuo ascolto e il tuo prezioso silenzio; la tua gioia e volontà, il tuo attento amore per gli altri. Ora che sei dove desideravi arrivare, continua a starmi vicino, perché il ricordo di te e del tuo esempio arricchisca sempre la mia vita. Ciao!

Monica

Ciao Paolo, come sarebbe ora la nostra vita se non ti avessimo conosciuto? Sarebbe stata uguale senza i "voga" iniziali con i quali iniziavamo i nostri campi? E senza il tuo modo di rinfrescarci con "secchiate d'acqua" dopo le calde giornate di Oratorio Estivo? Per non parlare della tua trascinante e unica risata e la tua capacità di riunirci in cerchio suonando la tua inseparabile chitarra?! E il profumo della pipa nella tua "tana" giù nell'oratorio vecchio? Ci ricordiamo anche delle polacche a Parigi, di "Hai un momento Dio", dei viaggi in pulmino, della tua capacità di trascinarci in ogni tua nuova "pensata"... No, senza tutto questo ora saremmo molto diverse, senza te come guida negli anni più delicati della nostra crescita... Crescita caratteriale, ma soprattutto spirituale.
Perché sei stato tu ad insegnarci la vera Fede. Con il tuo modo di parlarci di Dio dall'altare, con il confessarci lungo i sentieri di montagna, con i "deserti" per avvicinarci a Dio, con le preghiere dei venerdì sera e le serate di Bibbia, con le veglie notturne e le Messe "mattiniere"... Con il tuo modo di vivere ogni giorno sempre presente per tutti, una testimonianza rara.
Tutto questo eri tu, e ora cerchiamo di esserlo anche noi. Grazie Paolo del cammino percorso insieme, in attesa che le nostre strade si incrocino nuovamente!

Chiara, Stefania e Francesca

Nei sette anni trascorsi da don Paolo a Milano ho avuto la fortuna di poter collaborare con lui alla vita della nostra comunità, in particolare nelle attività dei gruppi giovanili dell'oratorio. Trovo difficile poter sintetizzare in poche righe i ricordi, gli insegnamenti e le magnifiche esperienze vissute insieme. Da Parigi, per la giornata mondiale della gioventù, a Napoli, due fra le tappe più indimenticabili dei nostri numerosi campi, dove don Paolo ci ha fatto riscoprire il dono dell'essenzialità, unita alla possibilità di vivere con lo zaino in spalla camminando fra sentieri più o meno faticosi.
E' stato un esempio concreto
, forte e passionale dell'essere "uomo di chiesa". Era impossibile rimanere distaccati di fronte al suo entusiasmo, nella testimonianza dell'Amore di Dio e nel suo totale affidamento in Lui.
Ci spronava a non accontentarci mai di una vita mediocre e di cullarci sul "si tira avanti"... non ci indicava ricette, ma ci spingeva a seguire il Progetto che Dio ha su di noi e a sviluppare grandi ideali e valori per lasciare un segno tangibile nella nostra vita.
Il dolore e l'affetto sentito della nostra comunità, è il segno evidente che nell'arco dei suoi sette anni trascorsi a Milano, è riuscito a lasciare un segno indelebile nei nostri cuori attraverso la sua opera e il suo impegno: non finiremo mai di ringraziare il Signore che ci ha donato don Paolo sulla nostra strada! Ora ha la possibilità di poter vedere "faccia a faccia" il Signore e riabbracciare i suoi cari già entrati nella Gerusalemme Celeste e lo immagino sorridente e sereno che prosegue il Progetto che Dio ha in mente per lui.
Rimarrà sempre inciso nei nostri cuori il bagaglio di testimonianza cristiana che ci ha donato e questo ci permetterà di proseguire con rinnovato entusiasmo il sentiero che ci ha indicato.

Riccardo

Momenti vissuti insieme



Da chierico

per la prima volta a Milano

con gli animatori


 

Concelebrazione

nel cortile

dell'Oratorio

 

 

 

 

 

Prime Comunioni '98

 




Felice di essere il padrino di Paolino

A cura di Gianni Ragazzi e Concetta Ruta





Posta



Caro don Guglielmo,

sono la sorella di don Attilio, Amalia e a nome di mia madre Secondina mi accingo, anche se in ritardo, a rispondere alla tua graditissima lettera. Ringraziamo voi sacerdoti e tutti i parrocchiani che ci avete ricordato nelle vostre preghiere, perché è anche da quelle preghiere che ci viene la forza per accettare la volontà del buon Dio che ha voluto riprendersi anche nostra sorella. Mamma è serena, perché accetta tutto ciò che il Signore dispone per lei con una fede forte e salda ed è di esempio per tutti noi; è il fulcro della nostra famiglia e io prego il buon Dio che la conservi per molti anni ancora e con lei anche zia Valeria che è stata per noi fratelli una seconda mamma.
Io sento molto la mancanza quell'unica sorella con la quale condividevo tutto e nei momenti di maggior sconforto mi rifugio nella preghiera e chiedo al Signore la forza di accettare la sua volontà e di andare avanti per essere un sostegno per la mia famiglia, soprattutto per i miei ragazzi che in poco più di un mese hanno perso ben tre persone care perché, purtroppo, dopo papà e mia sorella ci ha lasciati anche mio suocero. Voglio ringraziare ancora voi padri e tutti i parrocchiani di Milano per il bene che avete e voleete a mio fratello, don Attilio. Soprattutto in questo periodo ciò ci è di grande consolazione. Grazie di cuore.
Confidando nelle vostre preghiere e ricordandovi nelle nostre vi saluto a nome di mia madre e di tutta la famiglia.

Amalia D'antoni

Ammirati per la grande fede di mamma Secondina e di tutti voi familiari, vi ringraziamo del vostro affettuoso ricordo e della vostra generosa preghiera. Affidiamo alla volontà del Signore i vostri cari defunti.



Rev. mo e caro P. Guglielmo


Ringraziando di cuore per i graditi auguri natalizi, assicuro la mia preghiera per te, per i confratelli, per la comunità parrocchiale. Ho guardato il bollettino e ho notato la vostra vivacità. Spero che non mancherà l'occasione anche per una mia visita. In attesa che il desiderio si compia, a tutti rivolgo l'augurio di un sereno e fecondo Anno Nuovo nel Signore. Con viva cordialità,


+ Dionigi Card. Tettamanzi






PARROCCHIA
SAN LEONARDO MUR1ALDO
Via MURIALDO, 9
20147 MILANO (MI)

La forza della comunità dei credenti è una testimonianza grande per tutti noi. Con Voi alle spalle troviamo ogni giorno il coraggio di essere per i poveri una piccola luce di speranza.

Insieme a Voi vorremmo infondere in loro la consapevolezza che la solitudine non durerà ancora per molto. Solo così scopriranno che la solidarietà è un abbraccio concreto di fratelli pronti a consolare e soccorrere quanti gridano il desiderio di una vita migliore.

L'offerta di euro 4.000,00 effettuata in data 27/1/2005 verrà impiegata in favore di MAREMOTO OCEANO INDIANO 2004
Nel ringraziarvi porgiamo vive cordialità,

Il Procuratore
Luciano Gualzetti

Milano 27/1/2005



IL NUOVO PASSANTE FERROVIARIO

Con l'apertura della stazione a Porta Vittoria lo scorso 11 dicembre, dopo 20 anni si è completato il tracciato urbano del Passante ferroviario, mezzo di trasporto che attraversa la città interamente sottoterra. Con sei stazioni e tre punti d'interscambio con le linee metropolitane, rappresenta il primo efficace coordinamento fra trasporto urbano e rete ferroviaria. Un servizio quello delle linee "S", (come si chiamano le linee del Passante, Servizio Ferroviario Suburbano), con frequenza di un treno ogni mezzora, dalle sei del mattino a mezzanotte, ma che interessa solo da lontano la nostra zona. Tuttavia le cose si stanno evolvendo: lo scorso ottobre è stato firmato un accordo tra Comune, Ferrovie e Regione in base al quale entro quest'anno sarà predisposto il progetto del secondo passante ferroviario di Milano, che stavolta interesserà proprio la parte sud-ovest della città. È l'ipotesi di una seconda "tangenziale" ferroviaria, che snoderà il suo percorso dalla Stazione ferroviaria di Porta Genova a Certosa-Bovisa, intercettando le metropolitane sia al punto di partenza, sia alla stazione di Pagano, riprendendo il tracciato di quello che era l'antico percorso ferroviario eliminato nella prima metà del secolo scorso. In quel tempo i binari della linea per Mortara non terminavano, come ora, alla Stazione di Porta Genova all'altezza di Via Tortona, ma proseguivano lungo via Orseolo, Via Dezza (nella cui parte verso Piazza Po è ancora esistente il complesso di villette allora costruite per i ferrovieri) e Via Cimarosa. In qualche vecchia foto d'inizio secolo (scorso) è possibile vedere le vaporiere sbuffanti attraversare, in sopraelevata, Corso Vercelli.
I percorsi ipotizzati, ancora in fase di studio, sono due e prevedono l'utilizzo di tracciati ferroviari già esistenti sui quali, da tempo, si è pensato per un loro uso metropolitano: il percorso ferroviario che cinge la parte sud di Milano e quello a noi più familiare che fa capo alle stazioni di Porta Genova e di Piazza Tirana. La prima ipotesi prevede che all'altezza della chiesa di San Cristoforo, dove di recente è stato sostituito il vecchio ponte in ferro, la ferrovia che giunge dallo scalo di Porta Romana, invece di piegare come ora verso ovest sulla linea Milano Mortara, prosegua diritto verso nord. La seconda ipotesi vedrebbe invece il coinvolgimento della Stazione di Porta Genova, lungo il vecchio tracciato di cui abbiamo detto verso Pagano, non più in superficie ma col tradizionale sistema metropolitano in galleria.
La scelta definitiva dipenderà da valutazioni tecniche sul posto, quali la maggiore o minore possibilità di scavi nel sottosuolo. A lavori completati, i passeggeri provenienti da Varese Corno e Monza potranno direttamente proseguire verso Bologna passando per le stazioni Porta Vittoria e Rogoredo, oppure verso Genova sulla linea della stazione di Porta Genova - San Cristoforo di Piazza Tirana. Tuttavia l'aspetto più rilevante è quello di un rapido collegamento cittadino tra sud e nord. L'inizio dei lavori è previsto per il 2007/2008.

Gianni Ragazzi





Carissimi amici,
non siamo riusciti in gennaio a programmare, con una certa precisione, le iniziative da realizzare nel 2005.
Tuttavia restano confermati gli impegni presi da tempo e cioè:
  1. l'invio del contributo per l'adozione a William che, ci auguriamo, possa crescere con serenità e con fiducia nel suo futuro.
  2. La partecipazione alle eventuali richieste di aiuto che nel corso dell'anno si presenteranno.
  3. Un sostegno concreto alle Missioni, dove, purtroppo, la vita si svolge sempre tra privazioni, disagi, gravi pericoli e continue incertezze.
Teniamo sempre presente lo spirito di sacrificio e di condivisione di chi lavora riponendo grande fiducia nella Provvidenza. Cercheremo di non deludere le loro aspettative: sarà un modo per alimentare speranza, progetti e per far sentire la nostra solidarietà.
Saranno mantenuti anche i due incontri annuali, il primo si terrà in primavera ed è nostra intenzione organizzare una "gita".

Ricordiamo don Paolo
Siamo rimasti profondamente colpiti dalla sua scomparsa, avvenuta in modo tragico. Tutti noi abbiamo avuto modo di conoscerlo, di apprezzarlo, di condividere con lui momenti indimenticabili. Viveva con intensità le sue esperienze. Aveva un carisma particolare che lo portava a coltivare molteplici interessi. Aveva capacità di comunicare con vitalità ed entusiasmo. Ha lasciato in noi grande commozione.
Siamo vicini con la preghiera alla sua famiglia. Ci uniamo alla Comunità Giuseppina e a tutte le persone che, come noi, sono scossi da questa grave perdita. Lo ricorderemo alla S. Messa che verrà celebrata il 22 febbraio per i nostri defunti, alle ore 19.00 presso la Parrocchia Murialdo. Vi aspettiamo e salutiamo con affetto,

Luciana Dal Ben




Cercate ogni giorno il volto dei Santi
e traete conforto dai loro discorsi
Le donne al sepolcro



Solo le donne erano rimaste sotto la croce. Gesù le vedeva dall'alto; non vedeva i suoi discepoli, gli undici rimasti... chissà dov'erano.
C'erano solo le donne. Che strano. Hanno avuto il privilegio di vedere per prime la Resurrezione di Gesù e vengono nominate a stento. Perfino san Paolo parla solo di testimonianze maschili. Eppure le donne sono state le prime. Perché? Perché erano là, perché c'erano.
Il dolore di Gesù si mescola al dolore di sua madre, cui "affida il discepolo che amava" (Giovanni), al dolore di Maria di Magdala, al dolore di Maria di Cleofa, di Salome e della madre dei figli di Zebedeo. E' un dolore che verrà premiato: senso profondo della propria dipendenza assoluta da Colui che solo è l'Essere, che si risolve nell'abbandono filiale. Le donne, per prime, sentono che quello è Padre e si abbandonano non abbandonandolo. Restano lì. Capiscono che "pace è contrario di timore, paura". Assistono Giuseppe d'Arimantea e Nicodemo che compongono la salma con mirra e aloè, poi lo depongono nel lenzuolo (sindone) che aveva acquistato Giuseppe. Le donne vanno al sepolcro per imbalsamare il corpo di Gesù trattandolo con unguenti ed aromi, tuttavia hanno davanti due ostacoli: il masso e le guardie. Come avrebbero potuto entrare nel sepolcro? Con questa preoccupazione, la domenica mattina le donne si avviano al sepolcro, ma sorprendentemente scoprono che è aperto. Gesù avvolge le donne - che avrebbero voluto avvolgere il suo corpo con unguenti - con la luce della salvezza, con le parole della speranza.
Bella è questa pagina finale del romanzo di Lanza Del Vasto, Giuda,
"Donne, chi cercate?
Il Nazareno crocefisso?
L'odore delle viole intenerisce il magro bosco: venite e vedete.
Non è qui, la voce delle tortora è ritornata sulla nostra terra.
Donne, non piangete più sul volto chiuso come lago ghiaccio.
La spina è rifiorita. Non bacerete più le piaghe, la spina è rifiorita.
Venite e vedete, non è qui, è risorto. Alleluia!"

E le donne sono lì con la loro fragilità, con i loro dubbi, con i loro unguenti, con i loro aromi ormai inutili. Sono piccole, come Gesù le vedeva dalla croce, ma sono le prime. Come i pastori anche le donne sono personaggi silenziosi, non diventano protagonisti, ma sono i primi e sono lì. Non c'è più nulla da cercare. Basta solo seguire.
 

A cura di Paola Quaglia





"Abbà Padre!"
(Rm 8,1-13)

 



La vita nello Spirito

[1]Non c'è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù. [2]Poiché la legge dello Spirito che dà vita in Cristo Gesù ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte. [3]Infatti ciò che era impossibile alla legge, perché la carne la rendeva impotente, Dio lo ha reso possibile: mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e in vista del peccato, egli ha condannato il peccato nella carne, [4]perché la giustizia della legge si adempisse in noi, che non camminiamo secondo la carne ma secondo lo Spirito.

[5]Quelli infatti che vivono secondo la carne, pensano alle cose della carne; quelli invece che vivono secondo lo Spirito, alle cose dello Spirito. [6]Ma i desideri della carne portano alla morte, mentre i desideri dello Spirito portano alla vita e alla pace. [7]Infatti i desideri della carne sono in rivolta contro Dio, perché non si sottomettono alla sua legge e neanche lo potrebbero. [8]Quelli che vivono secondo la carne non possono piacere a Dio.

[9]Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. [10]E se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto a causa del peccato, ma lo spirito è vita a causa della giustificazione. [11]E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.

[12]Così dunque fratelli, noi siamo debitori, ma non verso la carne per vivere secondo la carne; [13]poiché se vivete secondo la carne, voi morirete; se invece con l'aiuto dello Spirito voi fate morire le opere del corpo, vivrete.
 

Nel bellissimo capitolo 8 della lettera ai Romani che è un capitolo fondamentale si delinea la situazione del credente liberato dalla potenza del peccato; lo affronteremo in tre diversi momenti per meglio coglierne lo spessore.
Il v. 1 che si riallaccia alla fine del capitolo precedente, sottolinea la libertà in Cristo, libertà dal giogo del peccato che è morte. Infatti nei w. 2-4 viene esplicitato questo concetto nella sintesi della storia della salvezza: Dio Padre invia Cristo suo Figlio che, prendendo un corpo mortale e divenendo simile agli uomini, opera una trasformazione radicale della natura umana che, grazie allo Spirito, datore di vita, rende possibile, per chi crede, la nuova esistenza.

La libertà dell'uomo è possibile grazie ad un evento importante: l'incarnazione; il momento in cui il Figlio di Dio si è fatto uomo è il momento in cui Dio, senza cessare di essere Dio ha voluto partecipare in modo totale alla nostra condizione umana. L'evento Cristo è salvezza realizzata solo quando incontra l'accoglienza della fede, per questo Paolo ci definisce come coloro che appartengono a Cristo Gesù. Come Cristo, che si è mantenuto fedele al Padre anche noi lo possiamo perché abbiamo lo Spirito. Paolo introduce così il tema dello Spirito che antepone al tema della "carne"; il fatto che questi due termini siano posti in antitesi significa che si riferiscono a due principi.

La parola carne, che ricorre sei volte, rappresenta tutto ciò che fa resistenza a Dio; è la potenza del peccato che produce la morte, rappresenta la miseria dell'uomo che non è afferrato dallo Spirito, l'uomo nella sua tendenza al male. Al contrario lo Spirito, che solo in questo brano è citato undici volte, designa la natura di Dio; è l'influenza di Dio sull'uomo che accetta di essere salvato. Lo Spirito ci rende partecipi della vita divina in questo tempo che anticipa il tempo del compimento definitivo nell'eternità. Lo Spirito viene donato alla comunità ebraica nel giorno di Pentecoste, che era la festa del conferimento della legge sul Sinai e dell'alleanza, è quindi il dono che si sostituisce alla legge antica. Lo Spirito donato è la legge interiore dell'uomo, è la vita nuova. Il cuore umano, invaso dallo Spirito è capace di una nuova legge, la legge dell'amore. L'uomo che emerge da questo incontro è un uomo libero, libero di accogliere questo dono e di lasciarsi plasmare da esso oppure libero di essere un uomo lacerato. Siamo liberi in quanto possediamo lo Spirito, che ci è stato donato dal giorno del Battesimo, ma lo Spirito non ci domina, rispetta la nostra libertà, che deve essere tessuta dalle nostre scelte.
Lo Spirito è il legame che unisce Cristo al Padre e che ci unisce a Cristo e al Padre.
Mi accorgo della presenza dello Spirito negli altri e nella comunità ecclesiale?

Gabriella Francescutti