camminare insieme Aprile 2005   

La mia bella storia: 40 anni da prete

In questi giorni ricordo i miei 40 anni di vita sacerdotale. La storia della mia “chiamata” si confonde con le nebbie dolci della mia fanciullezza. Non c’è stata folgorazione che mi abbia fatto cambiare vita. Ricordo che papà e mamma pregavano per avere un figlio sacerdote. E poi il buon Dio è stato generoso, ne ha donati due. Sono certo, però, di non essermi trovato prete senza saperlo e senza volerlo. La scelta è maturata pian piano, senza “rivelazione”, visite di angeli, incontri prodigiosi.
Si, si sono avvicendate varie fasi: sogni, progetti grandiosi, crisi, tentazioni, gioie, stanchezza, consapevolezze nuove, esempi meravigliosi. Tutto questo non è finito con l’ordinazione sacerdotale.
Ho continuato a scoprire e dare dimensioni nuove al mio essere prete: slanci mistici, ribellioni, paure di sbagli, crisi di identità, strade solitarie, amore all’uomo.
Non so se ho finito l’avventura d’essere prete nel mio tempo, ma temo di no.
In verità non sono mai mancate al mio sacerdozio le costanti di fondo: una religiosità molto umana, un’attenzione e un amore verso l’uomo come persona, una sconfinata ammirazione per Cristo, uomo libero, generoso, amante dell’umanità.
Non mi sono mai venuti meno una grande tenerezza e amore per la Chiesa come la fonte più bella, nonostante tutto, di una umanità vera, la convinzione che sulla terra non è mai nato nulla di più valido del cristianesimo.
La certezza interiore della forza di aggregazione della liturgia e della sua capacità di trasmettere valori, di annunciare il messaggio cristiano, di dare risposte alle domande dell’uomo.
In questa sera di Pasqua, mentre finalmente trovo un’ora di silenzio per me, e scrivo queste note, mi sono chiesto: “Ma quale è stata sorgente della mia scelta”? Il mio essere prete è stato determinato solamente dall’educazione e dalla famiglia in cui sono cresciuto. E poi entrando in seminario da ragazzino, il fascino umano dei giovani preti. Un prete vero ha sempre un grande fascino. E poi il fascino dei grandi uomini nati dalla Chiesa: da Agostino a d. Mazzolari, da Girolamo a d. Milani, da Rosmini al Murialdo, a Papa Wojtyla, che non cessano di incantarmi ancora oggi e stimolarmi all’impegno. C’è poi dentro di me un bisogno innato, profondo di donare la mia vita per qualcosa che vale, che non sia angusto, mediocre.
La mia storia di prete non ha nulla di eccezionale, eppure coltivo il gusto per la libertà, per la ricerca appassionata di verità, questa ebbrezza di servire l’uomo, questo orgoglio d’aver scelto una comunità umana, la Chiesa, e una famiglia religiosa, la Congregazione dei Giuseppini del Murialdo, in cui nascono e fioriscono naturalmente questi valori.
Spero di chiudere la mia giornata terrena sempre nella convinzione che sia valsa la pena di impiegare la vita nella costante rincorsa di questi ideali.

D. Guglielmo Cestonaro
Parroco





Appuntamento con il


Nel corso dell’ultima riunione, abbiamo preso in esame un documento della Diocesi Ambrosiana relativo al percorso di Iniziazione Cristiana. L'argomento è già stato dibattuto innumerevoli volte a testimonianza della sua complessità. La novità principale, ritrovata in queste note della diocesi, consiste nell'aver messo in evidenza il ruolo dell'Eucarestia come punto di arrivo dell'itinerario di iniziazione cristiana.
La Diocesi ha rivolto ad alcune parrocchie, tra cui la nostra, l'invito a cercare strade alternative, sempre ovviamente nel rispetto della tradizione, che servano da apripista a un rinnovamento di tutto il cammino di Iniziazione.
Come sempre, i "puristi" - i sacramenti sono per chi è in grado di garantire anche un minimo percorso di fede - si scontrano con i "possibilisti" - l'importante è testimoniare l'accoglienza - e, come sempre, la ragione sta un po' da entrambe le parti: ogni situazione è sempre una storia a sé e per ogni caso andrebbero adottate soluzioni specifiche, ma questo è senz'altro più difficile che stabilire principi ferrei cui attenersi. Questa politica richiede tempo, pazienza, dedizione, capacità di ascolto e di mediazione non indifferenti. Qualcuno ha detto che l'importante è che chi opera in questo campo - cioè principalmente le catechiste - sia convinto testimone della propria fede. Ma non restringerei questo concetto agli addetti ai lavori: tutti noi lo dobbiamo essere nella nostra quotidianità e il nostro stile di vita dovrebbe essere un esempio stimolante soprattutto per chi ci guarda da più lontano.

Marinella Giannetti





     


Ricordi che contano

L’ultima lettera che ti ho inviato risale a maggio 2004. Non certo per dimenticanza… ma il tempo non dà tregua e corre veloce. Però il tuo nome e la tua presenza sono sempre “vivi” tra noi, a ricordare ciò che di bello, buono e santo hai fatto nella tua straordinaria vita e a suggerirci il modo per continuare la tua opera tra quanti hanno bisogno di conoscere e toccare l’amore di Dio attraverso il nostro aiuto. Ma noi siamo ben poca cosa! Anche noi abbiamo tanto bisogno della tua intercessione e della tua assistenza dal cielo.
Siamo alla metà di marzo e fra poco ricorderemo l’anniversario della tua morte: 30 marzo 1900. In 105 anni dal tuo ritorno al Padre molti tuoi confratelli ti hanno raggiunto dopo aver lasciato, seguendo le tue orme, tracce di bene, “seminando” la Parola di Dio in tanti luoghi, comunità, parrocchie, missioni… Alcuni li ho conosciuti anch’io perché hanno operato qui a Milano. Parlo del periodo che va dal ‘70 in su, tempo in cui sono “approdata” in parrocchia. Forse non li nominerò tutti, e non nell’ordine giusto, ma sono tutti cari al mio, e al nostro cuore. Il primo che torna alla mia mente è d. Giuseppe Rosso morto il 28 luglio ‘85 a Bergamo. Di lui ricordo la gentilezza, l’amabilità, la riservatezza, la voce dolce e pacata e lo sguardo calmo e profondo. Ricordo frasi e parole che hanno lasciato un segno indelebile nel mio cuore, perché dimostravano la capacità di penetrare nell’animo e capire a fondo i pensieri di chi gli stava di fronte. Fiducia e stima illimitata è ciò che sapeva infondere veramente. Moralmente e spiritualmente ti assomigliava moltissimo! A molti anni prima risale la morte di d. Ferdinando Spegno, 8 agosto 1972. Questo, caro Murialdo, è stato per me un segno. Pensa, l’ho conosciuto da piccolissima e mi ha presa in braccio e coccolata molte volte. Dopo molti anni l’ho incontrato di nuovo proprio qui al Murialdo ed è qui che ha celebrato il mio matrimonio nel lontano 1959.
È evidente, le nostre strade sono ben tracciate dalla mano del Signore. Un altro tuo confratello che ci ha lasciato è d. Piero Martini anche lui parroco qui a Milano come d. Rosso. Allegro, gioviale, ha servito il Signore con generosa spontaneità. Amava tanto il mare e, in mare, è morto tragicamente il 10 luglio ‘83. E come dimenticare d. Quarto Sirri È mancato il 14 giugno ‘89, economo della comunità, sempre alle prese con i conti e le spese oltre, naturalmente al suo impegno sacerdotale svolto con animo cordiale e attento, nello stile giuseppino e poi d. Silvio Sambugaro, d. Mario Bevini, che ha dato tanto alla musica e al canto e storia recente d. Mario Cugnasco per tanti anni in parrocchia morto il 3 gennaio 2001. Arguto, gentile, attento responsabile dell’A.C., un “papà” per chi lo avvicinava. Ricordo con nostalgia il suo sguardo buono e l’affettuosa accoglienza quando, con d. Alberto, andavo a trovarlo a Torre Boldone.
E per ultimo, e con dolore, d. Paolo Novero che tutti conosciamo, morto a 41 anni in un terribile incidente il 3 gennaio ‘05. Giovane prete, pieno di entusiasmo, aveva ancora molto da offrire, ma il Signore lo ha voluto con sé. “Le vie del Signore non sono le nostre vie”, “i suoi disegni sono imperscrutabili…” e noi molto spesso non li comprendiamo. Tu, caro Murialdo, da lassù vedi tutto chiaramente, comprendi perfettamente tutta la volontà di Dio. Oh, se tu potessi toglierci la nebulosità di certi pensieri, rispondere a certi interrogativi! Ma certamente risponderesti che la vita va accettata così giorno per giorno con le sue gioie e i suoi dolori, i suoi doni e i suoi sacrifici, con le innumerevoli incertezze e interrogativi, ma soprattutto con la grande certezza che “tutto viene da Dio e perciò tutto va bene…”, “dunque lasciamo fare a Dio. Ci vuole più bene di quanto ce ne vogliamo noi”. Queste parole le hai pronunciate tu, caro Murialdo, e tu sei un maestro di fede e di fiducia nel Signore. Ti affido tutti quelli che ho ricordato e tutti i giuseppini che sono saliti al cielo dopo aver seguito il tuo cammino. Sono fratelli preziosi, esempi da seguire. Tu li hai pensati e voluti, fondando la congregazione di S. Giuseppe, fin da molti anni fa. Tu hai insegnato loro la via della carità e dell’amore fraterno. Tu li hai preceduti nella casa del Padre. Ora tienili con te nella luce eterna di Cristo Risorto. E, insieme, pregate per noi.

Fulvia Briasco





FAMIGLIA FONDATA sul MATRIMONIO

Carissimi fratelli e sorelle,
mi rivolgo a voi con affetto e comprensione, in una situazione della vostra vita che è carica di sofferenza per un matrimonio celebrato in chiesa che non si è realizzato, poi per un divorzio definitivo, quindi per un nuovo matrimonio in civile spesso ben riuscito e sereno, ma che non permette a voi di partecipare alla comunione eucaristica. [...]

Siete e rimanete battezzati, cresimati, chiamati dal Signore ad alimentare in voi la coscienza e la realtà dell'essere suoi figli, chiamati alla salvezza e al senso pieno della vostra vita mediante l'ascolto della Parola (frequentando i vari momenti formativi in parrocchia, nei gruppi del Vangelo, nei centri di ascolto e tramite la lectio divina in gruppi sposi o in casa vostra); la preghiera assieme come vostra risposta a lui); la partecipazione all'eucaristia (come momento domenicale fondante la vostra fede); la direzione spirituale (come necessità vitale per la vostra vita di fede e come esigenza di dialogo e di incontro); la partecipazione alla vita ecclesiale nei suoi ambiti, come ad es. l'accompagnamento dei vostri figli all'iniziazione cristiana condividendone con loro l'importanza e la stima, la partecipazione al cammino di un gruppo sposi, qualche incontro tenuto da voi nella preparazione dei futuri sposi al matrimonio e tutte le iniziative parrocchiali nelle quali una vostra presenza e partecipazione sia ben accolta e condivisa. Mi dispiace molto dover dire che non potete accostarvi alla comunione e ve lo dico perché mi preme che siate illuminati bene e quindi come un atto di amore verso di voi. [...]
... La Chiesa però non abbandona, non scomunica, non condanna irrimediabilmente e incondizionatamente, ma anzi ha molta compassione, attenzione e comprensione verso tutte le persone divorziate risposate che soffrono e si sentono emarginate e cerca di dare loro fiducia, comprensione, stimolo per perseverare nella fede e nella preghiera chiedendo al Signore di continuare ad essere Padre e a favorire lui la migliore via d'uscita come e quando lui vorrà. [...]
Spero anche che nessun sacerdote o ministro ordinato o istituito della Chiesa vi giudichi e vi tratti negativamente o vi dia indicazioni errate, perché non rifletterebbe la misericordia e la bontà di Dio e si aggraverebbe di una grave mancanza per la propria coscienza, ma anzi che ciascuno vi accolga per quello che siete e che vi faciliti la partecipazione alla vita ecclesiale nei modi e negli ambiti propri di ogni situazione. [...] (continua)

A cura del Parroco



Cappella Santa Gianna Beretta Molla

Alla periferia della parrocchia - Zona via Gonin - stanno sorgendo grossi complessi di edilizia abitativa privata e popolare. Per il servizio religioso di quella zona, ancora dal 1998, funziona come cappella, una struttura di proprietà di Solidarnosc, già ACLI. Ora tale struttura si è dimostrata insufficiente. Accanto e nell’ambito di tale struttura c’è uno spazio scoperto, che una volta chiuso può creare un ambiente più capiente e confortevole per le celebrazioni religiose, riservando all’attuale struttura a quelle catechistiche. Stiamo ottenendo tutte le autorizzazioni e speriamo quanto prima di iniziare i lavori di ristrutturazione. Confidiamo anche nella generosità dei fedeli soprattutto della zona.

Già la benemerita Fondazione Vismara e Banca Intesa meritano tutto il nostro generoso
Grazie.

A cura del Parroco



    
 



Il gruppo missionario “Ettore Cunial” della parrocchia S. Leonardo Murialdo, intende organizzare una giornata di festa, in cui le diverse comunità di stranieri presenti in zona possano conoscersi e trovare uno spazio per incontrarsi.
La giornata è pensata come occasione perché gli abitanti del quartiere possano rendersi protagonisti attraverso l’organizza-zione di attività ricreative - danze, canti popolari e giochi tipici - e della cena.
Questa occasione di festa e condivisione vuole essere un servizio per tutto il quartiere e quindi organizzato in accordo e in collaborazione con gli istituti scolastici, le parrocchie vicine e il Consiglio di Zona.
Speriamo che questa festa possa essere l’inizio di un cammino di integrazione e condivisione tra le varie culture presenti nel quartiere. La festa si svolgerà presso l’Oratorio Murialdo - Via Murialdo 9 - sabato 7 maggio 2005. La giornata sarà strutturata in due momenti principali: il primo nel pomeriggio dedicato ai bambini; il secondo in serata per ragazzi e famiglie.
Vi aspettiamo!

Il Gruppo Missionari
“Ettore Cunial”





Il CENTRO CULTURALE "PAOLO NOVERO"
Lunedì 21 marzo, significativamente il primo giorno di primavera, è stato ufficialmente comunicata al Responsabile di Curia, mons. Giovanni Balconi, la nascita nella nostra Parrocchia di un Centro Culturale Cattolico, che in seno alla Diocesi di Milano porta il bel numero tondo di 500°.
Il Centro porta il nome, ispirandosi al suo operato, di don Paolo Novero, il sacerdote che nella sua permanenza tra noi è stato promotore di dibattiti e di discussioni su temi d’attualità. Un gruppo è già all’opera per la definizione di struttura e contenuti, e si spera che in breve tempo potrà presentare il frutto di tale lavoro.
Ritengo che l’obiettivo sia quello di raccogliere l’eredità lasciataci da don Paolo, creando un centro formatore delle coscienze che risponda ai problemi formativi che nascono nell’ambito della Comunità, e che ci prepari ad affrontare in chiave critica i temi più importanti del momento. Ma, soprattutto, che eviti l’omologazione a una certa cultura, ahimè dominante, che relega i cattolici a essere minorità culturale.
Per questo occorre promuovere cultura cristiana, ed ecco il perché di un Centro Culturale “cattolico”. L’obiettivo deve essere la conoscenza delle varie realtà attraverso idonei strumenti di comprensione, riflessione e discernimento. Insomma, l’avvio di una partecipazione attiva ai mutamenti in atto, alle alterazioni profonde nella struttura sociale, su temi essenziali quali il valore della vita, la famiglia, il lavoro, la politica, l’ambiente, l’educazione e la formazione dei giovani, in uno spirito di rispetto e tolleranza. Una diffusione del messaggio cristiano anche in chiave diversa dalla catechesi tradizionale, attraverso dibattiti, musica, teatro, cinema e ogni altro tipo di mezzo artistico e di comunicazione. Tutto questo è necessario; attualmente il contesto in cui il cristiano è costretto a vivere è un clima estraneo e spesso contrario al Vangelo, nella cosiddetta cultura dominante verso la quale siamo chiamati a far valere i valori cristiani. Per dirlo con le parole del nostro Pontefice: “Non si tratta solo di predicare il Vangelo in zone geografiche sempre più vaste o tra nuovi popoli, ma anche di cambiare con la forza del Vangelo i criteri di giudizio, i valori dominanti, i punti d’interesse, le linee di pensiero, i motivi ispiratori e i modelli di vita dell’umanità, che sono in contrasto con la parola di Dio e con il piano di salvezza”. (cfr. Es. Ap. Evangelii Nuntiandi) .

Gianni Ragazzi





Al servizio della Comunità
Domenica 20 marzo, durante la Messa, abbiamo salutato due ragazze del nostro oratorio, Erica e Elena, educatrici del gruppo dopocresima delle medie che hanno scelto di partire per l’Albania per un anno grazie alle opportunità offerte dal Servizio Civile Internazionale
Ciao Elena! Ciao Erica! Quando avete deciso di partire per l’Albania?
(Erica) Durante la scorsa estate Elena è stata in Albania per un’esperienza di animazione; in quell’occasione i giuseppini di Fier, la città albanese dove si occupano di una scuola professionale e di un centro giovanile, le hanno fatto la proposta del servizio civile. Eravamo già state in “missione” insieme in Guinea Bissau qualche anno fa. Da allora l’attenzione alla missionarietà e a chi vive in nazioni povere e con poche risorse è stata sempre costante. Non puoi vedere e far finta di nulla. Qualcosa cambia.
Quest’anno ci siamo a breve distanza di tempo laureate entrambe in scienze dell’edu-cazione e abbiamo aderito al servizio civile.
Di cosa vi occuperete?
(Elena) Sono stata nelle due settimane prima della domenica delle Palme a Fier proprio per rendermi conto dell’attività che dovremo coordinare e prendere le consegne da chi se ne occupava prima di noi.
In collaborazione con delle educatrici albanesi seguiremo la scuola di alfabetizzazione per i bambini rom, alcune famiglie della campagna povera che vengono aiutate con iniziative di microcredito, gli inserimenti lavorativi per i ragazzi della scuola professionale.
Quanto vi ha aiutato l’oratorio in questa scelta?
(Elena) Tantissimo, abbiamo vissuto l’oratorio con tutte le sue iniziative fin da piccole: catechesi, gruppo dopocresima, campi scuola, attività di animazione. Già dopo la maturità abbiamo fatto una scelta di servizio per i più piccoli, poi due anni fa ci siamo impegnate come educatrici di un gruppo di dopocresima (a proposito: un saluto al gruppo di III media!). In particolare ci ha sempre dato una carica il clima di famiglia e di “casa” che è proprio del nostro oratorio.
Quale è lo “spirito” missionario” che vi anima?
(Erica) ti rispondo con le parole di un canto: “Ecco quel che abbiamo nulla ci appartiene ormai, … ecco queste mani puoi usarle se lo vuoi per dividere nel mondo il pane che tu hai dato a noi”.
Come poter seguire le vostre orme?
(Elena) Il servizio civile è possibile per qualunque ragazzo fino ai 26 anni. Se volete conoscere le possibilità che offrono i giuseppini, potete visitare il sito www.engim.org. Lì trovate le proposte e le modalità per presentare la domanda. È sempre bene confrontarsi con i sacerdoti della parrocchia. Sono richiesti alcuni giorni di formazione.

Don Samuele Cortinovis





Ciao!
Lunedì 21 marzo, Erica Pianezzola ed Elena Milanesi due giovani educatrici del nostro Oratorio, sono partite per l’Albania, dove svolgeranno il servizio di volontariato civile presso la Missione Giuseppina di Fier.
Per 10 mesi faranno parte di un progetto dell’ENGIM - Organizzazione non Governativa della Congregazione dei Giuseppini del Murialdo.
Elena ed Erica, entrambe neo laureate in Scienze dell’Educazione, si occuperanno delle problematiche giovanili locali nel centro diurno della missione.
Siamo davvero contenti della scelta coraggiosa di Elena ed Erica maturata anche nel nostro oratorio.
Vi accompagneremo con la preghiera e vi auguriamo una bella e intensa esperienza.

Concetta Ruta





V a c a n z e     M i s s i o n a r i e

E’ ormai da alcuni anni che diversi giovani della parrocchia decidono di trascorrere parte delle vacanze estive in maniera diversa dal solito, facendo un’esperienza di volontariato presso una delle missioni gestite dai Giuseppini del Murialdo. Anche quest’anno il Gruppo Missionario vuole fare una proposta di impegno concreto a tutti i giovani interessati a dedicare circa due settimane ad attività di animazione in terra di missione. Questo tipo di esperienza costituisce un’occasione unica di crescita e una possibilità di conoscere in maniera diretta paesi e culture molto diverse dalla nostra.

I requisiti necessari che vengono richiesti sono, in primo luogo, la disponibilità a svolgere un’attività di servizio impegnativa e l’apertura a stili di vita diversi dai nostri. Pensiamo che, per affrontare in maniera positiva un’esperienza di questo tipo, sia necessario compiere un cammino di formazione in cui possano essere appresi alcuni strumenti per essere buoni animatori missionari. Per questo motivo invitiamo chiunque fosse interessato a una esperienza estiva in missione a rivolgersi al Gruppo Missionario entro e non oltre la fine di aprile. In base al numero di persone coinvolte verranno organizzati i percorsi di formazione e verrà definito il tipo di attività che si possono svolgere.

Due proposte, in particolare, riguardano l’Albania: l’animazione di campeggi estivi presso la missione di Fier e l’organizzazione di attività estive nella periferia di Durazzo.
Entrambe le attività si svolgerebbero durante le prime due settimane di agosto.

Aspettiamo numerosi tutti coloro che desiderano ‘mettersi in gioco’ trascorrendo una vacanza solidale diversa dal solito!

Per informazioni

Gruppo Missionario
“Ettore Cunial” via Murialdo 9, 20147 - Milano -
Tel. 02-410938
www.murialdo.it/gruppomissionariomilano

Claudio Giannetti





Dal Gruppo    Rinnovamento nello Spirito

Domenica 13 marzo 2005 il gruppo di Rinnovamento nello Spirito ha celebrato la "Giornata del ringraziamento", ricordando il 14 marzo 2002, giorno in cui è stato approvato dal Santo Padre e dai Vescovi del Consiglio Permanente della C.E.I lo Statuto dell'Associazione Rinnovamento nello Spirito, suggellando così il cammino di maturità spirituale.

L'incontro si è svolto nella Cappella dell'Istituto Leone XIII e con grande gioia abbiamo potuto salutare Monsignor Erminio De Scalzi, il quale ci ha fatto dono di un breve ma significativo insegnamento, dimostrandoci la stima che nutre per il Movimento. La celebrazione Eucaristica è stata presieduta dal nostro don Guglielmo che è stato molto apprezzato da tutti i partecipanti per le sue alte qualità umane e spirituali, soprattutto per la sua innata capacità di trasmettere i valori evangelici, specie la carità verso tutti i fratelli, in particolar modo i più bisognosi. Per il generoso intervento, lo ringraziamo e affidiamo al Signore ogni suo progetto sostenendolo con la preghiera.

L'approvazione dello Statuto ci fa sentire amati e benedetti e idealmente vicini al cuore di ogni diocesi e di ogni vescovo. Ringraziamo il Signore per quanto ha fatto e continua a fare per noi. Rinnoviamo l'impegno a essere nella Chiesa portatori di una nuova mentalità dominata dalle ragioni dello Spirito e testimoniando con gioia che solo Gesù è il Signore!

I fratelli del Servizio gruppo S. Giuseppe

Anna, Salvatore e Luciana





Questioni di orario


Ricordate il film “Il Golfo di Napoli”, con Sofia Loren e Clark Gable? Narra la trama di uno zio d’America che per occuparsi dell’educazione del nipotino italiano, si reca a Capri dove dovrà vedersela con usi e costumi semplici e schietti, ma lontani dalla sua mentalità anglosassone. In uno degli episodi Clark Gable rimane a terra, perché il vaporetto che doveva ricondurlo a Sorrento era già partito. Alla richiesta del perché, visto che si era presentato per tempo alla partenza, si sentì rispondere: “Ma l’orario è stampato sbagliato, lo sanno tutti”.
Qualcosa del genere succede da noi. Mi era capitato di recarmi alla Stazione di Milano San Cristoforo in Piazza Tirana, per utilizzare le corse della linea S9 del Servizio Ferroviario Suburbano - di cui abbiamo già detto nel numero scorso - e di vedere il convoglio che, in anticipo, si stava già allontanando. Verifiche sull’orario ufficiale di Trenitalia, del suo sito Internet e degli opuscoli, confermavano la correttezza dell’orario a me conosciuto.
La richiesta scritta di chiarimenti all’Ufficio Relazioni con l’Utenza delle Ferrovie, rimaneva lettera morta. Finalmente, un gentile capo stazione, interpellato, mi ha riferito che tutti gli orari di partenza sono stati anticipati di due minuti, anche se le fonti ufficiali non riportano la novità.
Ma a differenza di quanto successo nel film, dove l’errore era conosciuto, da noi nessuno lo sa. Armiamoci dunque di spirito partenopeo e correggiamo l’orario in nostro possesso, anticipando di due minuti quello delle partenze da San Cristoforo.

Gianni Ragazzi





L'Opinione

Quello che è importante per chi crede in Dio Padre è che tutti gli uomini sono uguali e di pari dignità perché figli di Dio e quindi simili a Lui: fratelli in Cristo che si è fatto uno di noi, condividendo con noi l’essere embrione, la vita, la morte e che con la sua Resurrezione ci dona una vita eterna. Così la vita di ogni uomo, eterna, unica, è degna di totale rispetto, dal concepimento, inizio di ogni essere umano, alla sua fine naturale.
Nessuno può esserne Padrone, né disporne a proprio favore o piacimento.
Non è bene per l’uomo manipolare la vita di un altro uomo secondo l’interesse personale (anche se apparentemente buono come il desiderio di un figlio: ma è un diritto avere un figlio o è un dono accoglierlo?) o per la ricerca su malattie di altri: non è mai lecito fare sperimentazione su un essere umano per di più distruggendolo!
Se veramente crediamo questo, non possiamo credere che questo sia un bene relativo e solo per coloro che si riconoscono nella fede cristiana, ma un bene assoluto per ogni uomo, anche per chi non ha il dono di conoscere Dio Padre.

Forse anche il nostro annuncio, la nostra testimonianza, la nostra fede e fiducia nella vita possono diventare Luce per uomini di buona volontà che, incerti o nel buio dell’indifferenza a questi problemi, rischiano di fare scelte dettate più da slogan propagandistici che da vere convinzioni ragionate e consapevoli. Crediamo che ognuno di noi sia chiamato ad una testimonianza chiara su questi temi, personale e comunitaria.
L’indicazione della Chiesa è di non ricorrere ad alcuna tecnica di fecondazione medicalmente assistita che si sostituisca al rapporto dei coniugi - in buona sostanza tutte le tecniche sono sostitutive del rapporto coniugale - perché sono alternative ad un atto intimo della coppia dal quale ha origine una nuova vita e, inoltre, perché vi è manipolazione della vita umana nella fecondazione che avviene in laboratorio.
Pur tuttavia una regolamentazione - come previsto nella legge 40 - che possa essere attenta al rispetto della vita e ad almeno una parziale tutela della famiglia è meglio di nulla!

Giuliana e Eugenio Tedeschi





Cercate ogni giorno il volto dei Santi
e traete conforto dai loro discorsi
John N. Newman (1800)
Pioniere della missione e della educazione.

Santi e Martiri del Nord America.
Testimonianze di vita cristiana nel nuovo mondo


E’ la storia di un uomo semplice che, dal cuore dell’Europa migrò negli Stati Uniti, dove fu ordinato sacerdote e, dopo venti anni, vescovo.
Nato in Boemia nel 1811, entrò nella congregazione americana dei Redentoristi in Pennsylvania, dove fece fiorire la vita della comunità cattolica. Questa figura umana colpisce per la sua straordinaria fedeltà e totale, intelligente coinvolgimento con cui compiva le opere. Originario di una famiglia nota per onestà, carità, pietà si mostrò sempre diligente e appassionato negli studi, eccellendo soprattutto in musica e lingue.
Aveva un carattere forte. In seminario maturò l’idea di diventare missionario per l’America. Appena terminati gli studi seppe che quell’anno il suo vescovo non avrebbe ordinato sacerdoti, essendocene in abbondanza. Senza ordinazione sbarcò a New York nel 1836. Il vescovo lo accolse con calore e con affetto e, dopo averlo conosciuto come persona si accorse che era proprio un valido pastore di anime e lo ordinò prima diacono, poi prete e venne messo a capo della diocesi di Buffalo.
Ogni giorno si recava in luoghi remoti in missione. Poteva anche camminare dodici ore pur di visitare i suoi fedeli. Fece tutto quello che un prete può fare: predicare, pregare, riconciliare, insegnare, istruire, raccogliere offerte e rendere presente Cristo attraverso i sacramenti.
Dopo quattro anni attraversò una dura lotta interiore: non era sufficiente fare da solo, occorreva un’obbedienza più stretta e una compagnia nella missione. Una compagnia da seguire.
Nel 1840 lasciò lo stato di New York per unirsi ai Redentoristi di Pennsylvania. Cambiò varie volte sede finchè di nuovo si trovò a Buffalo, capo della comunità. Ancora si sentiva in difficoltà ma tenne duro: cominciò a fare veri progressi nella sua vita contemplativa. Aprì la strada verso cui orientare il suo ordine: radicare sempre più il carisma e la formazione. Per questo studiava e meditava molto. Scrisse due volumi di teologia e tre catechismi, approvati dal Papa.
Nel 1852 ricevette una lettera da Pio IX che lo nominava vescovo di Filadelfia. La Chiesa di Filadelfia era in un momento di grande espansione, oltre agli innumerevoli problemi - pastorali, culturali, finanziari - c’era anche una parte del clero che gli era ostile. Era considerato troppo ordinario, non affascinante, privo di disinvoltura e di umorismo necessari all’alta società. Eppure Neuman non venne mai meno alla sua missione: visitare e curare la anime che gli erano state affidate. Si racconta che avesse viaggiato un giorno e mezzo per arrivare a cresimare un ragazzo che viveva sulle Allegheny Mountains.
Nel 1860 mentre stava percorrendo le strade della città per una delle visite pastorali, crollò all’improvviso: morì. Aveva 49 anni. Il lavoro instancabile compiuto aveva conquistato migliaia di anime che si resero visibili sfilando davanti alla sua camera ardente. Di lui tutti ricordavano l’attaccamento alla realtà che gli stava davanti e per lui quella realtà era Cristo.

A cura di Paola Quaglia





"Chi ci separerà dall'Amore di Dio?"
(Rm 8,31-39)

 



Inno all'amore di Dio
[31]Che diremo dunque in proposito? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? [32]Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui? [33]Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio giustifica. [34]Chi condannerà? Cristo Gesù, che è morto, anzi, che è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi? [35]Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? [36]Proprio come sta scritto:

Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno,
siamo trattati come pecore da macello.

[37]Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. [38]Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, [39]né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore.



Questo brano, conclusione del capitolo, è anche la conclusione di tutta la prima parte della lettera ed esprime un sentimento di amore riconoscente.
Paolo manifesta la sua assoluta certezza che Dio vuole la nostra salvezza e la realizzerà. La risposta all’interrogativo con cui si apre il brano è la contemplazione del prodigioso agire di Dio che interviene e salva l’uomo.
In quel “se Dio è per noi” sono racchiusi tutti i credenti che si affidano alla potenza della croce di Cristo. Dio ha compiuto il massimo del suo dono, perché nel Figlio, ha dato sé stesso.
Nei versetti 33-34 attraverso un linguaggio di tipo giuridico Paolo ci dice che nessun accusatore potrà attaccare coloro che Dio ha scelto, gli unici che potrebbero farlo sono lo stesso Dio e Cristo, ma, Essi sono colui che giustifica e colui che intercede. Anzi, Cristo è presentato come una specie di symbolum: è colui che è morto, risorto, sta alla destra del Padre ed intercede per noi.
Se il Padre ed il Figlio hanno agito così nei nostri riguardi, non potranno condannarci quando nella morte ci incontreremo con loro; da loro solo viene la salvezza e l’amore.
Un’altra domanda apre la seconda parte del brano: “chi ci separerà dall’amore di Dio?” la risposta è quasi ovvia, l’amore di Cristo, che è poi l’amore di Dio, avvolge tutto ed è talmente grande e forte che niente può scalfirlo. Né le fatiche della vita, che tutti sperimentiamo, né le realtà sovrumane possono vincere l’amore di Dio, perché nulla, proprio nulla può creare una frattura tra Cristo ed i credenti. Anche la citazione del salmo 44 sta ad indicare che le esperienze concrete dei credenti non sono diverse da chi li ha preceduti, anche il salmista ha vissuto le difficoltà di ogni giorno, ma, dice Paolo, a vincere è l’amore. Il cammino dei credenti nella storia, a volte così difficile e minacciato, come ci dimostra l’esperienza concreta di ogni giorno, è pieno della speranza che è fondata sull’amore di Colui che ha donato suo Figlio per la salvezza dell’umanità. Tutto ciò è generato dall’amore che Dio riversa nel cuore degli uomini per mezzo dello Spirito Santo e che Gesù rende visibile e operante con la sua morte redentrice.
Uniamoci allora a questo inno di Paolo che con il suo canto celebra l’amore di Dio.

Gabriella Francescutti





Chi conosce questi Scout

“Ueh Mario, ma li hai visti?”. “Dove, Antonio? Io non vedo proprio un bel niente!” “Ma come quelli lì vestiti di blu che stanno passando!”. “Ah guarda... alcuni sono in pantaloni corti! Chissà che freddo!”. Questi due signori non hanno appena avvistato un oggetto volante non identificato (anche se dal tono stupito lo si potrebbe pensare…), bensì semplicemente un Branco di Lupetti! Ma chi sono questi lupetti (e non fate finta di non averli mai visti in parrocchia, eh?!)? Dovete sapere che lo Scoutismo apre il suo ciclo educativo con una proposta a bambini e bambine dagli 8 agli 11 anni che si uniscono in un’unità chiamata Branco. Il metodo educativo che viene utilizzato è quello scout e in questa età si basa soprattutto sul gioco, che permette al bambino di conoscere meglio se stesso e di esprimersi con fantasia e creatività. Un elemento che ci contraddistingue è l’uso dell’ambiente fantastico, che si basa su “Le storie di Mowgli”. Perciò non stupitevi se sentirete un lupetto parlare di cacce, grandi urli, prede, Akela, Bagheera, Totem, Fratel Bigio e altro ancora. Questo ambiente ci incita a dare il massimo in ogni occasione (e non solo durante le attività scout), come sottolinea il nostro motto. “Del nostro meglio”! Il culmine dell’anno si ha con le vacanze di Branco dove, per sette giorni nel mese di luglio, viviamo al massimo tutti i nostri valori quali lealtà, aiuto agli altri, fede in Dio, generosità, rispetto… il tutto in un clima di “Famiglia Felice”. Se con queste poche righe vi abbiamo incuriosito, non esitate a chiedere informazioni! I nostri lupetti, noi vecchi lupi e il nostro baloo (don Samuele) non esiteremo a rispondere alle vostre domande. Buona Caccia!

I Vecchi Lupi