camminare insieme Dicembre 2005   

Angeli: andate tra gli uomini

Angeli che siete di servizio nella notte di Natale, fate questo favore a noi uomini di questa Milano periferica, piccoli e poveri.

Angeli di Natale, fra poco inizierete il vostro servizio. Andate in piazza Duomo… dite grazie al nostro amato Vescovo e padre, un grazie grande per il suo prezioso servizio, per tanta bontà e ricchezza spirituale donata alla nostra comunità Murialdo con la sua venuta tra noi.

Ma poi, Angeli di Natale, non fermatevi nel cuore della nostra città, ma entrate in ogni cuore anche se è disperato, parlate con parole vive, nuove a tutti quei fratelli che non so avvicinare, andateci voi per me. Aiutatemi, Angeli di Natale, perché vorrei che un po’ di Natale arrivasse proprio a tutti e che nessun fratello rimanesse senza stelle e senza pace.

Angeli di Betlemme, andate da chi non verrà in Chiesa davanti al presepio e portate il bambinello a casa loro, deponetelo sul comodino, ma fate che lo vedano sorridente. Andate, Angeli santi, da chi è senza amore e senza speranza e cantate per loro il più bel canto che voi conoscete.

Andate, Angeli di Dio, presso tutte le culle dei nostri bambini e deponete sulla loro fronte il bacio del Signore.

Andate, Angeli santi, nelle famiglie in cui prima di voi è passata la morte e ha portato via la mamma, la figlia, il marito o il nonno; andate e rimanete con loro tutta la notte santa.

Andate, andate, Angeli del Signore, anche da chi è arrabbiato, da chi si sente incompreso e disperato, o crede nella violenza, portate con voi la pace e donategliene una grossa fetta.

Andate Angeli e Arcangeli, dai politici bianchi, rossi, verdi e neri. Andate e dite loro che vogliamo un paese libero, pacifico, laborioso e giusto. Non abbiate fretta, rimanete finchè li avrete convinti.

Angeli della notte santa, fate un giro di pattuglia per tutte le vie della mia parrocchia, entrate dove la luce è accesa, bussate dove la gente è sveglia, mostratevi in sogno a chi dorme, ma dite a tutti che il Signore è nato per noi.

Angeli di Natale, io so che siete in tanti, che il 25 dicembre il Signore vi manderà fuori tutti dal paradiso. Allora suonate tutti i campanelli, chiamate al cellulare, cantate con le stelle del cielo e con i ricordi dell’infanzia, ma dite a tutti che “il Signore è nato” e che è con noi. Fate un buon lavoro, cantate a tutti la canzone di Dio. Natale viene una volta all’anno, non potete sprecare questa grande occasione.

Vi aspetta anche il vostro amico prete.

Don Guglielmo Cestonaro - Parroco
gcestonaro@murialdo.org




13 Novembre 2005 - Festa dei 50 anni della nostra chiesa con il Cardinale



 


Appuntamento con il

In apertura di serata si è fatto un bilancio della settimana dedicata agli esercizi spirituali parrocchiali e culminata con la visita dell’arcivescovo e i festeggiamenti per il 50° dell’edificazione della nostra chiesa. La celebrazione liturgica da lui presieduta ha visto la chiesa strapiena di gente: il segno di una comunità che si raccoglie attorno al suo Arcivescovo.

Siamo poi ritornati a discutere delle relazioni dei vari gruppi di lavoro redatte in occasione dei due incontri precedenti del 2 e del 24 ottobre. Questa sera era la volta del primo gruppo con il tema “il giorno del Signore: l’Eucaristia”. Abbiamo ripreso argomenti già trattati all’interno del Consiglio Pastorale più di una volta e che rischiano di rimanere discorsi nel vuoto se non verrà formata al più presto una commissione o un gruppo liturgico che sappia farsi carico dei problemi e agire di conseguenza.

Il Consiglio Pastorale ha anche approvato la proposta di creare nella cappellina a fianco all’altare uno spazio idoneo ad accogliere i bambini che vengono con la famiglia a partecipare alla celebrazione eucaristica. Non si tratterebbe di fare del semplice babysitteraggio ma un tentativo di educare alla cristianità nel rispetto del luogo sacro in cui ci si trova. Questo consentirebbe sia di evitare il disturbo che i piccoli di solito arrecano, sia di consentire ai genitori una maggiore partecipazione. Una decina di giovani si sono resi disponibili, con entusiasmo, a collaborare a questo progetto che partirà, probabilmente il 18 dicembre.

Auguri, Buon Natale a tutti!

Marinella Giannetti




Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono di Gesù Cristo
(Fil. 2,1-11)

 



[1]Se c’è pertanto qualche consolazione in Cristo, se c’è conforto derivante dalla carità, se c’è qualche comunanza di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, [2]rendete piena la mia gioia con l’unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti. [3]Non fate nulla per spirito di rivalità o per vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a sé stesso. [4]Non cerchi ciascuno il proprio interesse, ma anche quello degli altri.

L'esempio di Cristo

[5]Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono di Cristo Gesù,
[6] il quale, pur essendo di natura divina,
non considerò un tesoro geloso
la sua uguaglianza con Dio;
[7]ma spogliò sé stesso,
assumendo la condizione di servo
e divenendo simile agli uomini;
apparso in forma umana,
[8]umiliò sé stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e alla morte di croce.
[9]Per questo Dio l’ha esaltato
e gli ha dato il nome
che è al di sopra di ogni altro nome;
[10]perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra;
[11]e ogni lingua proclami
che Gesù Cristo è il Signore,
a gloria di Dio Padre.





Quando Paolo scrive questa lettera è in prigione e sta per subire un processo ma accanto a lui c’è una rete di collaboratori e questi mantengono i contatti tra l’apostolo e la Chiesa di Filippi.
La comunità di Filippi è una comunità unita all’apostolo e sollecita finanziariamente nei suoi confronti; ciò nonostante la situazione della comunità non è idilliaca, ci sono infatti divisioni laceranti e attacchi continui da parte di avversari di Paolo.

La lettera è breve ma ricca per l’importanza del suo messaggio teologico.
I primi quattro versetti di questo brano sono un’esortazione alla concordia e alla stima reciproca, i cristiani devono vivere in comunione profonda di pensiero e di vita, devono stimarsi gli uni gli altri ponendo sempre il fratello sopra di sé. Il termine consolazione, usato nel v. 1, ha la stessa radice di Spirito Santo, il Consolatore, e sta a significare la profonda consapevolezza di essere investiti della salvezza di Dio che è la pienezza dello Spirito Santo che è donato ai cristiani. Il v. 2 è un’indicazione concreta: ogni credente deve rallegrarsi quando un fratello opera il bene e vive nella fedeltà perché significa che il dono di Dio raggiunge la sua piena efficacia. Più avanti è detto con chiarezza che nulla va fatto per spirito di parte; quante volte invece operiamo perché è il gruppo a cui apparteniamo che celo dice e non perché quella cosa va fatta in quanto comunità di credenti. Il v. 5 è un versetto di raccordo con i primi quattro in cui Paolo ha già invitato tutti i cristiani ad avere uno stesso sentire; il comune pensiero dei cristiani non può essere altro che il pensiero del Cristo, che non è un pensiero ma un essere, un modo di vivere e Paolo lo illustra nell’inno che segue.

Il v. 6 presenta Cristo nella sua condizione precedente l’incarnazione: Egli è di natura divina, ma non può rimanere rinchiuso in questa dimensione esistenziale. Cristo si è svuotato della gloria che aveva presso il Padre facendosi uomo.
La spoliazione, l’annientamento del Cristo non si è attuata solo facendosi uomo, ma nel prendere tra gli uomini l’ultimo posto. Tutto ciò è legato all’obbedienza di Cristo al Padre: a differenza della disobbedienza di Adamo che procurò la morte, l’obbedienza di Cristo fino alla morte procura la vita. Il suo abbassarsi fino alla morte di croce provoca l’esaltazione: Dio lo glorifica e gli dà il nome di Signore. Cristo si è ridotto a nulla ed è diventato Signore, il sovrano di tutte le cose. Nel linguaggio biblico il nome è un tutt’uno con la persona: aver ricevuto il nome di Signore vuol dire essere stato posto in una condizione di gloria e di esaltazione suprema; ecco perché tutto nei cieli, sulla terra e sotto terra è sottomesso a Gesù.

L’inno si chiude nel ritornare la gloria al Padre dal quale è partita tutta la storia della salvezza. Questo inno, molto probabilmente una professione di fede battesimale, che sottolinea il passaggio dall’umiliazione e dall’abbassamento della croce alla condizione divina, mostra alla Chiesa su quale prospettiva indirizzarsi.

Paolo ci richiama ad avere lo stesso sentire di Gesù, chiediamoci qual è il confine tra ricerca dell’unico modo di sentire e lo spirito di gruppo?


Gabriella Francescutti



    


ACAT: Centro Alcolisti
da più di un anno al Murialdo


Apro la prima porta al cammino verso la sobrietà, l’amore e la pace con la possibilità che mi è stata concessa da padre Guglielmo e dalla comunità ACAT di poter comunicare a quante più persone possibili ciò che mi aspetto da me stessa, prima di tutto, e dalla nuova famiglia che ho trovato.

Ho partecipato al primo incontro il 5 settembre 2005: sembravo un piccolo cagnolino smarrito che piangeva e non riusciva a smettere perché aveva perso già da tempo la strada di casa ...e si sentiva solo, abbandonato da tutti e da tutto e nel buio totale non riusciva più a vedere la direzione giusta per tornare a casa.

Rosa mi ha accolto a braccia aperte e con il cuore in mano; è sorprendente l’entusiasmo e l’amore che questa persona ti comunica fin dal primo momento: non ti conosce eppure già sa chi sei!

In parallelo, per capirci, è come scoprire che Dio c’è e ti tende la mano! Ho già avuto modo di scoprire che Lui esiste ed è sempre al nostro fianco, soltanto che io, sua figlia, mi dimentico di Lui quando tutto va per il verso giusto. Spesso sento la sua voce: “Ci sei, sei viva, sei una cosa sacra, non perderti o nasconderti dentro l’alcol, dietro le cose materiali perché fai male a te stessa e a chi ti vuole bene”. Sento che Dio mi sta amando, mi sostiene, mi incoraggia. La meta è lontana e faticosa, ma assolutamente raggiungibile. Sono convinta. La strada è quella giusta per vivere una vita intensa, genuina, ricca e piena di gioia.


Katia 28 anni




Tutti noi un brutto giorno ci siamo trovati in un deserto, invasi dalla solitudine..

In questo deserto ti illudi di trovare un’oasi, l’oasi è un solo miraggio, nel quale pensi trovare acqua fresca che ti disseta e invece trovi una sostanza micidiale che ti dà l’illusione di stare bene. Questa sostanza a poco a poco ti trasforma. Non hai più voglia di uscire, non sorridi più, ti trasformi in un essere che non si riconosce più e, soprattutto, oltre a soffrire, coinvolgi chi ti sta accanto facendoli soffrire.

Poi un giorno con l’aiuto di chi ti rivuole come eri prima, miracolosamente incontro la famiglia ACAT. (Centro Alcoolisti…..). Con la forza della volontà e soprattutto conoscendo persone che ti infondono la speranza che ritornerai a essere te stessa, incominci la scalata verso una vetta dove veramente sorge acqua pura che ti disseta. Il percorso è lungo, faticoso e pieno di insidie.



Rosa, con le sue parole di speranza e il suo lavoro, ci aiuta ad avere fiducia in noi stessi; Pasquale ci sta dimostrando affetto e soprattutto è riuscito ad arrivare quasi in cima alla vetta.

Quando saremo in cima alla vetta faremo una bella festa e grideremo ce l’abbiamo fatta, sperando che la nostra eco raggiunga le persone che come noi hanno tanto bisogno di ritrovare se stesse.


Daniela 49 anni


Ricordi lontani: a zonzo con la memoria

Premetto che l’ottica di questo viaggio nella memoria potrà apparire soggettiva, ma, sarà sempre affettuosamente sincera. La nostra parrocchia è nata dedicata a San Sebastiano in Lorenteggio dove oggi vi è l'Asl. Il 3 dicembre 1955 si trasferì nella sede attuale è venne dedicata al Cuore Immacolato di Maria e appena don Murialdo, fu canonizzato, i suoi figli e anche noi lo volemmo titolare. Iniziamo la gloriosa pinacoteca dei nostri sacerdoti.

Il primo parroco fu don Giacomo Velo. È fuori dai margini della nostra conoscenza, ma, dopo 65 anni di vita della parrocchia, aleggia ancora un ricordo di persona semplice, buona, disponibile. Direttore era don Alberto Novarese, un sacerdote alto buono come il pane. A don Velo seguì don Silvio Sambugaro, il prete della mia adolescenza e grande amico di mia madre. Lo guardo ogni giorno in una vecchia foto, mentre mia madre al suo fianco, firma un registro alla presenza del card. Montini, arcivescovo di Milano in visita alla nostra parrocchia. Direttore della comunità era padre Enrico Grasso. "Un bel om, come se dis in milanes.. sembrava un attore del cinema" diceva mia mamma, ma l'era propi un grand brau pret". Come coadiutori parrocchiali ebbe don Ferdinando Spegno e don Mario Bovini. Don Ferdinando un santo sacerdote dalla predicazione popolare, apostolo della preghiera e delle confessioni che aveva un grande ascendente anche sugli anziani, don Mario estroso ed estroverso, con una spiccata capacità comunicativa, e maestro della "mitica" Schola Cantorum. Tempi eroici di amicizia e di feste!

E siamo arrivati a don Giulio Fin, un buono, facile alla commozione... coadiuvato dal direttore don Cherubino Zarantoniello, prete semplice e sereno. Ora incontriamo don Francesco Filippi e don Giuseppe Rosso. Il primo simpatico e brillante, l'altro calmo e riservato. Io ricordo di più il secondo, perché veniva in casa a visitare mia mamma ormai colpita da una grave malattia che la rendeva progressivamente inabile. Mi appariva dolce, delicato, di forte autocontrollo. Affiancavano don Rosso due sacerdoti indimenticabili: don Quarto Sirri e don Aldo Molino, impegnati quotidianamente nelle confessioni e visite agli ammalati. Sembravano le lancette di un orologio di precisione che si inseguivano, perfettamente sincroniche! La 1^ ricca di buone parole, la 2^ seria, ma generosa distributrice di Gesù a sani e malati.

Don Carlo Pennazio, rimase parroco pochi anni, però, si ricorda per la sua bontà e disponibilità piena di riservatezza.

Vivo il ricordo di don Piero Martini buono, intelligente, affabile con tutti anche col mare che lo tradì tragicamente in un periodo di riposo in Sardegna.

Lo sostituì con equilibrato e progressivo rilievo di presenza, don Tarcisio Balzarin, personaggio semplice e serenamente allegro. Lo coadiuvava nella cura delle donne di A. C. il caro don Mario Cugnasco.

E siamo arrivati agli ultimi due parroci. Il primo è don Pietro Rota, un bergamasco robusto, estroverso, già incaricato dell'Oratorio, attivo e amante delle missioni. Lo sperimentai personalmente in un momento in cui ero impegnata in Zaire. Ad una mia richiesta aderì con pronta e generosa collaborazione. Ancora oggi laggiù c'è qualcuno che lo ricorda e lo saluta con un bergamasco e affettuoso "ciao e grazie don Pietro!".

Ora è in quel di Padova, ove ha dato il cambio al nostro attuale parroco, don Guglielmo Cestonaro. Questi è molto facile da conoscere... basta andare in chiesa con frequenza e la reciproca conoscenza crescerà.

Ma… e i sacerdoti dell'oratorio, gli amici dei nostri giovani? Una veloce carrellata… cominciamo da: don Paolo Signorino, iniziatore di una lunga e variopinta schiera di validi e fantasiosi giovani sacerdoti. Don Luigi Parussini un vero animatore, piombato fra noi dal Cile portando con sé un poco del calore latino americano. Don Pietro Spertini tenace lavoratore e amante dei giovani. Don Paolo Novero brillante sacerdote e pieno di iniziative per i ragazzi, Oggi ci guarda dal Paradiso, dove andò prematuramente per un terribile incidente all’inizio di quest’anno.

Così sono trascorsi 65 anni della parrocchia e i primi 50anni di questa chiesa, della nostra famiglia cristiana, della presenza nelle nostre case del Dio fatto Uomo.

Maria Teresa Clapis


Non abbiate paura

A volte ci domandiamo come sarà il futuro. Cosa vedranno i nostri figli, i nostri nipoti. Già nel secolo scorso abbiamo vissuto un periodo di grandi invenzioni che hanno portato cambiamenti sociali profondi. Sono proprio questi cambiamenti che hanno influito anche sull'intimo dell'uomo, sul senso religioso. In questi ultimi anni, abbiamo assistito ad atteggiamenti radicali di alcune religioni nei confronti di altre. Noi cattolici, fortunatamente, abbiamo avuto un grande Papa che ci ha guidato nella speranza contro ogni forma di scoraggiamento, insegnandoci come avvicinarsi al dialogo con chiunque non la pensi come noi. Questa mia introduzione è per presentare un libro uscito di recente dal titolo "La terza Chiesa". II cristianesimo nel XXI secolo descritto da uno dei massimi esperti statunitensi di cristianesimo contemporaneo, Philip Jenkins. A tal proposito, vorrei riportare un brano che può essere d’aiuto alla riflessione su ciò a cui andremo incontro se non riusciremo a ritrovare la nostra identità cristiana.

“Anno 2050. Contro ogni aspettativa, i cristiani rimangono più numerosi dei musulmani.
Sei nazioni del mondo hanno ormai più di cento milioni di cristiani ciascuna e cinque di esse (Brasile, Congo, Filippine, Messico, Nigeria) appartengono al Sud del mondo. Il cristianesimo -tipo non è più bianco e occidentale: l'Africa subsahariana ha da tempo scalzato l'Europa come cuore demografico della cristianità. Un miliardo di pentecostali, per lo più poverissimi, diffondono nel mondo il loro credo.
Al cristianesimo eurocentrico del XX secolo, impegnato nel tentativo di integrarsi nella versione occidentale della modernità, è succeduto un cristianesimo frammentato, pullulante di sette e "nuove chiese", radicalmente spiritualista quando non integralista o francamente superstizioso. In tutto l'emisfero meridionale, competono per il predominio nazionale o regionale nuovi regimi e gruppi d'azione cristiano-fondamentalisti, impegnati in conflitti fratricidi o contro le repubbliche islamiche”
.

L'autore con questo libro si pone in ferma opposizione dei tanti studiosi che hanno parlato di "declino del cristianesimo", portando a sostegno una mole di documenti che dimostrano come il cristianesimo stia mutando e rimane più vivo che mai. Ma Giovanni Paolo II, riportando una frase presa dal Vangelo, ci dice... non abbiate paura.

Gianni Santi


Appuntamenti del mese

Martedì		18	ore 18.00 celebrazione vigiliare in S. Ambrogio
Mercoledì		07	S. Ambrogio: festa Patrono della diocesi
Giovedì		08	Immacolata: Messe festive
Venerdì	 	16	ore 20.45 Preghiera di Taizè
Sabato	 	17	ore 18.00 S. Messa e Augurio
			preparato dai ragazzi della catechesi
Domenica	18	Domenica della Carità
Lunedì 		19 	ore 21.00 Celebrazione Penitenziale comunitaria
Sabato 		24 	ore 18.00 S. Messa vespertina
			ore 23.00 Veglia di Natale
			ore 23.40 canti natalizi della corale Murialdo
			ore 24.00 S. Messa di mezzanotte
Domenica 	25    	NATALE DI GESÙ CRISTO
SS. Messe  		ore 8.00 - 10.00 - 11.15
			18.00 ore 19.00 in via Gonin
Lunedì 		26 	S. Stefano S. Messe
			ore 8.30 - 10.00 - 18.00
Sabato 		31 	18.00 Messa di Ringraziamento e Te Deum
			ore 23.00 Veglia di preghiera per la pace e “festa delle nazioni”
			con i giovani di Taizè
Domenica 	01	OTTAVA DI NATALE SS. Messe ore 8.00 - 10.00 - 11.15 -
			18.00 ore 19.00 in via Gonin 


  


Cari lettori,
in forma sintetica vi informiamo sui risultati del questionario che è stato allegato a “Camminare Insieme” nel numero del mese di ottobre.
Sono arrivate un centinaio di schede compilate, il 13% del totale distribuiti.
Non sono tantissimi, ma abbastanza per farci un’idea di cosa pensano i lettori.

Ci siamo resi conto con piacere che “Camminare Insieme” viene accolto bene nelle famiglie, è apprezzato, letto e considerato un buon mezzo di comunicazione.

Alla domanda “quale articolo hai preferito”: la risposta quasi unanime è stata: le confessioni di un prete, e il quartiere. Apprezzati anche: l’inserto a colori, La vita della Comunità, Parola di Vita, “i Santi”, gli amici della Filosofia.

Alla richiesta “valutazione dei contenuti”, la grande maggioranza dei lettori li ritiene molto buoni.

A “quale argomento avresti voluto fosse trattato più ampiamente” la risposta più frequente, in ordine è stata: più Parola di Dio, più notizie del quartiere, dell’oratorio e dei giovani, ricordi del passato, testimonianze di vita, notizie della Guinea Bissau.

Ci sembra giusto sottolineare l’apprezzamento di molte persone per la Poesia “la Chitarra” di Tiziano Beltrand che ricorda l’amicizia con don Paolo Novero e per i bellissimi disegni della nostra Fulvia.

Nei suggerimenti: complimenti e richieste variegate che terremo in considerazione.

Ringraziamo i lettori per la collaborazione, cercheremo di impegnarci, anche con il vostro sostegno, per rendere sempre più bello e ricco il giornale della Parrocchia.

Concetta Ruta
conci.ruta@tiscali.it




Ivan, Lodovico, Raffaele, Davide e Lorenzo

Sono 5 ragazzi della nostra Parrocchia, che hanno iniziato con la nostra comunità il loro percorso cristiano, e che ora continuano il loro cammino di fede presso la Cappella Musicale del Duomo di Milano. Per loro è fondamentale impegnarsi a partecipare a tutte le funzioni religiose nelle quali è prevista la partecipazione della Cappella Musicale o alle manifestazioni e ai concerti ove periodicamente viene richiesta la presenza del coro di voci bianche del Duomo.

I ragazzi della nostra Diocesi vengono scelti sulla base di una loro predisposizione a livello musicale: bisogna essere intonati e aver piacere di cantare in coro e di impegnarsi ad affrontare anche le attività collaterali, come ad esempio, prove di canto, studio della musica e di uno strumento musicale, che si sommano all’attività didattica normalmente richiesta ai ragazzi della loro età.

La scuola accompagna i ragazzi. Il coro è costituito solo da voci maschili dalla quarta elementare fino al compimento della terza media e offre loro, oltre alla normale istruzione scolastica, anche una preparazione musicale, una formazione cristiana e una rigorosa edificazione al rispetto degli impegni. Chiaramente tutto ciò non allontana i nostri figli dalle attività ludico ricreative e religiose proposte dalla nostra comunità: infatti, compatibilmente ai vari impegni, sono gli stessi ragazzi a chiedere di poter partecipare alle iniziative proposte della nostra Parrocchia. Poiché come diceva S. Agostino, “cantare a Dio nostro Signore è pregare due volte”, perché non tenere in considerazione per i ragazzi della nostra comunità questa opportunità di formazione cristiana e musicale, questo percorso di fede così intenso e profondo, che sarebbe piaciuto anche al nostro San Leonardo Murialdo.

Filippo Paini



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Sabato 29 ottobre: alla messa prefestiva delle ore 18.00 don Guglielmo consegna il Crocifisso a Suor Bertilla che parte per il Benin. Grazie Suor Bertilla, Buon Cammino!




Fotografie



Domenica 6 novembre: 80 ragazzi del nostro decanato hanno professato la loro di fede in una cerimonia speciale durante la Messa delle ore 10.00. Nella foto alcuni dei nostri magnifici 21



Istantanee del 13 Novembre 2005

Via Gonin 62, ore 17.00: inaugurazione della Cappella dedicata a Santa Gianna Beretta Molla.

L’Arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, suor Virginia, sorella della santa e tantissime persone presenti accalcate dentro e fuori dalla Cappella hanno ascoltato il parroco don Guglielmo Cestonaro - che ha desiderato fortemente la realizzazione di questo luogo di culto - e l’arch. Paolo Ricco che ha illustrato punto per punto le motivazioni che hanno determinato le scelte progettuali.


Infine ha preso la parola l’Arcivescovo che ha manifestato il proprio compiacimento per la felice intuizione di aver dedicato la Cappella a Gianna Beretta Molla che, ha fatto notare, è la prima santa della Chiesa Ambrosiana dopo san Carlo Borromeo. Dopo di lui c’è sì stato qualche beato, ma le grazie ottenute per intercessione di questa santa sono state tali e tante - specie per le donne e le mamme - che le hanno permesso di essere canonizzata in tempi rapidissimi. Ed ecco, finalmente, il tanto atteso momento della inaugurazione: l’Arcivescovo di Milano benedice la Cappella e tutti i presenti con i quali si è fermato pochi istanti per un saluto e qualche foto.

Alcuni dei presenti hanno approfittato del pullman messo gentilmente a disposizione per il trasferimento dalla Cappella alla Chiesa San Leonardo Murialdo per la santa Messa presieduta dall’Arcivescovo per i 50 anni della chiesa parrocchiale.

Chiesa gremitissima di persone di tutte le età sedute cinque per panca e in piedi nei corridoi laterali e in fondo alla chiesa. La corale “in alta uniforme” e l’organista hanno creato l’atmosfera come solo la musica sa creare. Suggestivo l’altare arricchito di fiori bellissimi. Dalla porta centrale della chiesa entra la processione: chierichetti, diacono, sacerdoti, parroci,  Padre provinciale, Vicario generale, Arcivescovo, cerimoniere... e comincia la solenne concelebrazione.

All’omelia il cardinale ha fatto due sottolineature rivolte a tutti i parrocchiani: le luci e le ombre di questa parrocchia che lui ha individuato. Per le ombre gli è stato di spunto l’articolo di Gianni Ragazzi sul “Camminare Insieme” del mese di Ottobre, mentre per le luci lo spunto gli è venuto nello scorrere l’elenco di oltre quaranta gruppi attivi presenti nella parrocchia. L’invito per tutti è stato “di essere luce” in tutte le circostanze in cui ci si trova a vivere.

Una citazione a parte va fatta di Marta, la bambina che con la sua bella voce e la sua spigliatezza ha stupito tutti i presenti mentre leggeva una sua “letterina” all’Arcivescovo.Mi è piaciuto come, al Padre Nostro, l’Arcivescovo ha iniziato la preghiera recitandola, ma con “ferma decisione” il coro e l’organo si sono imposti e si è proseguito con il canto.


Conclusa la celebrazione, l’Arcivescovo ha dimostrato una disponibilità stupefacente, stringendo le mani e dicendo una parola ad ognuno - quasi tutti! - dei presenti che, presentato con poche brevi parole da don Guglielmo che gli era a fianco, ha voluto porgergli omaggio e baciargli l’anello. Anche la corale ha voluto salutare l’Arcivescovo e lo ha fatto spostandosi sull’altare dove gli ha cantato la bellissima Alleluja di Haendel.

Salutati l’Arcivescovo e il cerimoniere, la festa è proseguita con un ricco buffet in oratorio, che ha permesso di mantenere ancora per qualche ora il clima di fraternità di questa giornata veramente speciale

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Giuseppe Giandomenico



Don Guglielmo e don Tullio Locatelli, Vicario generale dei Giuseppini, posano con la torta, che ricorda i 50 anni della chiesa, opera di Annamaria, durante il buffet.


Una anonima parrocchiana insieme ad una offerta ha fatto pervenire in comunità questa bella lettera:

“Grazie padri giuseppini per la vostra assidua presenza tra noi da 65 anni.
Auguri per il 50esimo compleanno della nostra Chiesa.
Sono contenta e felice di far parte integrante di questa ben unita famiglia e, del bene ricevuto.
Ringrazio tutti di cuore. Con infinito affetto e riconoscenza”.


Deo Gratias. Alleluia Alleluia


"SIETE SALE, SIETE LUCE..."

Dobbiamo proprio ringraziare il Parroco e il Consiglio Pastorale che hanno voluto sottolineare la venuta del nostro Arcivescovo per i festeggiamenti dei 50 anni dell’inaugurazione della nostra Chiesa con un momento di approfondimento e di meditazione con le serate di esercizi spirituali, dal 9 all’11 novembre, sul tema “siete sale, siete luce”. A guidarci nella riflessione, abbiamo avuto la fortuna di avere Padre Tullio Locatelli, Vicario generale dei Giuseppini del Murialdo, che, con grande profondità, chiarezza e concretezza ci ha indicato come possiamo essere missionari oggi, in questo tempo, in questa realtà di chiesa, in questo quartiere.

Per riassumere brevissimamente quale è stato il messaggio che mi hanno lasciato queste tre serate, vi riporterò alcune parole chiave delle varie meditazioni che mi hanno colpito profondamente e che dovremmo continuamente richiamare a noi stessi se vogliamo essere testimoni credibili del Vangelo: equilibrio, saggezza, discrezione, servizio, umiltà, speranza, perseveranza, gusto di essere cristiani, stupore, meraviglia, comunità di salvati, conversione, bellezza. Aver potuto far proprie le riflessioni ricevute in un breve momento di adorazione silenziosa davanti al Santissimo ci ha decisamente arricchito molto.

Grazie!

Annamaria Cereda



Fotografie



12 novembre: l’applaudito concerto Gospel del gruppo “Lift Your Voice” nella nostra Chiesa




Fotografie



19/20 novembre: 13 adolescenti e 7 educatori hanno partecipato all’incontro “Sui passi del Murialdo” con altri 220 giovani delle opere Giuseppine del Nord-Italia a Torino.

Nella foto sono nella Cappella del Collegio Artigianelli dove il 19 marzo 1873 San Leonardo Murialdo fondò la Congregazione




FAMIGLIA FONDATA sul MATRIMONIO

"Il nuovo rito stimola il dialogo e l'ascolto"



Ad un anno dall'entrata in vigore del nuovo rito della CEI (28 novembre 2004), le novità non sono puramente formali. Le coppie che sono salite all'altare nel 2005, hanno dovuto fare i conti con segni e accenti nuovi. Abbiamo intervistato Oksana e Andrea, lei ortodossa e lui cattolico:



Perché avete scelto di frequentare l’itinerario prematrimoniale?
Volevamo intraprendere un cammino di coppia formativo sia dal punto di vista umano che spirituale, spinti dall'entusiasmo di altre coppie. Il corso ci ha aiutato a rileggere le dinamiche di coppia e a confrontare le nostre esperienze in modo libero e costruttivo.

Come avete vissuto le modalità del nuovo rito e quali aspetti vi hanno maggiormente interessato?
Il nuovo rito concede una certa libertà nell'impostazione della cerimonia. Per esempio, al momento dell’offertorio abbiamo scelto di portare all'altare due icone, una di Cristo e l'altra della Vergine, avvolte in una stola ricamata a mano, molto preziosa, entrambe preparate e fatte benedire dalla nonna del Pope ortodosso, che poi mettemmo sopra il nostro letto di sposi a protezione della nuova famiglia. Inoltre, come coppia abbiamo scelto la formula del sacramento e le letture, stimolando così il dialogo all'interno della coppia. Emotivamente ci ha colpito la parte dedicata alla memoria del battesimo all'inizio della celebrazione, come simbolo di passaggio alla vita nuova. Abbiamo poi apprezzato la possibilità di collocare la benedizione subito dopo il rito, a completamente della nostra unione in Dio. È stata pure molto gradita da tutti la cosiddetta "incoronatio", incoronazione degli sposi, quale segno della partecipazione alla regalità di Cristo. Commovente il gesto del celebrante nell’imporre le corone: "Oh Signore nostro Dio, incoronali di gloria e di onore".

Nella vita quotidiana la preparazione al matrimonio quale contributo concreto vi ha lasciato?
Il corso ci ha permesso di affrontare il cambiamento di stile di vita con maggiore consapevolezza e responsabilità, offrendoci alcuni utili spunti di riflessione: per mantenere il rapporto vivo occorre sapersi rimettere in gioco, giorno dopo giorno, soprattutto di fronte alle difficoltà e per favorire queste condizioni sono fondamentali il dialogo e l'ascolto.
In questa direzione il corso è stato un ottimo investimento, anche se ha richiesto da parte nostra molte energie e tempo per poterlo affrontare al meglio.

Come pensate di continuare il vostro percorso di formazione?
Proseguiremo il nostro impegno con un gruppo di giovani coppie della parrocchia. Non vogliamo perdere i contatti con le persone che hanno condiviso con noi l'itinerario prematrimoniale e, in futuro, il nostro desiderio è di poter diventare una coppia guida per altri fidanzati.

A cura di CiGi



Suor Bertilla dal Benin ci scrive...


Carissimi,
vi mando mie notizie per mezzo di alcune suore che stanno partendo per l’Italia.

Sto bene ho trovato un po’ quello che immaginavo: povertà, tanti bambini e tanta gioventù vivace, gente adulta e pochi anziani un po’ tristi, ma tutti pronti a rispondere al sorriso e al saluto. È gente di tanta fede e accogliente. Si sente cantare bene e con festa, non solo in chiesa ma anche tra le povere abitazioni.

Noi abitiamo nella missione nuova dove c’è tanto ancora da fare per il dispensario, per la casa, per altri servizi. Non c’è luce - un generatore per qualche ora al giorno - non c’è il telefono fisso e siamo in attesa di un telefonino migliore, non c’è acqua potabile… mancano alcune cose ma tutto ciò ci permette di vivere da povere con e come i poveri.

Spero che in Casa Materna si viva in serena armonia e contenti. Saluti affettuosi al personale, alle famiglie, alla Presidente Signora Bompani; salutatemi le ospiti della Fondazione Biffi; ringraziate di cuore per le offerte che sono state molto utili. Salutate il parroco, i sacerdoti, il gruppo missionario, le persone che mi hanno aiutato. Preghiamo tutti gli uni per gli altri.

Suor Bertilla Valtulina



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Il primo saluto del nuovo Presidente Nazionale di Azione Cattolica


II 31 maggio scorso la CEI ha nominato il nuovo presidente nazionale dell'Azione Cattolica: il prof. Luigi Alici, che succede ai sei anni di mandato di Paola Bignardi, prima donna ad essere presidente nazionale nella storia dell'A.C.
Riporto alcune espressioni del suo primo saluto all'Associazione che mi hanno particolarmente colpito e che ci coinvolgono tutti.

Dice il prof. Alici: “...impegnandoci ad attuare la triplice consegna della contemplazione, della comunione e della missione, che Giovanni Paolo II ci ha affidato a Loreto, e lasciandoci guidare dal magistero del papa Benedetto XVI e dei vescovi italiani, continueremo a camminare sulla strada aperta dal Concilio e a spendere il carisma associativo, che abbiamo la grazia di condividere, in modo qualificato, perseverante e appassionato, affidandoci al soffio dello Spirito, sempre pronto a gonfiare le nostre vele, magnifiche e vulnerabili.

Da questo tempo straordinario, in cui si va plasmando entro un nuovo scenario culturale il vissuto personale e comunitario, nascono radicali domande di senso, di felicità e di speranza, che interpellano e mettono seriamente alla prova la ministerialità laicale dell'Azione Cattolica: l'invito a porsi alla sequela di Gesù, unico Maestro e Signore, che appaga le domande dell’intelligenza e il desiderio del cuore, deve trasformarsi nella possibilità paradossale di vivere e testimoniare l'infinito nel quotidiano, in una rete coerente di pratiche di vita, dalle quali ricavare percorsi formativi esigenti e concreti, promossi dalla stabilità del vincolo associativo e non abbandonati alle intermittenze gratificanti della spontaneità.
Solo se sapremo declinare insieme le parole della fede e le parole della vita come unico nome della testimonianza cristiana, il servizio dell’Azione Cattolica alla Chiesa e al Paese sarà credibile e significativo; una scuola di santità che non chiude i battenti, immersa ma non sommersa nel mondo e rispettosa della legittima autonomia delle realtà terrene, può continuare a levare alta e libera la sua voce in difesa dei valori irrinunciabili della vita, della persona, della pace e del bene comune, sanciti anche dalla nostra Carta costituzionale, e a immettere nel tessuto vivo della società italiana benefici fermenti di fraternità virtuosa.

Sono ben consapevole dei miei limiti personali e dell'altezza del mandato.
Affido il fragile entusiasmo, con cui responsabilmente lo accolgo, alla luce dello Spirito, alla benevolenza della Chiesa, alla cooperazione e alla preghiera di tutti voi. Maria, modello esemplare di un 'associazione che vorrebbe annunciare il Cristo senza parlare troppo di se stessa, accompagni il cammino dell'Azione Cattolica”.

Bello vero? Ma anche estremamente impegnativo! Allora riflettiamoci su e soprattutto rispondiamo con coerenza e intensa preghiera allo Spirito Santo.

A cura di Giovanna Oriani



Posta

Carissimo don Guglielmo e parrocchiani del Murialdo,

pace a voi e l’augurio di un tempo di Avvento ricco di grazia. Rendo grazie al Signore, a ormai un anno dal mio ingresso in monastero per la fedeltà del Signore, egli davvero non abbandona chi lo cerca. Sto finendo gli studi di filosofia all’Università Cattolica, così potrò “tuffarmi” pienamente nella vita monastica. Saluto con particolare affetto i giovani che sono venuti con don Samuele nel mese di ottobre. A voi ripeto le parole che Giovanni Paolo II ci ha detto nella GMG del 2000: “Non abbiate paura di essere i santi del nuovo millennio! Solo in Cristo c’è la vera gioia!
Grazie per le vostre preghiere.
Buon Natale a tutti!

Elena Fiori



Scuola Narcisi: L'INTEGRAZIONE


Da mezzo secolo, al Lorenteggio, Via dei Narcisi vuol dire scuola elementare.
È un’istituzione che è sempre stata punto di riferimento per le attività socio culturali dei nostri quartieri e ancor oggi è attiva in un campo, quello dell’integrazione, da cui dipende il futuro della nostra città. La scuola, dopo la famiglia, è il luogo dove maggiormente si formano le future generazioni, pertanto operare in questo àmbito concorre alla soluzione di tanti problemi conseguenti l’ultima immigrazione.
Abbiamo voluto verificare sul posto come tutto questo sia possibile, accompagnati nella ricerca dalla dirigente vicaria della scuola, Patrizia De Pascali, che alla specializzazione nel campo dell’integrazione degli stranieri e l’apprendimento della lingua italiana, aggiunge l’entusiasmo nel lavoro che svolge, caratteristiche determinanti in una scuola dove la presenza di alunni stranieri è del 60%.

“Dobbiamo innanzi tutto smentire che gli stranieri siano l’unica fonte di situazioni scolastiche difficili - esordisce Patrizia De Pascali - perché non creano problemi diversi da quelli comuni agli scolari di quell’età, anche dal punto di vista comportamentale. Le famiglie, che hanno solidi valori, hanno imposto loro una corretta educazione. A volte, invece, sono gli italiani fonte di problemi, se hanno alle spalle situazioni familiari difficili”.

L’esposizione continua e veniamo a conoscenza che la scuola fornisce adeguati sostegni nella prospettiva dell’inserimento e l’alfabetizzazione; chi non conosce bene l’italiano, durante le lezioni, frequenta appositi corsi e così non rallenta l’apprendimento degli altri. Nessun pericolo quindi di una didattica a due velocità. Semmai i problemi sono altri: i bambini d’oggi sono bersagliati fin troppo da input, ma non sono orientati, non sanno ascoltare, si ha paura d’affrontare il cambiamento e il confronto. Il giovane straniero almeno, su questo punto, oltre all’adattabilità tipica dell’età evolutiva, ha il vantaggio della continua sollecitazione da un ambiente molto diverso rispetto quello della comunità d’origine.

Il fenomeno, che registriamo oggi nelle nostre scuole, potrebbe forse paragonarsi a quello prodotto dall’immigrazione dal Meridione negli anni ‘50 e ’60. Anche allora culture e usi diversi si ponevano a confronto, sebbene ora il problema sia più evidente, ma non molto diverso. È questione di farsi capire e di capire, altrimenti altro che integrazione: le diversità diventano incolmabili.

Situazioni così impegnative non possono che essere affrontate con strumenti adeguati, quali laboratori, insegnanti e strumenti specifici. Sono impegnati in questa sfida anche studenti del contiguo Liceo Marconi, che svolgono attività volontaria di supporto nelle classi, ed ex insegnanti che operano con i genitori degli studenti islamici desiderosi di imparare l’italiano, soprattutto scritto, perché per la lingua parlata si è agevolati dalla quotidianità dei rapporti.

Una fugace occhiata attraverso qualche porta lasciata aperta e abbiamo la conferma che quello che c’è stato rappresentato corrisponde a realtà: donne col velo attente all’apprendimento, visetti dai tratti esotici seriamente impegnati nella soluzione di chissà quale problema.

Ultima verifica, quella scontata sull’intolleranza ma, nel mese di Ramadan, gli alunni che rispettano il digiuno sono stati prelevati dalle famiglie durante l’ora di mensa e velo e Crocefisso non sono mai stati un problema. Per nessuno.

Gianni Ragazzi
gianni.ragazzi@iol.it







Carissimi amici,
l’incontro del 20 novembre si è svolto in modo veramente sereno con molta soddisfazione da parte dei partecipanti. Riteniamo sia bello fare un pezzo di strada ancora insieme e confermare la stima, l’affetto e la condivisione di gioie e di sofferenze, di speranze e di timori, senza clamori, ma con la certezza di una presenza su cui contare sempre.

Ricordiamo un bella frase di Gibram: “nella rugiada delle piccole cose il cuore degli amici si conforta”. Ed è questo che sperimentiamo in molte circostanze.
La Messa celebrata da don Pasquale ci ha commosso. La sua presenza è sempre un forte richiamo per tutti coloro che lo hanno conosciuto nel passato e hanno conservato tanti ricordi e tanti insegnamenti. La sua personalità così attenta ai mutamenti della società, così sensibile ai tanti problemi di oggi, riesce a sollecitare riflessioni profonde e a stimolare la perseveranza nel lavoro comune per la crescita dell’Associazione. Ascoltando le sue parole ci si sente più spronati ad intensificare il rapporto con Dio considerando che ogni giorno è un dono da vivere con tutto l’entusiasmo possibile. Grazie don Pasquale per quanto riesci a donarci.

La conclusione della giornata ci ha ritrovati a dialogare con il parroco che ringraziamo per aver condiviso con noi “gioie e speranze, fatiche e dolori” della nostra comunità.
La gioia della visita alla comunità del Cardinale, un’esperienza piena di cordialità e familiarità.
Le fatiche dei sacerdoti e operatori pastorali per i cammini di fede di tanti ragazzi, per la fragilità di tante situazioni familiari.
Il problematico inserimento degli immigrati che richiedono giustamente accoglienza e adeguata sistemazione. Le richieste di aiuto dalle famiglie bisognose e le solitudini dei nostri anziani.
Rendendoci partecipi di questa situazione don Guglielmo ci ha fatto sentire a “casa nostra” e per quel debito di riconoscenza che noi, ex oratoriani sentiamo verso i Giuseppini valuteremo altre possibili risposte ai vari problemi.

Il nostro ritrovarci, il nostro aiutarci a vicenda, dice don Guglielmo è, un esempio significativo per la comunità, è un messaggio che va rivolto anche a chi fa fatica ad accogliere il diverso. Spesso basta uno sguardo di comprensione, un gesto di amicizia per superare diffidenza e pregiudizi e per far sbocciare sentimenti di stima e di solidarietà.
E siamo alle porte del Natale, la festa dell’Amore. Presto nella città, nelle case, ovunque si accenderanno le luci per il grande evento, ferveranno i preparativi in un’atmosfera gioiosa e  finalmente suoneranno le campane per annunciare la nascita del Bambinello. Ancora una volta interpretiamo luci e suoni con il cuore aperto e disponibile auguriamoci che il loro richiamo giunga a tutti come segno di pace di amore e di speranza per un mondo migliore. Buon Natale!

Luciana Dal Ben

Alleghiamo il bollettino per la quota associativa che è € 15,00. La vostra generosità ci permette di mantenere gli impegni presi.


Gli amici della filo-Sophia

Bibbia, filosofia e fede

Se incontrassimo qualcuno per strada che ci parlasse di “creazione”, noi tutti, oggi, saremmo perfettamente in grado di capire di cosa questa persona ci sta parlando. Non era così al tempo dei greci. L’idea della creazione dal nulla non apparteneva al loro mondo concettuale, non sapevano darne una definizione, non la capivano.
E’ grazie a Filone che pensiero greco e pensiero cristiano iniziano un cammino concettuale comune.
Dio, dice Filone, crea dal nulla la materia, il mondo, l’uomo e lo fa attraverso i propri pensieri ossia delle Idee che danno forma alla materia. Dio pensa e crea. Dio governa in tal modo tutte le cose. Per i greci, invece, era il Logos, la ragione, l’intelligenza che, in qualità di principio, reggeva tutte le cose.

Come tradurlo affinché potesse essere comprensibile per tutti? Filone, trasforma il Logos ellenico nella biblica Sapienza e “Parola di Dio”, il Suo significato etico è quello della “Parola che salva”. Così leggiamo: “La sapienza … è come un fluido che emana dalla potenza di Dio, un’irradiazione perfetta di Dio che è sovrano glorioso. Nessun’ombra può offuscarla. E’ un riflesso della luce di Dio, … ti fa vedere che Dio agisce ed è un’immagine della Sua bontà. Da sola può fare ogni cosa … paragonata alla luce si rivela superiore: infatti alla luce succedono le tenebre, ma il male non la vincerà mai sulla sapienza.” (Sap. 7, 24-30)

E poiché questo Verbo Divino agisce sulla materia poiché agisce sul mondo corporeo, il Verbo è Colui che tiene unito il mondo, il principio che lo conserva e la regola che lo governa. Basta recuperare un Nuovo Testamento e leggere il prologo del Vangelo di Giovanni per intendere appieno il senso profondo di quanto Filone intende esprimere. “Al principio c’era Colui che è la Parola. Egli era con Dio; Egli era Dio. … per mezzo di Lui Dio ha creato ogni cosa. Senza di Lui non ha creato nulla. Egli era vita e la vita era luce per gli uomini. Quella luce risplende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. …” (Gv. 1, 1-6)

Filone fa un passo ulteriore e rivela la sua intenzione di dialogare non solo col mondo ellenico ma anche con quello ebraico. Egli,infatti,“descrivendo” l’Onnipotente si sofferma su due delle sue attività: la Potenza creatrice e la Potenza regale. Con la prima il Creatore produce l’universo, con la seconda lo governa e conduce. L’antica tradizione ebraica parlava identicamente di Elohim e di Jehovah; il primo termine esprimeva la potenza e la forza del Bene, il secondo la forza legislatrice e punitrice di Dio.

Se il mondo, poiché creato da Dio, deve esser inteso secondo delle categorie di pensiero nuove, che ne sarà dell’uomo? Anch’egli è creatura anzi, grazie al Verbo, è figlio. Come o dove si realizza il legame tra il divino e la creatura? Non nell’anima, come pensavano i greci, e nemmeno nell’intelletto, spiega Filone, ma nello Spirito, nello pneuma che Dio soffia nell’uomo creandolo e donandogli la vita. Allora l’uomo è corpo, anima e spirito. L’anima non è di per sé immortale, ma lo è, sempre seguendo Filone, solo nella misura in cui sa vivere secondo lo Spirito. Allora, felice sarà quell’uomo che dedicherà la sua vita a Dio piuttosto che a se stesso; poiché tutto ciò che abbiamo non è nostro e va “restituito”, in un atto di riconoscenza, a Colui che ce l’ha dato da amministrare. Allora e solo allora si realizza la comunione con Dio e la felicità per l’uomo. E’ trascendere se stessi per arrivare nella dimensione del divino.

Prima di affrontare nel dettaglio la Patristica greca e latina, è necessario aprire un’importante parentesi sul contesto storico e sulle problematiche che la Chiesa dei primi secoli si è trovata a dover affrontare. Partiamo dalla più evidente delle questioni, ossia la selezione del materiale che raccontava di Gesù e la canonizzazione dei Testi Sacri del Nuovo Testamento riconosciuti dalla Chiesa: i Quattro Vangeli e gli Atti, un corpus di lettere di San Paolo, Sette lettere di apostoli e l’Apocalisse di San Giovanni.

Abbiamo testimonianza di questo in una lettera di Atanasio del 367. Un secondo problema era l’accettazione da parte del cristiano del Vecchio Testamento. Gesù dice chiaramente in più punti dei Vangeli che l’Antico Testamento è veritiero, che parla di Lui annunciandolo e che deve essere ritenuto parte del messaggio di Dio. Coloro che si dettero l’appellativo di gnostici, ad esempio, dichiareranno di non credere nel Vecchio Testamento e sosterranno addirittura che esso è opera di un Dio diverso ed inferiore rispetto al Dio amorevole del Nuovo Testamento. In ultimo, vi fu l’esigenza di difendere i cristiani dalle accuse mosse da ebrei, pagani ed eretici, così da arrivare alla figura del Cristiano dandole una sua identità specifica: una delle accuse più comuni e terribili era quella che intendeva l’Eucarestia come un atto di cannibalismo.

Questo lavoro durò alcuni secoli all’interno dei quali possiamo individuare tre fasi: i Padri Apostolici, i Padri Apologisti e la vera patristica. I primi sono vissuti nel I secolo d.C. ed erano legati allo spirito degli apostoli. Costoro non affrontarono temi filosofici, ma si dedicarono alla morale e all’ascetica. I secondi sono vissuti nel II secolo d.C. e hanno avuto come obiettivo la strenua difesa del Cristianesimo anche attraverso la sistematicità filosofica. La patristica si è sviluppata dal III secolo d.C. al Medioevo e coloro che ne sono stati i fautori, hanno rinnovato il pensiero di Platone e di Aristotele (due filosofi greci del V secolo a.C. di cui forse tratteremo più avanti nel tempo) riconducendolo a quello cristiano.

“I Padri della Chiesa, sono, quindi, tutti quegli uomini che hanno contribuito in maniera determinante a costituire l’edificio dottrinale del Cristianesimo, che la Chiesa ha accolto e sancito”. I problemi teologici affrontati furono principalmente questi quattro: a) la Trinità, b) l’Incarnazione c) il rapporto fra libertà e Grazia e d) il rapporto fra fede e ragione. Oggetto dell’analisi di questi articoli saranno solo gli ultimi due, ma soprattutto l’ultimo.

Iniziamo il nostro viaggio incontrando un personaggio unico, un precursore del pensiero patristico: Filone di Alessandria. Il merito storico di questo filosofo ebreo fu quello di trovare la chiave per leggere la Bibbia utilizzando i criteri della filosofia greca, e di arricchire quest’ultima con concetti propri della Rivelazione. Tutto ciò in una maniera tale da rendere possibile la nascita di una filosofia mosaica. Quale fu il suo metodo?
L’allegoresi, parola difficile che sta ad indicare una possibile duplice lettura del testo biblico: 1) i fatti della Bibbia hanno un significato letterale, ossia quello che c’è scritto nella Bibbia è il racconto che parte dalla Creazione e giunge al Nuovo Testamento; 2) solo se ispirati o in disposizione d’animo corretta, la Bibbia può essere compresa nel significato riposto, quello per cui i personaggi e gli eventi sono simboli di verità morali, spirituali e metafisiche. Quest’ultimo sarà il tipo di lettura adottato dalla maggior parte dei Padri della Chiesa.

Valentina Caleca



Fotografie



Una stella si è accesa, luminosa, nel cielo e seguendo quella scia i sapienti dell’Oriente sono arrivati a Gesù “Siamo venuti per adorarlo” Mt, 2, 1