camminare insieme Gennaio 2006   

Tra fatiche e speranze la notte più bella per un sacerdote

Natale, da poco celebrato, tocca corde profonde, desta sentimenti sconosciuti, apre orizzonti nuovi anche al prete che ha perfino troppa dimestichezza con le grandi verità cristiane.
Forse non vi dispiacerà sapere che cosa si agita nel cuore di un sacerdote, quali sono i suoi sentimenti, i suoi turbamenti interiori, la gioia nello scoprire e nel contemplare la presenza di Dio Bambino, debole, indifeso, fragile, fa sentire il calore e la tenerezza del suo cuore.

Eccovi alcuni momenti del mio Natale.

La preparazione: mi sono commosso all’inizio dell’Avvento, quando comunitariamente abbiamo accolto con gioia nella bella Cappella dedicata alla Santa Gianna Beretta Molla in via Gonin e poi in parrocchia per i 50 anni della Chiesa, il nostro caro padre vescovo Dionigi Tettamanzi. La sua disponibilità semplice e gioiosa, il suo stringere le mani, il suo cordiale: “come stai?”, la sua parola di speranza per tutti… è stato molto bello.

Non dimentico le tre serate con don Tullio Locatelli. Ci hanno infervorati: nel nostro cuore e nei nostri volti coglievo la gioia di sentirsi amati da Dio.

E poi tanti momenti di grazia e di ascolto della Parola di Dio ai martedì e ai venerdì.
La nostalgia della Parola di Dio è nostalgia di Dio. Anche tra le umili mura dei condomini di via Dei Giaggioli o via Lorenteggio o in quelli più belli di via Gonin o via Inganni 34, nella breve sosta di casa in casa per la benedizione, pur nella fatica, ho colto tanti segni della presenza del Signore.

Un secondo momento: ho ricevuto tante lettere, anche via e-mail per questo Natale: gente semplice, umile per esprimere riconoscenza, affetto, incoraggiamento, per me e per i miei sacerdoti, per quello che la nostra chiesa è e fa con tanto coraggio. Tanti fratelli e sorelle della comunità raggiunti nella loro solitudine o malattia da un augurio e da un segno natalizio dal gruppo “Amici dei Malati” e dai Ministri della Comunione. Hanno ricambiato con una preghiera, con una telefonata commossa, quasi ad indicarci che questa è la strada semplice e privilegiata che porta a Betlemme. “Natale mi sono sentito qualcuno, qualcuno da sempre amato, chiamato per nome. Grazie parroco”. Così scrive Giuseppe.

E poi ancora la gioia grande, quando prima di Natale abbiamo detto sì, all’accoglienza di 120 giovani della Comunità di Taizè, “la primavera della Chiesa” come l’ha definita Papa Giovanni Paolo II. Grazie ai generosi giovani della nostra comunità che con don Samuele si sono prodigati perché questa accoglienza fosse veramente un dono.

Dall’Africa un segno d’amore tra tanta disperazione: una foto di un bimbo, ne sono certo, è Gesù, il Gesù che padre Maurizio mi ha mandato dalla Sierra Leone per una adozione a distanza perché ha bisogno di un vestito, di latte, di tenerezza e di amore, quel bimbo Gesù che la notte di Natale io sentivo profondamente il bisogno di mettere fra le mani e nel cuore della mia gente. E la generosa risposta di Elisa Gelmi - 10 anni: “Padre, questi sono i miei risparmi per quel bambino”. Un bel grande salvadanaio, unito alla bella somma dei ragazzi del doposcuola Murialdo… sono storie vive, palpitanti che non posso non condividere.

Don Guglielmo Cestonaro - Parroco
gcestonaro@murialdo.org




Nella verità, la Pace



1° gennaio, Giornata Mondiale per la Pace. Nel suo messaggio, Papa Benedetto XVI ricorda a noi, discepoli e testimoni di Gesù che Egli si è definito la Verità in persona, è Lui infatti che è venuto a svelare la piena verità dell’uomo e della storia. “Con la forza della sua grazia è possibile essere nella verità e vivere di verità, perché solo Lui è totalmente sincero e fedele. Gesù è la verità che ci dà la pace”. L’invito a costruire la pace si rivolge però ad ogni uomo e il Papa invita ciascuno a riconoscere che ogni uomo è accomunato da uno stesso destino trascendente, qualsiasi convinzione o fede professi, e allora la pace non è solo assenza di guerra, ma convivenza in una società governata dalla giustizia dove si realizza il bene di tutti.

A questo proposito il suo pensiero va alle Organizzazioni Internazionali preposte a garantire il diritto internazionale, in particolare all’ONU che ha celebrato il 60° anniversario della fondazione ed auspica un innovamento che garantisca finalmente l’efficacia della sua azione nella nuova realtà globalizzata. Accanto al segno confortante della diminuzione dei conflitti nel mondo, il Papa sottolinea la terribile contraddizione dell’aumento delle spese militari, anche per l’armamento nucleare mentre “ristagna nella palude di una quasi generale indifferenza il processo politico e giuridico messo in atto dalla Comunità Internazionale per rinsaldare il cammino del disarmo… le risorse così risparmiate potrebbero essere impiegate per progetti di sviluppo a vantaggio di tutti gli abitanti e in primo luogo dei più poveri”. Le parole del Papa, ci invitano a prendere posizione e a credere nella possibilità di vivere come costruttori di pace, ascoltiamo allora il suo invito: “ascoltando il Vangelo impariamo a fondare la pace sulla verità di una esistenza quotidiana ispirata al comandamento dell’amore. Chiedo al tempo stesso che si intensifichi la preghiera, perché la pace è fondamentalmente dono di Dio. All’inizio di questo anno nuovo chiediamo a Maria di aiutare l’intero popolo di Dio ad essere in ogni situazione operatore di pace, lasciandosi illuminare dalla verità che rende liberi (Gv. 8,32)”. Questa sia la preghiera della nostra comunità, uniti ai giovani di Taizé, ospiti anche della nostra parrocchia, nel loro pellegrinaggio di fiducia sulla Terra.

Daniela Gennari



Anch'io sono stato conquistato da Gesù Cristo
(Fil. 3,7-14)

 



[7]Ma quello che poteva essere per me un guadagno, l'ho considerato una perdita a motivo di Cristo. [8]Anzi, tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo [9]e di essere trovato in lui, non con una mia giustizia derivante dalla legge, ma con quella che deriva dalla fede in Cristo, cioè con la giustizia che deriva da Dio, basata sulla fede. [10]E questo perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la partecipazione alle sue sofferenze, diventandogli conforme nella morte, [11]con la speranza di giungere alla risurrezione dai morti. [12]Non però che io abbia gia conquistato il premio o sia ormai arrivato alla perfezione; solo mi sforzo di correre per conquistarlo, perché anch'io sono stato conquistato da Gesù Cristo. [13]Fratelli, io non ritengo ancora di esservi giunto, questo soltanto so: dimentico del passato e proteso verso il futuro, [14]corro verso la mèta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù.




Nel brano precedente Paolo ha appena ricordato la sua esperienza di Damasco quando, da ligio osservatore della legge ebraica e quindi persecutore dei cristiani, è stato trasformato con una conversione interiore. Il v. 7 introduce questa sua esperienza di fede che esprime nel contrasto tra perdita e guadagno.

Nell’Antico Testamento chi costruiva giorno per giorno la propria vita nella fedeltà alla legge aveva il guadagno di essere premiato da Dio, la salvezza era considerata un diritto; per Paolo e per il cristiano il guadagno è Gesù Cristo che non è una conquista ma un dono gratuito. L’obiettivo della vita cristiana è capire che l’unica cosa che conta è il riferimento a Cristo. Aderire a Cristo significa conformarsi al suo pensiero e alla sua vita e ciò rende possibile conoscerlo. Conoscere Cristo è entrare in rapporto dinamico con Lui, il Signore; è uscire sempre più da noi stessi per entrare in comunione con Lui. Nel linguaggio biblico la parola “conoscenza” non indica solo un rapporto intellettuale ma un fatto di esperienza, un entrare in comunione esistenziale con Cristo.

Ma qual è la differenza tra la giustizia che viene dalla legge e quella che viene per la fede in Cristo Gesù? La prima si basa sulle sole forze dell’uomo, la seconda è puro dono, è grazia; è capacità di trasformare l’uomo in modo che possa portare frutto. La giustizia che viene dalla fede non è vuota, ma piena di opere; è Dio, con il suo Spirito, che compie le opere della fede nell’uomo.

Paolo auspica una così profonda conoscenza di Cristo da fare esperienza della resurrezione. Ma come è possibile sperimentare fin da ora ciò se la morte è un evento futuro? Sono le sofferenze attuali che ci anticipano l’esperienza della morte, ma è anche la capacità di accettarle con fede e speranza che ci da la garanzia della resurrezione. L’unione personale con il Cristo, collegata con il Battesimo, attua la trasformazione dell’uomo che diventa così testimone vivente del Cristo. Questo però non è il fatto di un giorno ma abbraccia tutto l’arco della vita, è il cammino, la corsa, non il traguardo della corsa, Cristo ci ha conquistati ma noi dobbiamo ancora conquistarlo ed è una conquista che ci impegna fino alla fine della nostra vita.

Paolo si è fidato del Vangelo anche a costo della propria vita. Come è possibile per noi accettare le sue indicazioni senza chiuderci in un cristianesimo fatto di precetti ma con la coscienza di appartenere a Cristo?


Gabriella Francescutti



    


Ricordi lontani:
la prima catechista della parrocchia ricorda

Qualche anno fa la compianta e amata Margherita Luppi, presidente di Azione Cattolica e impegnata nel Movimento Terza Età, ha invitato Fernanda, a raccontare qualcosa del passato ai bambini del catechismo che in quella occasione si incontravano con gli anziani.
Per caso quel racconto è arrivato in redazione!


Questa storia la conoscono in pochi perché le sue radici sono lontane, nella preistoria della parrocchia.

C’era una volta, e c’è ancora il Lorenteggio. Ma cosa era allora, quando ero piccola? Era una frazione del comune di Corsico, una borgata in mezzo ai campi, fossi, rigagnoli. D’inverno nebbia, neve, gelo; d’estate ci si addormentava al canto dei grilli e all’alternarsi dei cori delle rane, quando gli uni tacevano da una parte, gli altri attaccavano dall’altra!
Lorenteggio ha preso il nome dalla grande cascina, col suo antico Palazzotto, che esiste ancora, mentre le stalle con tante mucche, coi cavalli, l’aia dove si batteva il grano ora non ci sono più.
C’è ancora la Cappella privata dove, a quei tempi, un sacerdote di Cesano Boscone veniva a celebrare la Messa e preparare i bambini alla Prima Comunione e Cresima. Anch’io ero tra questi e ricordo la signora Borasio che era la proprietaria, e che per queste circostanze, metteva a disposizione la sua carrozza per trasportarci a Cesano Boscone. Niente macchine allora, ma la gioia di incontrarci con Gesù era grande, anche se c’erano le difficoltà.

Forse vi piacerebbe fare un giro in carrozza trainata dai cavalli… eh!? Ma passiamo alla storia: Nel 1939 nacque il quartiere: vengono costrite le case di via Inganni, Giambellino, Apuli, Segneri, Odazio. Mi viene in mente una canzone di Celentano che dice: “Là dove c’era l’erba ora c’è una città”.

Invece la storia della Parrocchia inizia nel 1940 quando vennero i Padri Giuseppini: padre Giacomo Velo e Padre Silvio Sambugaro. Il nostro quartiere era una terra di missione: molte case, molta gente, ma nemmeno una chiesa, nemmeno un sacerdote per migliaia di persone. Questi due sacerdoti furono i pionieri della nascente parrocchia. Ebbero ospitalità in uno stanzone attiguo alla Cappella del Lorenteggio e dopo nei locali di via Inganni 6. Oltre la Messa alla Cappella del Lorenteggio, i 2 sacerdoti celebravano la messa nella cappella di via Cascina Corba e parecchie volte anche nei cortili dei caseggiati (nella foto). Io ero sempre presente e una volta padre Silvio mi chiese di fare il catechismo alle bambine. Con un’altra ragazza di cui non ricordo il nome, ebbero inizio i gruppi della catechesi.

Con la venuta delle Sorelle della Misericordia, un appartamento di via Manzano 4 era diventato l’oratorio per grandi e piccoli. In quei locali trascorrevamo il pomeriggio della domenica in letizia: non solo si cresceva nella conoscenza della Parola di Dio, ma si organizzavano festicciole, recite, canti; qualche volta anche un pranzetto - questo dopo la guerra perché prima sarebbe stato soltanto un sogno.

Il nostro cammino è stato faticoso, ma vissuto sempre nella gioia.

Auguro a tutti voi bambini che anche nelle difficoltà che la vita riserva, non venga mai meno la vostra amicizia con il Signore.


Fernanda Valeri


Un anno è già passato...

Ricordiamo il primo anniversario della morte di don Paolo con un articolo scritto da Paolo Valeri, un educatore del nostro oratorio, pubblicato qualche mese dopo la sua dipartita al cielo su “Vita Giuseppina”, giornale della congregazione, che parecchi parrocchiani ricevono regolarmente.

“Ciao Paolo, dentro il valzer dei miei ricordi personali che affiorano a tradimento in questi giorni mi accorgo quanto tu abbia influenzato il mio modo di guardare il mondo, il rapporto col testo sacro, la ricerca di un certo tipo di relazioni, il senso della strada. Mi accorgo della capacità viva con cui mi hai educato e quanto tu sia stato significativo nella mia vita... e in quella di molti altri.
Sai, io ho visto il volto del Signore due volte nella mia vita: la prima era nell'agosto del 1997, festante insieme ai giovani del raduno mondiale a Parigi; la seconda è stata il 7 Gennaio 2005, a Cirié, quando ti abbiamo salutato e la Sua sofferenza era nella nostra per averti perso.
Perché, vedi, che oggi tu stia abbracciando realmente il Signore e ti sia felicemente ricongiunto a tutti coloro che hai amato è una verità che sentiamo tutti certa, ma la sensazione che la tua partenza per il cielo sia lo spezzarsi di una vita è enorme.
Il fatto che non ti si sentirà più predicare, che non avremo più la tua viva amicizia e il tuo buonumore… e che non ti vedrò più sorridere, è proporzionale alla sensazione di essere travolti da un’onda troppo grossa.
E in quel 7 gennaio quando il mio cuore si agitava tanta incertezza e un sole basso da tramonto tagliava le ombre di una splendida giornata d’inverno rendendo tutto così assurdo, le parole scaturite dal sorriso, così simile al tuo, di tua nipote Chiara che ci dice
“non è stato vano… non finirà tutto qui.”, mi costringono a comprimere il mio dolore in millimetro cubo per poterlo seminare..
Dietro il cimitero, dove riposa il tuo corpo, c’è uno splendido susseguirsi di monti: è una splendida vista. E per rivederci, ségnati davvero un appuntamento sull’agenda, per quando sarò giunto al fondo della strada, con i suoi momenti di arrampicata e quelli di pianura. Non scordarti di venirmi incontro sorridendo dalle porte della Gerusalemme Celeste”

Paolo Valeri

Questo articolo è un segno tangibile di quanto amore ha seminato don Paolo nella nostra comunità, nella vita di tanti giovani, adulti e anziani che lo hanno conosciuto e lo ricordano con affetto e riconoscenza.

Il 3 gennaio abbiamo ricordato e pregato nelle Messe del giorno per don Paolo e l’amico Mario Benincaso ad un anno della loro tragica scomparsa.

Il Centro Culturale “don Paolo Novero” organizza una serata insieme, sabato 21 gennaio alle ore 21.00 in Chiesa. Una serata all’insegna della vita alla maniera di don Paolo, animata dal gruppo giovani che lui ha seguito negli anni ‘91-’98, il gruppo scout, il gruppo teatro, corale, coro ecc. Lo ricorderemo anche nell’Eucaristia alla S. Messa delle ore 10.00 della domenica seguente, 22 gennaio. Dopo la celebrazione verrà posta una targa ricordo nella sala musica che è in corso di realizzazione nel nostro oratorio e che sarà intitolata a lui. Un piccolo segno che vuole conservare il suo ricordo nel tempo.

Contiamo nella presenza di qualche suo familiare, dei giovani che lui ha tanto amato, di tutta la comunità parrocchiale e di don Paolo, certi che da lassù riuscirà ancora a contagiarci con la sua voglia di vivere e la sua grande fede in Dio Padre, ancora di più ora che è con Lui, nel suo cammino eterno.

a cura di Concetta Ruta
conci.ruta@tiscali.it




Caro Murialdo,

sono tante le occasioni per ricordarti durante l’anno, ma questo periodo natalizio con tutte le sue luci, le funzioni religiose, preghiere e canti, la voglia di condividere la gioia di Gesù che viene tra noi, lo scambio di auguri per un anno nuovo con più pace nel mondo e bambini più felici che possano guardare al futuro con serenità, mi portano col pensiero, in modo più profondo, a quella tua Torino del lontano ‘800, fredda e nervosa. penso a quelle strade poco illuminate dove raccoglievi i ragazzi poveri, costretti a duri lavori, affamati, soli e a quella calda soffitta dove li radunavi per donare loro l’affetto della famiglia lontana o l’amore di un padre e una madre che non avevano più. Più forti sono le luci e il rumore cittadino di oggi e più penso al buio, al freddo e al silenzio che circondavano quegli sfortunati ragazzini che tu aiutavi. Con te la loro vita cambiava: avevano finalmente un letto su cui riposare, un piatto di minestra fumante col quale calmare la fame e soprattutto il calore del tuo amore di padre e molti “fratelli” con i quali condividere momenti di allegra serenità dopo giornate di duro lavoro.

Erano per lo più spazzacamini. Venivano da paesi montani, dalla Val D’Aosta. Piccoli ragazzi che tornavano da te alla sera con le mani e il viso sporchi di fuliggine per il continuo su è giù dai camini. Tu li chiamavi “i tuoi moretti” e li amavi tantissimo! Chissà con che tenerezza li accoglievi quando rientravano nella soffitta al calare del buio. Tornavano stanchi e infreddoliti, ma con il cuore pieno di gioia perché si sentivano attesi e amati. Quanto bene hai compiuto tra loro, caro Murialdo! Ma eri così semplice e umile che tutto facevi e tutto donavi senza nemmeno renderti conto della grandezza della tua opera. Una famiglia “speciale” per ragazzi “speciali”… speciali perché in ognuno di loro c’era Gesù che ti chiedeva amore, aiuto e guida.

Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” dice Gesù. E tu l’hai fatto sempre, ogni giorno, ogni anno della tua vita, fino alla fine. Hai insegnato loro i veri valori della vita dono di Dio, il Suo amore, la Sua misericordia. Hai posto nel loro cuore l’amore per Maria, madre di tutti noi “siate arcidevotissimi alla Madonna” è stata una delle tue ultime raccomandazioni ai tuoi ragazzi prima di lasciarli per salire al Padre. Sì, penso a quella soffitta e mi sembra di sentire la tua voce serena e rassicurante. In quella soffitta, la luce che brillava era la luce di Dio e il tepore che vi regnava era il calore del Suo amore. Questo grazie a te che hai saputo fare dell’amore per il prossimo il miracolo della tua vita.

In questo periodo natalizio concludo con una tua espressione sul Natale: “quale mistero, o miei fratelli! Dio si è fatto uomo! Il Verbo si è fatto carne! Oh, grande meraviglia, ogni giorno e ogni Eucaristia!”. Ciao, Murialdo!

Fulvia Briasco


2 febbraio 2006:
Presentazione di Gesù al tempio

Elena Fiori
farà la vestizione nel monastero benedettino
di via Bellotti


Il 19 dicembre presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano facoltà di Filosofia, Elena Fiori si è brillantemente laureata con 110 e lode con una tesi su “la regola di S. Benedetto”. Attorniata dai suoi cari, dalla superiora e da tanti giovani.
Ora il suo desiderio è quello di “tuffarsi” interamente nella vita monastica. Il 2 febbraio parteciperemo alla vestizione di Elena. Sarà un momento di preghiera intensa e di commozione. Ci prepareremo come comunità per partecipare in tanti.

“Solo in Cristo c’è la vera gioia”,

così ci scrisse a Natale Elena. Grazie Elena!
Ci affidiamo alle tue preghiere.

Don Guglielmo Cestonaro - Parroco
gcestonaro@murialdo.org




Giovanni Paolo II ti ricordiamo

siamo pellegrini sulla terra! Scrutiamo gli astri,
viviamo nel limite…
Dipendiamo dalle parole,
nella grandezza infinita,
piccoli granelli di vita! Piccoli e smarriti!
Papa Karol Wojtyla, Papa di tutti.
Mai dimenticheremo il tuo umile sguardo,
il tuo sorriso, le tue gentili carezze
e le tue parole di pace e d’amore…
Nell’ora triste della sofferenza, nel passaggio
“dalla vita alla vita”, per te abbiamo pregato,
abbiamo impresso il tuo dolce volto
nei nostri cuori.
I giovani caritatevoli ricorderanno
la tua voce, il tuo amore,
nell’ora del tuo addio, soli ci sentiamo…
Ma certi del tuo amore, nella tua
guida confidiamo;
nell’amore, nella misericordia, noi vivremo
non più da piccoli, ma da mature sentinelle,
ci seguirai insieme con tuo Padre “Dio”,
giorno, dopo giorno, i nostri caldi passi…
Tu, caro Papa buono come sempre, sempre, nel nostro cuore resterai…
E con tutti i santi eletti, sempre ci proteggerai.

Luigi Corlianò


Fotografie

Anno dell'Incontro: i bambini di 1a e 2a elementare nella foto con i genitori hanno iniziato un cammino di fede. Si trovano il sabato dalle ore 10.00 alle 12.00

Per i 50 anni della nostra chiesa, l’amico Enzo Bianchi ha allestito una mostra fotografica che ha attinto dal materiale esistente nell’archivio parrocchiale. Sono stati composti una ventina di pannelli con foto, diagrammi, brevi testi, che hanno illustrato alcuni aspetti della comunità e dei lontani ricordi delle origini. Molti gli apprezzamenti per il lavoro svolto. Grazie!

Liturgia: pronti a servire
Il gruppo dei ministranti si presenta


Quest’anno abbiamo organizzato il gruppo “Murialdo” di circa 20 chierichetti: tutti giovanissimi e simpatici.
Ci impegneremo a partecipare alle varie Messe cercando in tutti i modi di riuscire a fare un po’ di compagnia a Gesù e anche ai nostri sacerdoti.
Durante i nostri incontri, ovvero due sabati al mese, noi ragazzi, ma anche bambini come il piccolo Paolo, felice di partecipare, cerchiamo di riflettere sul Vangelo che verrà proclamato alla domenica, impariamo tante cose come tenere i candelabri, come incensare, senza lanciare i carboncini, e tutto ciò che c’è da sapere per una liturgia ordinata e decorosa. Il gruppo é aperto a chiunque voglia trovare nuovi amici e provare l’emozione di servire all’altare.
Prossimamente speriamo di trovare qualche brava mamma sarta, perché con i nostri mercatini vogliamo acquistare la stoffa per le nuovi vesti di chierichetti e per organizzare qualche gita.



Il nostro cardinale, quando è venuto a trovarci il 13 novembre, è stato veramente contento del nostro bel gruppo chierichetti tanto che ci ha regalato una medaglia e ha voluto la foto con noi. Buon Anno,

Marta e il gruppo chierichetti


Missionarietà e Solidarietà Internazionale

Sabato 3 dicembre nella nostra parrocchia si è tenuto il primo incontro di tutte le realtà giuseppine della Provincia Piemontese che, a diverso titolo, si occupano di missionarietà, solidarietà internazionale, educazione e cooperazione allo sviluppo.

Oltre ai referenti e ai membri delle associazioni e dei gruppi missionari, erano presenti anche alcuni volontari che hanno vissuto esperienze di impegno nelle realtà giuseppine all’estero: Erano presenti i gruppi di Milano, Torino, Rivoli, Valbrembo, Pinerolo e l’ENGIM internazionale.

Dopo un breve intervento del provinciale don Mariolino Parati, che ha impostato la giornata, c’è stata la riflessione, per alcuni versi anche provocatoria, di padre Massimo Casaro del PIME sul tema “Gesù ama la città dell’uomo” (Lc 19, 29-48). Riporto brevemente la parte iniziale della sua riflessione: se il mondo degli uomini sta a cuore a noi discepoli come sta a cuore a Gesù, allora è inevitabile sentire in noi quell’amore responsabile che si trasforma in senso di giustizia. Noi, a “causa di Gesù”, incarnato e morto in croce per ogni uomo, non possiamo più stare solo a guardare perché l’amore di Cristo risorto ci spinge a superare ogni distanza, a combattere l’indifferenza e la sfiducia. Solo a questa condizione, al ritorno del Padrone, saremo orgogliosi di restituirgli il mondo che lui ci ha affidato, arricchito della nostra fedeltà, della nostra passione, della nostra fantasia, in una parola: migliore. D’altra parte, nessuno può essere migliore senza il mondo perché il mondo migliore, nel disegno di salvezza del Padre, deve essere il fine di ciascuno.

La giornata, conclusasi con la celebrazione della Messa, è stato un momento di condivisione forte, che ha permesso la conoscenza reciproca dei vari gruppi impegnati nella realizzazione di progetti nei Paesi in via di sviluppo dove sono impegnati i Giuseppini.

Naturalmente questo è stato solo l’inizio di un percorso che potrebbe portare ad una migliore conoscenza della missione e della cooperazione all’interno delle varie realtà. Per tutti noi è stato un momento importante ed è aumentata la consapevolezza di quello che abbiamo di fronte come gruppo missionario ma sicuramente è aumentata anche la certezza che il mondo è veramente “nelle nostre mani” e dobbiamo decidere in che modo vogliamo abitarlo.

Bisogna, insomma, scegliere di esserci.

Anna Corlianò


Dalle tue mani… tutto dipende!

Lo scorso 17 dicembre i ragazzi dell’anno della comunità si sono cimentati in un breve recital, ideato dalla vulcanica mente della nostra Veronica per augurare alla comunità un Buon Natale diverso dal solito.

I ragazzi sono stati bravissimi e hanno reso l’interpretazione veramente corale. Hanno dato la sensazione di un gruppo molto bene amalgamato, in sintonia nel ritmo e nel canto.
D’altra parte era quello che noi catechiste desideravamo per i nostri ragazzi: fare comunità, arricchendo con un significato nuovo il modo di vivere il catechismo.

Al centro di tutto le mani, preziosi strumenti senza le quali la nostra vita prenderebbe una strada decisamente ardua.

Le mani sono state protagoniste delle immagini proiettate, delle letture fatte, dei brani cantati e mimati e anche dell’augurio finale, un “Buon Natale” composto dalle impronte delle mani dei nostri ragazzi colorate di tempera su un grande pannello.

Dalle mani può dipendere il significato degli oggetti: un bastone può tenere lontano un animale selvatico, ma nelle mani di Mosè ha diviso il Mar Rosso; una fionda può essere un gioco divertente che nelle mani di Davide è diventata un’arma straordinaria.

E i chiodi che nelle mani di qualsiasi uomo possono servire per costruire un oggetto, in quelle di Cristo hanno donato la salvezza al mondo intero.

Allora, affidiamo il nostro essere uomini nelle mani di Dio, l’unico in grado di darne il giusto significato.


Sabato 17 dicembre dopo la Santa Messa delle ore 18.00:
recital dei ragazzi dell'Anno della Comunità.
Bravissimi!
Grazie!

Daniela Zucca


Il presepio nella nostra chiesa

Quest’anno il presepio nella nostra chiesa è stato ambientato in un paesaggio rustico, di campagna, con giochi particolari di tronchi d’albero, come si immagina fossero costruite le case di semplici contadini, con materiali poveri che la natura metteva a loro disposizione, in modo molto semplice.

Il “Gruppo amici del Presepio” ha realizzato una scena veramente artistica e suggestiva per la gioia di tutti, ma specialmente dei bambini.

Un cartiglio con il seguente slogan è stato applicato accanto alla composizione natalizia come richiamo al significato della Giornata Mondiale della gioventù svoltasi quest’anno a Colonia.

Gli amici del presepio


“Siamo venuti
per
Adorarlo”
e per ringraziarlo





Il presepe ci aiuta a contemplare il mistero dell’amore di Dio che si è rivelato nella povertà e nella semplicità nella grotta di Betlemme.
La comunità ringrazia:
Melchiorre Colombo, Antonio Fratus, Giuseppe Canestracci, Antonio Muscia, Pino Savino, Attilio Mangiagalli, Enzo Bianchi, Leone Guolo, Giancarlo Marzorati.
Perché con la loro maestria ci hanno permesso di contemplare il mistero dell’Incarnazione nel lodevole Presepe realizzato in Chiesa.
Grazie!






Caro don Guglielmo,

è così bello il nostro presepio, che ho sentito il desiderio di dirlo anche agli amici che mi ascoltano dai microfoni di Radio Meneghina. Ogni giorno, guardandolo, vi scopro nuove emozioni, nuove lezioni e nuove motivazioni per cercare di essere migliore. È completo, pure nella sua semplicità, preciso e sorprendente, nei suoi particolari che mettono in risalto la dolcezza e la profondità di questo divino “Evento”. Grazie di cuore a tutti coloro che lo hanno realizzato con un lavoro di mente e d’azione veramente encomiabile.


Ada Lauzi


Taizé
I 120 giovani accolti in parrocchia durante la preghiera del mattino in sala Paolo VI


Ci sono nel Vangelo delle realtà che rendono bella la vita?
Sì, ce ne sono. Una di queste, il Cristo la esprime in quattro parole. Egli dice: beati, sì beati i cuori semplici. È la semplicità di cuore, la semplicità nella vita.

Un’altra di queste realtà è la speranza. Quando i cristiani sono scossi e attraversano delle prove, la speranza permette di superare gli scoraggiamenti e anche di ritrovare il gusto della vita.

C’è poi la libertà: la libertà del cuore e anche la libertà che dovrebbe estendersi ad ogni essere umano sulla terra.

Infine è la pace del cuore. Sappiamo che ci sono nell’essere umano delle pulsioni che possono arrivare fino alla violenza, talora anche fino all’odio. Per preparare la pace e la riconciliazione nelle nazioni, è in ciascuno di noi che è importante iniziare.

frère Roger di Taizé



Dal 28 dicembre al 1° gennaio Milano ha accolto 50.000 giovani provenienti da tutta Europa per partecipare al pellegrinaggio di fiducia sulla terra organizzato dalla comunità ecumenica di Taizè.

Ringraziamo le 32 famiglie della parrocchia che hanno accolto i giovani nelle loro case, i giovani che si sono impegnati per l’accoglienza, gli adolescenti, i giovani e gli adulti che hanno dato una mano.

Grazie!
Taizé
28 dicembre - 1 gennaio a Milano


Cos’è stato il pellegrinaggio di fiducia, l'arrivo dei ragazzi di Taizé a Milano? Cinque giorni vissuti come un fiume in piena. Come un uragano che, una volta passato, non lascia vittime ma solo ricordi simili a tatuaggi indelebili sulla scorza della memoria di chi li ha vissuti.

Sono stati 50mila giovani che hanno invaso la città, ed è stata la nostra parrocchia che ne ha ospitati 120; ucraini, polacchi, francesi… e un tedesco di nome Felix che vince il premio per essere il più simpatico inespressivo che abbia mai conosciuto. E’ stata una sfida con la lingua; rimediando al dramma di non essere assieme agli apostoli nel giorno di pentecoste grazie a traduzioni creative e libere interpretazioni.

Il pellegrinaggio di fiducia sulla terra è stato il thé caldo messo su a tutte le ore e qualcosa da mangiare quando si può. E’ stata una grande riconciliazione; con tutti quelli che hanno partecipato, dalle famiglie scese a cucinare per la cena del trentuno ai ragazzi che hanno preparato uno striscione tutto fatto con le bombolette spray, roba che quasi quasi facendolo s’intossicavano. Riconciliazione vera con me stesso, la mia fatica fisica e i miei limiti umani, e col mondo che si muoveva frenetico attorno a noi e di cui ci siamo sentiti parte attiva e al contempo flusso che si muove contromano; la luce delle candele che passa tra i presenti nel padiglione della fiera. Sono state le parole accorate del nostro vescovo, quelle incompiute di frère Roger e quelle intime di frère Alois che esortavano alla comunione tra i cristiani: l’urgenza di vivere una comunione di preghiera tra cristiani per il semplice fatto di poterci dire cristiani. Un cammino lungo e non concluso, i giovani si sono salutati dandosi appuntamento a Zagabria che è anch’esso segno di riconciliazione: un tentativo di portare una testimonianza forte in un luogo dove l’odio ha eroso molte coscienze.

Il pellegrinaggio di fiducia sulla terra è stato fiducia. Fiducia che un ragazzo polacco sarebbe tornato a prendersi zaino, passaporto e ciabatte; ce lo siamo perso una sera e l’abbiamo ritrovato il giorno dopo. Aveva seguito alcuni amici andando a dormire in una parrocchia di Desio. Fiducia nel preparare per la preghiera, addobbare prima la chiesa e poi sala Paolo VI con degli striscioni arancioni bellissimi: peccato che in qualunque modo li sistemi sembrino stelle filanti depresse e accartocciate. Fiducia nel riuscire a farcela a gestire tutti questi ragazzi, fiducia contro la fatica e la stanchezza. La difficoltà di comprensione tra noi, con la nostra comunità ma soprattutto la voglia e la forza di farcela comunque: una corsa continua ad inseguire il tempo motivati dal profondo senso di fiducia verso questi giovani, speranza del domani; uno scopo per cui si esige il sacrificio. Tutta la fiducia che abbiamo impiegato, la consapevolezza che non si può fare tutto da soli e dobbiamo accrescere ancora la fiducia verso Dio e verso gli altri. Questi cinque giorni sono stati, più di tutto, una testimonianza viva della chiesa di Cristo; la pendice di una traccia con radici profonde che affondano nel Concilio.

Il pellegrinaggio di fiducia è stato un allargarsi al mondo; con lo smistamento dei giovani nelle famiglie. Alcuni sono amici e vogliono stare assieme - Signora ne ospiterebbe tre invece che due? Ma non ho posto letto? Ma la ragazza dice che dorme anche per terra. Allora va bene... - e via così, poi altri ragazzi - Welcome! Ciao! Come ciao, da dove arrivate? Cefalù. – Ecco appunto, apriamo la palestra e facciamoli sistemare. Nei giorni seguenti trovarsi con i responsabili alla sera, parlarsi e scoprirsi simili se non uguali. Allargare la mia famiglia alle due ragazze polacche che abbiamo accolto in casa, Kinga e Viola, e mio fratello che è partito per passare il capodanno fuori casa e poi è tornato indietro (suppongo per le polacche che erano veramente carine). Allargare ha voluto anche dire trasportare le pedane di legno sulle lastre di ghiaccio per fare festa diversa e sentita la notte di capodanno; se non altro ne è valsa la pena per vedere il parroco ballare i Village People... e anche questa è fiducia. Un pranzo in dodici persone il primo giorno dell’anno, un modo come tanti altri per allargare le braccia verso i fratelli. Scoprirsi davvero una grande famiglia con gli italiani, provenienti dalle altre opere Giuseppine. Per ognuno di loro una differenza e in tutti loro un sorriso sull’angolo della bocca tipico di chi ha vissuto il carisma del Murialdo.

Cinque giorni di una difficile ricerca di pace, anche mentre il piccolo Alessandro stava chiuso sopra il tabernacolo per cercare di appendere i drappi arancioni; o il giorno seguente mentre addobbavamo il sagrato coi nastri. La pace del cuore è una sfida con noi stessi per poter essere pace verso gli altri, e non è facile. Abbiamo fatto anche esperienza di sconforto in questi giorni, ma il più delle volte di soddisfazione vera e sincera. In questi giorni, per cinque giorni, in fiera era appeso un cartello, sopra una frase di S. Ambrogio scritta in sei lingue: “Cominciate in voi l’opera della pace, così che rappacificati con voi stessi possiate portare la pace agli altri.

Il pellegrinaggio è stato il lucido e tagliente silenzio dei momenti di preghiera. Un dialogo senza parole e senza rumore; un dialogo con Dio. E’ stato avere problemi con i canti della preghiera del mattino, ma anche con il sonno al mattino durante la preghiera. Comunque nel silenzio si racchiudeva la bellezza di pregare ugualmente. A farsi i conti in tasca, alla fine, si scopre che sono stati cinque giorni di una preghiera costante e incessante: nella neve che scende a fiocchi quando i ragazzi arrivano e nel sole del giorno successivo. Preghiera nei gradi che ci sono alla mattina del ventinove, che sono meno undici, e di nuovo nella neve la sera del trentuno.

Il pellegrinaggio di fiducia sulla terra è stata la caccia alle panelle, la stanchezza di Emilia che suona la chitarra alla veglia di preghiera l’ultima notte dell’anno, la gioia trasmessa da padre Antonio che canta “Inco-inco-incoronata” e la fierezza evocata dai polacchi mentre cantano il loro inno nazionale.

Gesù dice: “dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sarò in mezzo a loro” - Erano in 50mila tutti insieme nel suo nome. Cos’è stato il pellegrinaggio di fiducia dei ragazzi di Taizé a Milano? Sono stati cinque giorni in cui Gesù è passato da Milano… e io sono felice d’averlo potuto incontrare.

Paolo Valeri



DEGRADO: COMINCIAMO A DISCUTERNE

Sul numero di ottobre di “Camminare Insieme”, avevamo trattato della necessità di intervenire sulla situazione di degrado dei nostri quartieri e, in particolare, sullo stato di abbandono dell’edilizia popolare. Riferisce l’Assessore alla Sicurezza di Palazzo Marino, Guido Manca, di una situazione particolarmente delicata nei quartieri ALER di Via Lorenteggio, con numerosi alloggi occupati abusivamente, sottrazione di energia elettrica, minori abbandonati a se stessi, che l’Amministrazione comunale vuole affrontare in tempi brevi di concerto col nuovo prefetto, Gian Valerio Lombardi.

L’argomento degrado ha trovato anche eco nell’omelia del nostro Arcivescovo, Monsignor Dionigi Tettamanzi, nell’occasione della ricorrenza del cinquantenario dell’edificazione della nostra Chiesa parrocchiale, lo scorso 27 novembre: dalla nostra zona emergono segnali contrastanti, positivi per la presenza di tante realtà d’associazionismo e volontariato, ma pure negativi, per il degrado diffuso che interessa tanti, troppi quartieri.

Avevamo concluso dicendo che, per gli abitanti che vivono questa situazione di disagio, avremmo pur dovuto fare qualcosa.

L’avvio a questo nostro impegno, nella consapevolezza che questi problemi non sono di facile soluzione, è stato dato con un’iniziativa che vuole essere un primo e necessario passo per qualcosa di concreto e cioè un incontro con le pubbliche Istituzioni. Abbiamo invitato il Vice Sindaco Riccardo De Corato e il Presidente della nostra Zona 6, Massimo Girtanner, a partecipare a un incontro per discutere e confrontarsi su temi - sicurezza, abusivismo, carenza di manutenzioni, convivenza civile, violenza - la cui soluzione, oltre alla necessità dell’integrazione e dell’accoglienza degli immigrati che accettano le nostre regole, è maggiormente ritenuta necessaria nella nostra zona.

L’invito è stato accolto e l’incontro si terrà presso i locali della Parrocchia venerdì 3 febbraio 2006 alle ore 21.

Gli interlocutori sono particolarmente qualificati. Infatti, il Senatore De Corato, oltre a ricoprire la carica di Vice Sindaco, è responsabile del Settore Arredo Urbano ed è competente, tra l’altro, di appalti, della realizzazione di interventi di edilizia pubblica, strade, parchi e giardini. Come si legge nel sito web del Comune di Milano, uno degli obiettivi di quel Settore è quello di ”dare identità alle periferie, creando e risistemando spazi, piazze ed ambiti in modo tale che possano divenire elemento trainante di tutta l’area”.

Ed è proprio quello che vorremmo.

Non rimane allora che attendere l’esito dell’incontro, per verificare quali proposte, quali soluzioni ci prospetteranno i pubblici Amministratori e che suggerimenti sapremo loro dare.

Gianni Ragazzi
gianni.ragazzi@iol.it


Grazie!

Tramite “Camminare Insieme” voglio ringraziare le molte persone care e gentili che mi sono state vicine con auguri e preghiere, per i miei 80 anni, compiuti il 20 dicembre 2005. Compresi i nostri sacerdoti e i Giuseppini di altre comunità. Grazie Signore, per avermi fatto raggiungere questo bel traguardo.

Ringrazio mio figlio sacerdote Mariolino venuto da Torino per celebrare l’Eucaristia per gli 80 anni della mamma, è stata una bella emozione, un dono grande. Grazie!

Auguro a tante mamme giovani di ricevere il dono di un figlio sacerdote.

Preghiamo intensamente perché il Signore che ama tutti chiami giovani per la sua Chiesa. Teniamo viva la nostra speranza perché ci siano nuove vocazioni sacerdotali, religiose e missionarie.

Auguri di Buon Anno alle Mamme Apostoliche, in particolare alle mamme in difficoltà e a tutta la comunità!

Rosa Parati







Carissimi amici,

abbiamo ricevuto una lettera di don Pasquale che, oltre a ringraziare per la sua bella giornata trascorsa con noi e per l’accoglienza dei confratelli, ci augura un Natale sereno da vivere nella pienezza del suo mistero e nella continuità del suo messaggio. Per questo vi proponiamo direttamente i suoi pensieri tradotti in poesia.

Auguri!
Auguri di cuore.
Che sia un Natale di sorrisi,
di sguardi sereni, di visi gioiosi, di bimbi felici…
Auguro al mondo che questo Natale ci porti ancora
il calore del sole sulla pelle, lacrime di pioggia leggere
come farfalle, vento sbarazzino che porti via i brutti pensieri.
Auguro a tutta l’umanità di poter finalmente assistere al
dissolvimento delle armi, che i telegiornali possano
darci solo notizie di pace e solidarietà… che gli
uomini possano prepararsi ad accogliere
il Principe della Pace,
che la stella cometa diffonda
con la sua luce,
l’amore per tutti!


Sono pensieri che non si fermano al nostro piccolo mondo, ma spaziano ovunque e alimentano fiducia e speranza in un futuro migliore! Buon Anno a tutti voi amici e ai nostri cari. Un abbraccio,

Luciana Dal Ben



SPAZIO APERTO ai lettori
Un breve racconto sull'ambizione sempre più protagonista nella vita d’ogni giorno, augurando che dalle pagine di “Camminare Insieme” aiuti a far riflettere su questi eccessi della nostra società.


Le fatiche dell’Ambizione

L’Ambizione precedeva tutti, con quel suo arrogante cipiglio di facciata che nascondeva l’inquieta smaniosità di piacere. La seguivano a qualche passo la Volontà, l’Intelligenza, l’Amore. Per ultima arrancava la Saggezza, sembrava già vecchia, irritante ed assennata frenava un po’ quel pot-pourri che fermentava l’impasto di una vita. La vita di un ambizioso qualunque.

Per un buon tratto di strada si erano irrobustiti nella giovinezza, non tutti però, sempre lei la Saggezza rimaneva indietro, gracilina, timorosa e sempre un po’ antiquata.

Fra loro rumoreggiava spumeggiante l’Amore, se lo trovavano sempre tra i piedi, ora sovraeccitato ora struggente, nei suoi momenti di disperazione riusciva a trascinare nei toni più bassi anche l’Intelligenza, la Volontà, poi, diventava uno straccio.

L’unica che riusciva a salvare la faccia era lei l’Ambizione, non cedeva mai il passo, a testa alta avanzava trovando spazi e luce per mostrarsi, competere, emergere, voleva che tutti sapessero, che tutti si stupissero, perché mai avrebbe dovuto tenere all’oscuro i suoi pregi?

La giovinezza non era ancora impallidita quando l’Intelligenza e la Volontà iniziarono a trainare il gruppo diventando i migliori alleati dell’Ambizione che, instancabile e combattiva, sponsorizzava i “prodotti” di cui generosamente veniva nutrita.

Nella maturità, quando divenne avida e spregiudicata, ne risentì l’Amore, che sempre così vulnerabile inciampò più volte nel cinismo, sciupandosi.

La vita dell’ambizioso si consumò nella smania di apparire, il logorante esercizio di funambolismo lo portò all’estremità della corda dove trovò la vecchiaia, ma ormai lo spettacolo era finito, il pubblico disperso; la fama e il prestigio dimenticano in fretta.

L’Ambizione si sedette stanca, voltandosi vide che l’Amore si era spento, la Volontà se n’era andata da tempo e l’Intelligenza lentamente scoloriva, allora mentre si afflosciava nell’ombra dell’indifferenza s’accorse che l’unica rimasta in piedi era proprio la Saggezza che ora più vicina a lei le parlava materna, l’Ambizione l’ascoltò stupita, e per la prima volta la vide meno vecchia.

Insieme ripresero il cammino, l’una accanto all’altra.

Isabella Cattaneo Morini

Signore...




Sulla porta della bellissima chiesa di San Giacomo a S. Margherita Ligure era appeso un foglio sul quale era scritta questa preghiera. Offro a voi queste parole che fanno riflettere e meditare.



Fulvia

Signore, quando ho un dispiacere, offrimi qualcuno da consolare;
quando la mia croce diventa pesante, fammi condividere la croce di un altro;
quando non ho tempo, dammi qualcuno che io possa aiutare per qualche momento;
quando sono umiliato, fa che abbia qualcuno da lodare;
quando sono scoraggiato, mandami qualcuno da incoraggiare;
quando ho bisogno della comprensione degli altri, dammi qualcuno che ha bisogno della mia;
quando ho bisogno che ci si occupi di me, mandami qualcuno di cui occuparmi;
quando penso solo a me stesso, attira la mia attenzione su un’altra persona.
Signore, fa’ che i miei occhi sappiano veramente guardare, vedere, capire, per aprire il mio cuore alla capacità di amare gli altri come tu ami me.


Gli amici della filo-Sophia

Con Filone di Alessandria nasce, oltre a quella dell’uomo, anche una nuova concezione di Dio. Soprattutto la dimostrazione della Sua esistenza e la determinazione della Sua natura e della Sua essenza vengono affrontate in maniera più consapevole e distinta.

Dimostrare che Dio esiste, secondo Filone, non è difficile, mentre è impossibile per l’uomo arrivare a comprendere “che cosa” sia Dio. Anche nominarLo non è dato all’uomo “Dio rispose a Mosè: io che sono il solo cui competa l’essere>” (Mos., I, 75).

L’esistenza di Dio è comprensibile per l’uomo, tuttavia, non tutti gli uomini giungono ad affermare l’esistenza di Dio. La negano (gli atei), non sanno se possono decidere che sia veritiera (gli agnostici), si affidano acriticamente alle “tradizioni” (i superstiziosi) oppure, infine, si affidano a molti dei non riconoscendosi quali figli dell’unico Dio (i politeisti). Contro tutti costoro Filone pronuncia giudizi molto severi, offrendo prove dell’esistenza di Dio di cui Filone è un forte sostenitore. Si tratta di prove di natura cosmologico-teleologica, ossia il procedimento della dimostrazione va, come dice lo stesso filosofo, dal basso verso l’alto. La ragione compie un’inferenza, cioè un passaggio logico che, partendo dalle cose che appartengono al mondo, e ritenendole incapaci di dare giustificazione della propria esistenza da se stesse, ricerca la causa ultima e più ragionevole del loro esserci, salendo verso cause sempre più grandi. “Le opere sono sempre, in qualche modo, indizi degli artefici salendo verso cause sempre più grandi, … Così, colui che giunge nella città veramente grande che è questo cosmo, vedendo i monti, le pianure, le distese dei mari, il sole e la luna, i movimenti degli altri pianeti e delle stelle fisse e di tutto il cielo, non dovrà formarsi con verosimiglianza e anzi con necessità la nozione del Creatore, Padre e anche Signore? Infatti, nessuna delle opere d’arte si produce da se medesima, e questo cosmo implica somma arte e somma conoscenza, di guisa che esso deve essere stato prodotto da un artefice dotato di conoscenza e di perfezione assoluta. In questa maniera ci siamo formati la nozione dell’esistenza di Dio.” (De Specialibus legibus, I, 32-35).

Filone ritiene però che vi sia un altro modo per arrivare a sostenere l’esistenza di Dio. La conoscenza a cui perverremmo, in questo secondo caso, avrebbe un movimento inverso al precedente e sarebbe però destinata a pochi eletti: a coloro che Filone chiama “i veri servitori e amanti di Dio”. In questo caso, Dio stesso donerebbe la conoscenza di Sé a costoro come dono gratuito per coloro che lo pregano e se ne rendono degni. Ciò accadde a Mosè, per citare un esempio caro al nostro filosofo. Questa conoscenza è immediata e si raggiunge con l’intelligenza “più perfetta e maggiormente purificata … la quale conosce la Causa non partendo dalle cose create, come si conosce dall’ombra l’oggetto che la produce, ma, sorpassato il creato, riceve una chiara manifestazione l’Increato, di guisa che, a partire da quello, essa comprende sia Lui sia la Sua ombra” (Legum allegorie, III, 100 e seguenti). Sicché, possiamo affermare che sia Dio che si fa vedere dall’uomo e non viceversa; poiché è iniziativa del nostro Signore venire all’uomo e donarsi a noi gratuitamente per amore.

Valentina Caleca



Fotografie