camminare insieme Febbraio 2006   


Il sacerdote di fronte alla morte

Nella mia vita di prete ho assistito alla di morte di tanti fratelli e sorelle delle comunità dove ho vissuto la mia vita di parroco.
Inoltre ricordo con tanta commozione la S. Messa che ho celebrato nella camera di mio papà, gravemente malato, attorniato dai fratelli, sorelle e dai nipoti. Il papà che dice alla mamma dopo aver ricevuto il viatico: “ti aspetto in paradiso” e le dà l’ultimo bacio.

Ricordo anni dopo, la mamma che ci saluta tutti, dopo aver ricevuto Gesù Eucaristia e saluta sorridendo, orgogliosa di avere dato 2 figli sacerdoti al Signore.

Ricordo quando a Padova, Renato Franco, mio vice presidente del Consiglio Pastorale, durante la messa comunitaria, chiede di ricevere il dono dell’Unzione, prima di un serio intervento chirurgico. Nel suo testamento spirituale scrisse: “oggi ho ricevuto l’Unzione: ne sono grato al Signore Iddio e a Lui va la mia lode e ogni benedizione…”.

Ho assistito anche alla morte di qualche sacerdote e sempre ne sono stato profondamente commosso.
Pure i preti che io ho potuto incontrare poco prima del “passaggio”, mi hanno convinto che i sacerdoti sanno morire con coraggio e serenità.

Ieri ho partecipato con i sacerdoti del mio Decanato e tanti fratelli francescani e tantissima gente all’ultimo saluto a P. Andrea Pagliari, parroco della Parrocchia S. G. Battista alla Creta.
La sua morte ci ha preso tutti di sorpresa. L’andai a trovare, quando era ancora all’ospedale San Giuseppe. La malattia gli aveva rubato il vigore, la sua naturale arguzia, il sorriso bonario e intelligente e aveva scavato profondamente di rughe il suo volto rotondo di contadino della bassa cremonese. Mi accolse con un bel sorriso. Volle che rimanessimo soli. Parlammo delle nostre parrocchie, della fatica dell’evangelizzazione… e battendomi sulla spalla: “ricordati che la carità non è un’avventura, ma un impegno per la vita”. Poi mi volle accompagnare fino all’ascensore, ma prima mi chiese la benedizione e mi diede la sua.
Uscii stordito con il pianto nel cuore.

P. Andrea volle dettare il suo testamento al caro Fra Paolo, suo guardiano, pochi giorni prima di lasciare questo mondo. Si accomiatò dalla sua gente con coraggio e con amore.

Ai suoi parenti: “Ho cercato di volervi bene, ma voi mi avete superato in bontà. Continuate cosi… e amate il Signore”.

Ai suoi Frati: “devo chiedere perdono, sento di avervi amati un po’ poco…”.

Alla sua gente della Creta: “non potevo amarvi più di così! Con tutti i miei limiti ho cercato di voler bene a tutti e riconosco di aver ricevuto più di quanto ho dato”.

La gente piangeva con i suoi vescovi e sacerdoti concelebranti senza nascondere quelle calde lacrime che aprivano i nostri occhi sulla Terra Promessa.

I nostri preti non sono tutti santi, né tutti eroi, non sempre sanno dire cose sublimi. Ma quando hai la fortuna, come l’ho avuta io, di vederli in controluce sull’eternità, allora t’accorgi che valgono di più di quanto non avessi creduto, perché gli uomini che sanno morire con dignità e coraggio non possono che essere vissuti da uomini veri.

Don Guglielmo Cestonaro - Parroco
gcestonaro@murialdo.org




Appuntamento con il

Nella riunione del CPP del 23 gennaio, Don Guglielmo ha condiviso con noi l’esperienza vissuta recentemente a Triuggio con altri sacerdoti della Diocesi. In modo particolare, ha voluto sottolineare come siano emersi due temi che sono anche al centro del Progetto Pastorale di questo CCP, ossia l’importanza della famiglia e della Comunità parrocchiale nella trasmissione della fede. La Comunità si deve fare missionaria per poter permettere questa trasmissione, deve essere il luogo in cui le persone testimoniano la loro fede sia per permettere ad altri di poter incontrare Gesù Cristo Risorto, sia per far crescere la loro fede.

La Fede non può più allora essere solo tradizione ma deve connotarsi di un nuovo aspetto che è quello della relazione.

L’augurio è che anche la nostra Comunità sia sempre più Missionaria, e che anche attraverso il rapporto personale sia capace di mettersi in dialogo con gli altri.

Silvia Gazzola


Incontro
con i rappresentanti delle pubbliche Istituzioni




Il Centro Culturale don Paolo Novero organizza un incontro per discutere e ricercare soluzioni su importanti problemi del nostro territorio.

Venerdì 10 febbraio ore 21.00

Abbiamo invitato quali interlocutori, in rappresentanza delle pubbliche Istituzioni:

Sen. RICCARDO DE CORATO
Vice Sindaco di Milano

MASSIMO GIRTANNER
Presidente del Consiglio di Zona 6

È prevista anche la partecipazione di un rappresentante delle Forze dell’ordine.



Egli è Immagine del Dio invisibile
(Col. 1,9-20)

 



[9]Perciò anche noi, da quando abbiamo saputo questo, non cessiamo di pregare per voi, e di chiedere che abbiate una conoscenza piena della sua volontà con ogni sapienza e intelligenza spirituale, [10]perché possiate comportarvi in maniera degna del Signore, per piacergli in tutto, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio; [11]rafforzandovi con ogni energia secondo la potenza della sua gloria, per poter essere forti e pazienti in tutto; [12]ringraziando con gioia il Padre che ci ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce.

[13]E' lui infatti che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto, [14]per opera del quale abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati.

Primato del Cristo

[15]Egli è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; [16]poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. [17]Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui. [18]Egli è anche il capo del corpo, cioè della Chiesa; il principio, il primogenito di coloro che risuscitano dai morti, per ottenere il primato su tutte le cose. [19]Perché piacque a Dio di fare abitare in lui ogni pienezza [20]e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce, cioè per mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli.




Colosse, antica città della Frigia (regione dell’odierna Turchia), sorgeva lungo un’importante via commerciale; era una bella e popolosa città che scomparve in seguito ad un terremoto. Qui la comunità cristiana fu fondata da Epafra, oriundo di Colosse, ai tempi dell’apostolato di Paolo a Efeso. Egli non ha conoscenza diretta di questa comunità, ma gli è giunta notizia della sua fedeltà e osservanza degli insegnamenti evangelici.

La notizia della fede della comunità è motivo di preghiera incessante da parte della Chiesa affinché i Colossesi possano conoscere la volontà del Signore. Conoscere la volontà del Signore significa comprendere con la propria intelligenza, filtrata dalla fede profonda del cuore che è guidato dallo Spirito. Questa profonda comunione aiuta a discernere nella vita di ogni giorno la strada che porta a Dio. Ecco allora che il comportamento morale non è il frutto dell’obbedienza passiva ai precetti, ma ricerca della benevolenza di Dio di cui si accetta la volontà; è da questo rapporto profondo che si hanno i frutti fecondi delle opere di bene. Tutto ciò perché chi crede possa essere messo in grado di partecipare alla gloria dei santi nella luce, che è la partecipazione al regno di Cristo, grazie al quale abbiamo la redenzione dai peccati. Il ringraziamento di Paolo per la comunità termina dal versetto 15 con l’Inno Cristologico, molto probabilmente era un inno di origine liturgica e che Paolo usa come sintesi della storia della salvezza alla luce di Cristo.

Gesù incarna in sé l’immagine del Dio invisibile, perché è il primogenito di ogni creatura. Dio si rende visibile attraverso Cristo, mediatore dell’intera creazione, sia visibile sia invisibile come le creature angeliche. Tutto è stato creato in Cristo, per mezzo di Lui ed in vista di Lui e quindi è Cristo il centro: è un richiamo a collocare nella giusta dimensione il creato, a non farlo diventare un idolo perché il primato sulle cose spetta a Cristo. Questo anche all’interno della Chiesa perché Cristo è il capo. Il primato di Cristo non è solo quello della creazione ma anche quello della risurrezione. Egli è l’artefice della riconciliazione tra Dio e l’uomo, l’esempio di chi conosce e fa la volontà di Dio. Il punto centrale dell’insegnamento di Paolo in questo brano consiste nella fedeltà al Vangelo cui egli richiama la comunità.

Paolo è servo del Vangelo, e con lui ogni credente. E’ presente questo atteggiamento nelle nostre comunità, oppure il Vangelo diventa quasi uno strumento da piegare a seconda delle esigenze?


Gabriella Francescutti



    


5 febbraio Giornata Mondiale per la Vita









Ami la vita?

La tua, quella di chi ti sta attorno, la natura e la vita dei bambini non ancora nati? Per noi, volontari del Centro di Aiuto alla Vita Mangiagalli, quel piccolo bambino rappresenta la speranza in un mondo più accogliente.

Vuoi darci una mano perché ciò che è appena abbozzato sotto il cuore della madre possa portare la sua presenza nuova nel mondo?

Noi, più di venti anni fa, abbiamo detto di sì alla vita e così più di quattromila bambini sono nati. ”Condividere è sperare insieme” e accettare la vita vuol dire mettersi al fianco, anche materialmente della mamma o dei genitori, offrendo loro tutto ciò che può renderli sereni. Spesso trovano in noi volontari una famiglia allargata. Sorridi con noi alla vita!




FAMIGLIA FONDATA sul MATRIMONIO

Un alfabeto per la coppia


“Parla Signore! Questa famiglia ti ascolta”. Anche in famiglia gli esami della vita non finiscono mai. In questi giorni è uscito un libretto dal titolo “Parla Signore, questa famiglia ti ascolta” (ed. San Paolo - 121 pagine, € 6,50), che potrà arricchire l’alfabeto di tante famiglie e invitarle a superare altri esami con una preghiera “impastata di quotidiano”. È un alfabeto stimolante per genitori che, attraverso una serie di voci dalla A alla Z, avvicina la Parola di Dio ad alcune dimensioni tipiche della vita familiare, ad alcune circostanze ricorrenti. Il formato tascabile sta dovunque: nella tasca dello zaino e nella portiera dell’automobile e lo rende un vero e proprio breviario familiare.




Le voci, dalla A alla Vacanza

Accontentarsi - Adolescenza - Affanno - Amicizia - Amore di sposi - Amore per i genitori - Amore per i figli - Cadute, sbagli, errori - Casa - Chiacchiere - Cibo - Compromessi - Conflitti - Coraggio - Debolezza, fragilità - Discernimento, scegliere ciò che è giusto - Dolore, sofferenza - Entusiasmo o zelo? - Eredità - Fidanzamento, fiducia in Dio, Genitori anziani - morte - Onestà o disonestà - Partenze - Paura - Perdono - Preoccupazioni e Provvidenza - Progetti - Quotidianità - Riposo - Sacrifici e fioretti - Saggezza - Salute - Sopportazione - Successo - Vacanza.

A cura di CiGi


14ª giornata del Malato
“alla Scuola del Malato”


Che senso ha la vita, il dolore, la sofferenza? Come affrontarli?
Se la sofferenza è maestra di vita, il malato può diventare un buon insegnante che ci aiuta a dare risposte.

1. LA VITA
“DONO E MISTERO”

  • “La vostra vita è nascosta con Cristo in Dio” ci dice Paolo nella lettera ai Colossesi 3, 3. Allora solo “fissando lo sguardo su Gesù” siamo aiutati a dare delle risposte.
  • “Io sono venuto perché abbiamo la vita e l’abbiamo in abbondanza” (Gv. 10, 10) . La vita è quindi dono. Dono di Dio, di Gesù che è la Vita. Gesù infatti promuove la vita e guarisce i malati, come segno del Regno di Dio, dove la malattia, la sofferenza, la morte non sono l’ultima parola, ma strumento di Risurrezione, di vita nuova, divina, tanto quanto sono offerte a Gesù che soffre e muore per risorgere, per dare la vita di Dio.
  • “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per gli amici” (Gv. 15, 13). Gesù non solo ha guarito i malati, ma ha vinto e ha dato senso alla sofferenza, assumendola su di sé per amore e così, vincendo malattia e morte, ci ha fatto il dono della salute piena che è la salvezza. Gesù è andato incontro alla morte con consapevolezza e libertà. Gesù non vuole il dolore; come ogni uomo Egli vuole la vita, la gioia. Incontra però il male, la sofferenza, la morte sul cammino che Egli percorre insieme agli uomini. Egli vuole eliminare il male, ma il modo di eliminazione ci sorprende. Dio elimina il male non ignorandolo o aggirandolo, ma aggredendolo e trasformandolo dal di dentro con la forza dell'amore. Il discepolo riceve dal suo Signore Maestro lo stesso compito: trasformare ogni croce umana in croce di Cristo.

2. ALLA SCUOLA DEL MALATO

Il malato non va visto solo come persona da aiutare, ma come persona da cui imparare.
  • Il malato testimonia
    • l'importanza e il valore della vita in ogni istante e situazione, in un contesto che talvolta o spesso non la considera nella sua totalità o la strumentalizza o addirittura la disprezza.
    • La necessità di una personale e collettiva responsabilità nel prevenire le cause di malattia assumendo sani stili di vita. l'urgenza che la persona in condizione di malattia non sia lasciata sola e venga debitamente curata dalla società e dalla comunità cristiana.
  • Il malato educa
    • a scoprire il valore delle realtà essenziali della vita.
    • a scoprire il limite e la provvisorietà della vita umana. Il vissuto di sofferenza nelle piccole e grandi imprese della vita obbliga a pensare più umilmente riguardo a se stesso.
    • a comprendere alla luce della fede che la sofferenza, pur conservando i tratti dell'assurdo, pur restando sorgente di lacerazione interiore, proiettata sullo sfondo della croce di Cristo, assume un significato che va oltre la semplice valorizzazione umana.
  • Il malato chiede
    • Che la professione sanitaria abbia un'anima.
    • Che l'economia non sia prepotente.
    • Che la riorganizzazione sanitaria abbia sempre come finalità la cura di ogni persona e che la scienza sia sempre a servizio della vita.
    • Che la comunità cristiana sia più attenta al mondo della salute e della malattia. Per questo va rivalutata la missione della comunità cristiana che si prende cura dei sofferenti, quale contesto vitale che concorre a far uscire il malato dall'isolamento e dalla condizione di inutilità.
Sintesi del messaggio della CEI a cura di don Alberto




Veglia decanale di preghiera

La Caritas Decanale

giovedì 26 gennaio ha invitato
nella nostra parrocchia don
Albino Bizzotto
“La pace… un’utopia possibile?”


Dal discorso del Papa Benedetto XVI per la Pace: “Dio è inesauribile sorgente della speranza che dà senso alla vita personale e collettiva. Dio, solo Dio, rende efficace ogni opera di bene e di pace”.

Don Albino ci dice: dopo la Risurrezione la prima parola che dice Gesù è Pace. La Pace non è il futuro ma è la sorgente della vita nuova.

Dio è sparito ma se noi ci amiamo Dio c’è, si manifesta. La pace è ciò che costituisce la comunità, la Chiesa. La nostra pace non è quella dei crocifissori ma quella del Crocifisso. Ricordiamoci che la pace per noi non deve essere la proiezione in cielo dei nostri desideri ma è il modo che ci indica il Padre per realizzare il suo Regno oggi! La sua pace è la pace delle beatitudini, la felicità, la nuova alleanza che Dio ci propone di seguire: Gesù è innamorato della nostra umanità e quindi si rivolge alla nostra libertà perché non si può obbligare un altro ad amare.

La pace di Cristo nella società ci porta a rompere gli schemi fissi perché siamo fratelli e Gesù ama tutti sia buoni che cattivi. La nostra società multietnica può essere una nuova babele oppure una nuova pentecoste: gli immigrati hanno bisogno di incontro che permetta loro di trovare strade che diano delle possibilità di integrazione, non hanno bisogno solo di assistenza.

In questo nostro mondo così variegato è necessaria un’evangelizzazione pentecostale e dobbiamo renderci conto che la missione ormai è qui perché tra di noi aumentano sempre più fratelli che non conoscono Cristo.

La Pace parte dall’annuncio delle felicità - beatitudini - che ci fa Gesù. A partire dai nostri conflitti noi dobbiamo annunciare l’amore di Dio dentro ai conflitti che viviamo tutti i giorni; questo oggi è difficile perché la nostra società mette prima le cose e poi le persone, abbiamo trasformato i diritti delle persone in leggi di mercato.

Mettiamo in discussione il nostro sistema a partire anche dai nostri stili di vita: la violenza oggi non è solo quella delle armi ma anche la fame, la disoccupazione, la malattia non curabile perché non ci sono i soldi per le medicine.

Dobbiamo pensare alla decrescita (noi usiamo il 90% delle risorse... vogliamo ancora crescere?).
Oggi nel concreto assistiamo al fatto che il patto di non proliferazione nucleare è saltato, ricordiamoci che le guerre non hanno mai grandi ideali, hanno semmai grandi menzogne. Si spendono nel mondo all’anno 1.056 miliardi di dollari per le armi, contro i 6 miliardi per l’alfabetizzazione e i 13 miliardi per il piano contro la fame. I cristiani devono dire che è possibile un mondo senza armi. Il 10% del fondo per le armi risolverebbe la fame nel mondo per un anno.

Ricordiamoci che chiamiamo Signore il Crocifisso e non il crocifissore.

Gesu’ è il vivente dentro la nostra umanità, proviamo a pensare che il luogo dove Dio si esprime è la nostra umanità nonostante il bisogno che ognuno di noi ha di chiedergli perdono quotidianamente: Dio vuole esprimersi attraverso di me, questa è l’incarnazione. Dio non ce la impone, non chiede mai l’obbedienza, ci chiede un rapporto affettivo, ci chiede di seguirlo per amore e questo amore ci porterà ad amare come Lui tutti, i buoni e i cattivi. Questo distrugge l’antica religione e fa della Chiesa il segno di una storia nuova, ribaltata, la storia del Regno che è già qui e ci impegna già ora sulla via della pace.

Daniela Gennari


Nuovi Chierichetti

Sabato 21 gennaio: incontro gruppo chierichetti “Murialdo”. La riunione è iniziata con l'accoglienza di quattro nuovi chierichetti. Eleonora, Alessandro e le due sorelle Silvia e Chiara. Presentandosi, ci hanno spiegato il perché di questa loro scelta. Eleonora: desidero fare il chierichetto per servire Gesù. Alessandro: con timidezza, mi sembrava bello provare una nuova esperienza. Silvia: sono entusiasta di poter preparare l'altare e sua sorella Chiara voglio stare vicino a Gesù.

Noi, che facciamo parte di questo gruppo già da tempo, li abbiamo incoraggiati raccontando loro le bellissime esperienze che abbiamo fatto in questo primo anno da chierichetti e, a nostra volta, abbiamo spiegato le nostre motivazioni: a Marika e Matteo piace stare con Gesù rimanendo in preghiera, per Federico e Mauro è ormai una passione e provano piacere nel fare i chierichetti, Francesco viene per salutare Gesù e lo stesso Andrea che con il suo grande desiderio di entrare in questo gruppo, ha superato anche delle difficoltà: i suoi genitori non potevano accompagnarlo nei vari impegni parrocchiali ma, vista la sua volontà, una sua vicina di casa si è offerta in questo compito; a Davide e Simone piace la compagnia di Gesù e vogliono essergli amici.

I più piccoli di noi Paolo e Nicolò, ascoltano volentieri la S. Messa, Francesca ha fatto questa scelta per ringraziare il Signore, e Marta e Luca per stare più a contatto con Gesù, perché non rimanga solo. Abbiamo fatto un breve ripasso sulle posizioni da tenere durante la Messa e l'atteggiamento che dobbiamo avere nei confronti dei vari oggetti che riguardano il nostro servizio, soprattutto spiegando a chi ancora non li conoscesse i loro rispettivi nomi. Alla fine Simona ci ha fotografati uno a uno, promettendoci di inserire quelle foto nel sito della Parrocchia. Il pomeriggio si è concluso con una merenda a base di nutella! È stato molto bello!

Per il gruppo chierichetti,

Marta e Luca




Notizie dalla Guinea Bissau

All’inizio dell’anno don Gabriele è tornato per due settimane in Italia per partecipare ai lavori del Capitolo Provinciale della congregazione dei padri giuseppini del Murialdo tenutosi ad Ariccia dal 2 al 6 gennaio. Prima di ritornare a Bissau il 13 gennaio, l’11 gennaio ha trovato il tempo di farci una sorpresa e trascorrere un paio d’ore nella nostra comunità. Chi è riuscito a saperlo è venuto a salutarlo lasciando la propria generosa offerta per i bambini della Missione di Bissau in tutto 540 euro: ad ognuno di loro don Gabriele ha espresso il proprio grazie con riconoscenza e affetto. Inoltre il parroco in accordo con il gruppo Missionario ha donato a don Gabriele 1000 euro, raccolte dalla bancarella missionaria, offerte e iniziative varie del gruppo, per finanziare una parte dell’oratorio estivo a Bissau nel prossimo mese di agosto. Don Gabriele ci ha raccontato la sua realtà africana, dandoci un quadro inquietante dell’attuale situazione politica, che non accenna a dare segni di stabilità. Questa instabilità si riflette anche sulla vita quotidiana dei bambini, ad esempio l’anno scolastico a Bissau non è ancora iniziato perché lo stato non dispone di fondi per pagare i professori. Inoltre, anche la situazione sanitaria è preoccupante: il colera, infatti, ha già ucciso diverse centinaia di persone.

Don Gabriele ha parlato molto della sua Parrocchia “San Antonio a Bandim”. Era molto entusiasta del suo gruppo di bravi catechisti locali e della Caritas parrocchiale che è molto attiva e l’aiuta tantissimo a gestire molte situazioni di povertà anche attraverso le adozioni a distanza. Ci ha raccontato delle migliaia di sacramenti che sono amministrati durante l’anno e del coinvolgimento in prima linea dei giuseppini nell’ambito formativo con il CIFAP - Istituto professionale - frequentato da 250 studenti a Bissau e con il CIFAP della prima missione giuseppina nata in Guinea Bissau a Bula che negli oltre 20 anni di attività ha formato migliaia di ragazzi. Attorno alla missione di Bula si sono sviluppate negli ultimi tempi anche piccole cooperative che impegnano i ragazzi che escono dalla scuola. Don Gabriele ci ha raccontato del generoso servizio che don Gino Rossi presta aiutando le suore a Bambadinca un villaggio sperduto. ...Vedendo passare questi ricordi ricchi di riconoscimento e di grazie, non posso che pensare a tutti i sacerdoti, suore, laici che lasciano la famiglia, la comunità, gli amici e partono… vanno fino agli estremi confini della terra a portare il Vangelo di Gesù alle genti, perché in Lui hanno trovato la sorgente d’acqua viva.

a cura di Concetta Ruta
conci.ruta@tiscali.it


Don Gabriele celebra uno dei tantissimi battesimi


La "Tombola al contrario"
del Gruppo Noi con Noi


Il 2005 del gruppo Noi con Noi si è chiuso con una bellissima cena di Natale e d’augurio per un sereno anno nuovo. Anche quest’occasione ha visto svolgersi la bellissima e originale “tombola al contrario” tipica della storia del Noi con Noi. Cos’è una tombola al contrario vi starete chiedendo? Ma dai, non potete non saperlo e nel caso non lo sappiate e non abbiate mai partecipato alle nostre cene, dovete assolutamente prenotarvi per quella del prossimo Natale!

Bene, prima di tutto dovete munirvi di monetine per comprare le cartelle della tombola - altrimenti sarebbe come pretendere di vincere alla lotteria senza aver comprato il biglietto!! - dopodichè dovete comprare un bel po’ di cartelle a beneficio della cassa del gruppo e ultimo, ma non meno importante, dovete sperare che le cartelle preparate come ogni anno da Mariangela e i suoi genitori non contengano i …numeri vincenti. No, non siamo mica matti, è che i premi sono ciò che potreste trovare nella fiera più “kitsch” del mondo. Praticamente ogni membro del gruppo e tutti coloro che si offrono volontari, si presentano “premiomuniti”, cioè con i premi per le varie vincite della tombola raccolti, seguito della ripulitura di soffitti, solai, garage e delle mensole di casa. Si, perché volete mettere che soddisfazione c’è a liberarsi di regali, bomboniere, “bombe a mano, mortaretti e tric e trac” che non si osava buttar via per non far torto alla pattumiera??! Bene, si impacchettano tutti questi “ricchi premi e cotillons” e si portano alla festa di Natale, suddividendoli nelle varie vincite: ambo, terno, quaterna, cinquina e tombola. Qual è lo scopo del gioco? Non vincere, naturalmente! Il premio più ambito di questa edizione “tombolesca” era una mitica borsa di finta pelle lucida viola: tanto bella che Nicoletta quando gliel’ho consegnata come premio per la sua quaterna, quasi “sveniva” dalla “gioia”. Ha provato a non mostrare i suoi reali sentimenti, ma ragazzi, era proprio terribile!!! Ma non era nulla in confronto alla bellissima cassetta musicale di Bimbo Mix: ve la ricordate? Altro che musica rap e rock: erano le mitiche raccolte di successi di idoli musicali come Pupo, i Ricchi e Poveri e Albano e Romina. Immaginate quindi la gioia di Roberto che ama Guccini, De Gregori, Ruggeri, quando l’ha vinta! Quasi mi menava!!! A dirvi il vero, però, ci sono stati anche bellissimi premi, come quelli delle cinquine e delle tombole di quest’anno, dove addirittura sono stati assegnati un bellissimo borsello da uomo di vera pelle - vinto dal fortunatissimo papà di Christian! - e un bellissimo centro tavola d’argento. E poi, la sorpresona finale. Lui, l’uomo che tutti cercano da sempre, ma che pochi hanno avuto la fortuna di vedere: Babbo Natale.
Parcheggiate le renne in doppia fila, il mitico uomo in rosso ha consegnato i regali a tutti i ragazzi del Noi con Noi e ha salutato tutti i presenti con il suo mitico sorriso. Nessuno, ma dico proprio nessuno, si è accorto che fosse Mauro. Un travestimento perfetto. Se solo avessimo trovato il vestito della sua taglia e la giacca si fosse chiusa! Andato via Babbo Natale abbiamo pensato bene di brindare insieme alle feste in arrivo e al nuovo anno, dandoci poi appuntamento alla prossima pizzata del Gruppo alla fine del mese. Allora che ne dite? Sarete dei nostri per la prossima tombola al contrario o venite a vedere cosa accadrà al prossimo incontro? Noi vi aspettiamo come sempre, perché sarebbe proprio bello che anche voi diventaste parte di quel primo “Noi” presente nel nome del gruppo. A presto.

Giusy Laganà


Tempo dello Spirito





C'è la possibilità per 15 persone
(prenotarsi entro fine aprile versando
l'acconto di 30 euro presso
don Alberto o l'ufficio parrocchiale)
di partecipare agli Esercizi Spirituali




Dove: Eremo di Montecastello (Tignale sul Garda)

Quando: 12-19 agosto 2006

Tema: Lettera agli Efesini



Fotografie

14 gennaio: i fidanzati che hanno finito il corso per il matrimonio cristiano dopo la S. Messa delle ore 18.00

Doposcuola Murialdo

Chi passasse davanti al sagrato della chiesa il lunedì, mercoledì e il giovedì verso le ore 15.00 noterebbe un gruppo di ragazzini che si avvia al doposcuola. Hanno compiti e lezioni da eseguire e chiedono la collaborazione e l’aiuto di alcune volontarie.

Ecco ci siamo presentati: veniamo da classi e da scuole diverse, ma tutte abbiamo un desiderio in comune: superare le difficoltà delle materie scolastiche e, soprattutto, imparare ad essere un po’ autonomi e indipendenti.

Naturalmente tra noi ci sono nati poi rapporti di amicizia, di collaborazione, ci scambiamo impressioni, progetti e ne discutiamo con le nostre volontarie.

Proprio per favorire questo spirito di gruppo e potenziare le nostri doti e conoscenze, ogni lunedì partecipiamo ad un laboratorio che ci serve a perfezionare la nostra manualità, ad abituarci a lavorare insieme e soprattutto ad aiutare il prossimo.

Il prodotto ottenuto dal lavoro svolto viene venduto e il ricavato viene diviso: una piccola parte viene data a noi ragazzi come “salario”, l’altra parte viene data ai bambini della Guinea Bissau, che purtroppo non hanno la fortuna di vivere una vita agiata come quella che quotidianamente viviamo noi.

I ragazzi del Doposcuola


“Ricordando Paolo”

Sabato 21 Gennaio alle ore 21.00 la nostra parrocchia ha voluto ricordare Don Paolo Novero nel primo anniversario della sua morte con un momento di condivisione di immagini, suoni, testi e riflessioni.

Ogni gruppo parrocchiale che ha ancora vivo nel cuore il messaggio di Paolo, ricevuto nei suoi sette anni trascorsi nella nostra comunità, ha voluto condividere con gli altri i ricordi più belli, le sue parole, le canzoni più amate, le proprie migliori capacità per dire ancora una volta con tutto noi stessi e con grande riconoscenza “grazie” a Dio che ce lo ha donato.

Amo pensare che anche lui abbia gradito questo nostro omaggio.

Penso che sia stato anche un bel modo di trasmettere un po’ del suo spirito a quelli che non hanno avuto la possibilità di conoscerlo.

Confido che, al di là della forte emozione, si sia riusciti a ricreare un clima fervente, gioioso, sinceramente amichevole che Paolo ha sicuramente condiviso.

Ora l’auspicio è che la sala musica a lui dedicata nel nostro oratorio non resti un semplice spazio fisico, ma diventi un richiamo e uno stimolo continuo per tutti gli educatori a coinvolgere tanti giovani, attraverso le varie forme di socializzazione gioiosa e moderna, all’incontro profondo con il Cristo Risorto come Paolo ha saputo fare con noi.

Annamaria Cereda

Domenica
22 gennaio
Messa delle 10.00


L’omelia di don Pietro è stato un omaggio affettuoso alla memoria di Paolo; la sua affermazione:
“io ho voluto bene a Paolo e Paolo ha voluto bene a me” ci ha commosso e fatto pensare a “un tandem che ha funzionato bene”, detto da don Paolo nel 1998 nel suo saluto alla comunità di Milano.



Caro d. Guglielmo,
Un sincero, cordialissimo grazie per la generosa accoglienza e i bellissimi momenti vissuti nel ricordo di Paolo.
Conserviamo memoria grata e riconoscente verso la Comunità e la Congregazione mentre il grazie si estende a tutta la gente della Parrocchia. Per tutti noi,

Giuseppe Novero



Dopo la Messa il padre provinciale don Mariolino Parati,
presenti i parenti di don Paolo e la comunità, benedice la targa in Oratorio


Il gruppo Teatro Murialdo compie 15 anni

Finalmente, dopo averla rappresentata in parrocchia sia nel maggio 1993 che nel maggio 2001 e dopo averla più volte replicata in Milano e provincia dal giugno 2004, la commedia musicale di Garinei e Giovannini “Aggiungi un posto a tavola“ è andata definitivamente in pensione.
Dal mci-0602-05-BissauDGabriele.jpgello stesso anno stiamo allestendo il musical “Jesus Christ Super star” che verrà rappresentato, sempre nella nostra Parrocchia, nel prossimo mese di maggio in occasione della festa del Murialdo.Vogliamo inoltre rendevi partecipi di un evento per noi molto importante, quest’anno il gruppo teatro - attualmente composto da circa 50 persone ben affiatate - compie i suoi primi 15 anni di vita. Vi posso garantire che è un momento davvero speciale perché, dal lontano 1991 anno di inizio - grazie a don Pietro Rota che ha lanciato la proposta - non avremmo mai immaginato di essere ancora qui a programmare spettacoli a scervellarci su costumi, scenografie, basi musicali, ecc…

Un ringraziamento veramente di cuore a tutti quelli che in questi anni hanno fatto parte del gruppo e in modo particolare a tutti coloro che pur non facendone parte in modo attivo hanno sostenuto il nostro lavoro dall’esterno sia nei momenti difficili - alcuni purtroppo drammatici - che in quelli buoni.

Purtroppo la nostra parrocchia non è dotata di una struttura adeguata per rappresentare i nostri spettacoli o altre manifestazioni, di conseguenza siamo costretti, nostro malgrado, a dover chiedere ogni volta l’uso della chiesa.
Attualmente in collaborazione con alcuni rappresentanti del CPP siamo alla ricerca di un locale adeguato - che forse abbiamo individuato - da usare - con le dovute modifiche - non solo per le prove ma come una vera e propria sala teatro. Lasciatemi inoltre esprimere un intimo grazie a don Paolo per tutto ciò che ha fatto e per quanto ci ha insegnato lasciando dentro di noi un ricordo indelebile della sua persona e della sua spiritualità.

Ennio Marotta

Un grande abbraccio a tutti ci vediamo il 20 maggio prossimo e se qualcuno vuole aggiungersi…. c’è sempre posto!


XXIV Congresso Eucaristico Nazionale
“Il gusto del vero Pane”
Stralcio dall'intervento di Paola Bignardi - ex presidente nazionale dell'A.C. - alla Tavola Rotonda dei rappresentanti di movimenti e associazioni laici sul tema:“La domenica giorno della Chiesa”

L'Eucaristia è spinta alla comunione con tutti, è scuola di fraternità. Per un'associazione come l'Azione Cattolica e per ogni altra aggregazione ecclesiale, considerare l'Eucaristia il cuore pulsante della propria vita significa non poter vivere se non “facendo” operosamente la comunione: al suo interno, con ogni altra realtà ecclesiale, e cercando l'unità dell'intera famiglia umana. In particolare, credo che la domenica, come giorno della Chiesa, provochi oggi ciascuno di noi a spendersi generosamente perché continui e si approfondisca il percorso di dialogo e di convergenza che abbiamo avviato in questi anni fra le nostre aggregazioni. E' un segno di maturità e di autenticità dei singoli carismi, è una necessità intrinseca all'evangelizzazione, è un dono alla Chiesa e un dono che noi stessi riceviamo per primi. E' anche un modo per rendere più forte e più visibile quella vocazione laicale come dono della Chiesa e di cui la Chiesa ha bisogno per far giungere il profumo del Vangelo in ogni ambiente della vita. Non lo potrebbe fare senza mature, consapevoli, intense vocazioni laicali. L'Eucaristia ci chiama all'unità fra di noi e ce ne dà la forza. Ci mostra la strada per una comunione effettiva: quella dell'umiltà di chi serve e si lascia servire; quella della verità che tutti ci supera e ci raccoglie; quella della missione di “dare noi stessi da mangiare” - e di darlo insieme - ad un mondo affamato di giustizia e di speranza. Il pane del Vangelo, attraverso la presenza concorde e sinergica di un laicato profondamente “eucaristico”, possa dare sapore alla domenica della nostra vita e a quella di tutti, a quel camminare verso la felicità e la pienezza di vita che accomuna ogni uomo. Le nostre briciole di comunione e di dono di noi stessi abbiano sempre il gusto del vero pane".




25ª Giornata della Solidarietà

Per richiamare l'attenzione alla Solidarietà umana e Carità cristiana verso i problemi sociali e il lavoro, l’Arcivescovo desidera che nel "Convegno della vigilia", 11 Febbraio, e nelle celebrazioni eucaristiche dell'11 e 12 febbraio, si rifletta seriamente sul tema della “Dottrina Sociale della Chiesa”.

Ben saprete che tale indicazione è la felice conclusione del piano triennale “Mi sarete testimoni”, proposto a fedeli e uomini di buona volontà dal Cardinale. S'intuisce perciò che il nostro Pastore assegna al profondo “Insegnamento del Magistero”, purtroppo poco noto e considerato, la chiave, la forza e la possibile risposta ai tanti problemi concreti che il mondo del lavoro e l'articolata realtà sociale e politica ci pongono!

Tutti avvertono il disagio dei giovani a causa del lavoro precario offerto, come le preoccupazioni dei loro genitori per la mancanza di prospettive, d'autonomia e di sicurezze che essi hanno e che notano negli occhi dei loro figlioli.

Ebbene, tenere conto delle sollecitazioni al bene comune, alla sobrietà della vita, alle responsabilità personali e civiche, al dovere di impegnarsi per migliorare le condizioni dell'esistenza di tutti riscoprendo i valori contenuti in tale “Dottrina sociale”, non solo potrebbe rivelarcene l'intrinseca forza e bellezza, ma anche indurci a metterla in pratica, con le indubbie e valide conseguenze che, questa ritrovata consapevolezza determinerebbe per il bene della Città e del Paese.

Può sembrare un sogno, un pio desiderio, un'illusoria speranza, eppure ciò è possibile se tutti assieme decidessimo di fare sempre, non solo episodicamente, quello che questa "dottrina" ci raccomanda di compiere.

Preghiamo il Signore della vita e della gioia di mettere nel cuore di tanti uomini e di molte donne, anzi di tutti, il desiderio d'approfondire e la voglia d'attuare la “Dottrina Sociale della Chiesa” per diventare ciò che Cristo chiede.

Cioè, testimoniare e fare con amore verso il prossimo, tutto quello che possiamo!


Comm. Socio-Politica e del Lavoro - Decanato Giambellino


Natale: DIO si fa “nero” per noi

E’ il mio primo Natale in Africa. Fortunatamente è un po’ più fresco del solito: è inverno anche qui. Nella nostra parrocchia “Sant’Antonio di Bandim” in Bissau, i preparativi fervevano da tempo: novena, addobbi, canti, danze tradizionali, presepio vivente, attività caritative…

Fame di pane - Fame di Dio” è lo slogan della Famiglia del Murialdo quest’anno anche in Guinea Bissau! Qui la fame è qualcosa di molto concreto, che ti rode dentro. Tantissimi nostri fratelli sono provati da questo flagello. Nonostante tutto, abbiamo cercato i più poveri tra i poveri, per fare festa con loro, per portare un sorriso, un raggio di luce, un filo di speranza, e così siamo scesi…

Siamo scesi giù nelle carceri di Bissau con un gruppo di giovani e adolescenti, in un seminterrato angusto, celle buie senza finestre, con qualche stuoia per dormire, un cortiletto per “prendere aria” grande qualche decina di metri quadrati. Abbiamo incontrato dei giovani, condannati. Abbiamo cantato i nostri e loro canti, religiosi e tradizionali. Condividiamo qualche dolcetto, doniamo una maglietta e preghiamo il Signore che ci renda liberi nel cuore, riconciliati con noi stessi, con Dio e gli altri, che possa favorire condizioni più dignitose e umane, magari che sia concesso a qualche recluso di poter iscriversi il prossimo anno ad un corso professionale al nostro Cifap.

Siamo scesi giù, tra i viottoli del nostro “bairro”, alle capanne dei vecchi, degli ammalati, degli storpi, dei ciechi, per accompagnarli al pranzo di Natale, preparato dagli amici della Caritas, per loro. Sono loro i “pastori” attesi da Gesù, coloro che più di ogni altro sanno godere di una festa anche minima: un bel piatto di riso, un pezzo di pollo, un “sacchetto” di “Sumo” succo di frutta, una fetta di dolce, l’immancabile “cioccolatino”.

(…) E’ poi il turno dei bambini. Tanti, tantissimi, alcuni vestiti come degli invitati a nozze, altri un po’ stracciati e sporchi come sempre. Fanno il presepio vivente durante la Messa di mezzanotte: un bambino “nero” è nato da una Madonna e un S. Giuseppe di colore.

Intorno si fanno preghiere, danze e poi “festa”: un gruppone in chiesa a vedere un film. Altre centinaia in cortile per il “Festival di Natale”, organizzato dagli Amici del Murialdo”: giochi, scherzi, e soprattutto concorsi di canto e di gruppi di danzatori scatenati.

(…) Il Gruppo “Amici del Murialdo” pensa anche ai bambini ricoverati presso la pediatria all’ospedale Simon Mendez, l’unico ospedale “statale” funzionante in Bissau tra problemi indicibili. Anche in mezzo al dolore si può dare un po’ di sollievo.

(…) E poi scendiamo a Cumura una “tabanca” - villaggio - famosa in Guinea per l’unico, vecchio lebbrosario di questa zona di Africa. L’ospedale è gestito dai Francescani e ospita qualche decina di ammalati del morbo di Hamsen. I bambini si divertono, ammirano la scenetta preparata dal gruppo dei - giovani in ricerca vocazionale - giocano a tombola. Anche per loro un po’ di gioia, calore e amicizia.

(…) Oggi è stato un giorno eccezionale. Gesù si è fatto “nero” per noi. Si è abbassato fino a noi, fino a toccarci con il suo amore, con la sua pace, domani continueremo a vivere con la sua luce, con la consapevolezza che “amare si può”, con la gioia e la convinzione che “Lui discese dal cielo” e non ebbe alcun timore a farsi “nero” per noi.


P. Pierangelo, p. Gabriele, fratel Adrew



A proposito d'integrazione

La Redazione di Camminare Insieme ha ricevuto tante lettere con le osservazioni dei lettori, dopo che su queste pagine sono stati trattati argomenti relativi alle problematiche della zona.

Questo è un buon indicatore, che ci conforta e che talvolta necessita di una risposta.

Ad esempio, sul tema della qualità della vita nei nostri quartieri, due sono gli aspetti che sono stati evidenziati come rilevanti: quello della sicurezza e vivibilità, e quello della convivenza con i nuovi immigrati di cultura e nazionalità diverse.

Soffermiamoci sulla seconda questione, visto che la prima sarà ampiamente dibattuta nell’incontro con i pubblici amministratori, venerdì prossimo 10 febbraio.

Le preoccupazioni trovano fondamento in una temuta impossibilità di integrazione tra culture contrapposte, come sono quelle degli immigrati da paesi con tradizioni completamente opposte a quelle di matrice occidentale. Non solo, c’è il sospetto che la nostra disponibilità all’accoglienza sia fraintesa come debolezza, che la celebrata ospitalità dei milanesi col “cuore in mano”, la loro disponibilità e la tolleranza, possano portare non all’auspicata integrazione, ma al nostro annullamento culturale, lasciando via libera a coloro che in mente hanno solo le attività criminose.

Tutto questo potrebbe far concludere che è auspicabile la fine, l’annullamento, della presenza di stranieri tra di noi?

Sono considerazioni che meritano una seria riflessione.

Accantoniamo il profilo etico del problema (che peraltro s’imporrebbe a una pubblicazione parrocchiale), sul quale potranno intervenire voci più qualificate ed autorevoli, per esaminare altri aspetti del fenomeno.

Si ipotizza che, nel futuro, la percentuale di popolazione che vive al di sotto del tenore di vita dei paesi più progrediti sarà tale che nessuna forza potrà contenerla, nella spinta migratoria verso i paesi ricchi. Occorre poi considerare che già ora la presenza di stranieri è significativa, e per certi aspetti insostituibile, in taluni settori produttivi; ormai la forza di lavoro straniera, quella onesta ovviamente, è elemento integrante nella nostra economia, in particolare nell’agricoltura e nell’industria, così come in professioni specializzate quali quelle infermieristiche.

Lo diciamo senza compiacimento e senza paure, è una situazione di fatto e non crediamo che qualcuno possa seriamente pensare che si possa tornare indietro, azzerando il fenomeno e facendo tornare ai paesi d’origine tutta questa gente.

Tanto vale allora far di necessità virtù e prepararsi per tempo alla convivenza, quando ancora siamo in grado di controllare il fenomeno, regolando l’afflusso, e di dettare le norme comportamentali.

Sempre a voler tenere in sospeso l’aspetto della fraternità e dell’accoglienza per i fratelli bisognosi, che per un cristiano s’imporrebbe

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Gianni Ragazzi
gianni.ragazzi@iol.it


Rassegnazione




Un passero si posò sul davanzale e col suo cinguettare sembrava volesse parlare. Mi chiese: “perché non esci, c’è un tiepido sole e l’aria rinfresca e colora le gote”. “Non posso”, risposi. “Tutto ora è una canzone, dalle diverse note”. “Non sei triste, così sola”. “No, cara passerotta, perché a me vicina c’è tanta gente che mi consola, nel salotto del mio cuore”.

Giusy Cabrini







Carissimi amici,

nella riunione di gennaio non è stato definito il programma annuale ma, in linea di massima, sono stati confermati gli impegni presi da tempo.

Li ricordiamo:

  • l’organizzazione dei 2 incontri annuali che si terranno in primavera e in autunno
  • l’invio del contributo per il sostentamento di William, il ragazzo da noi adottato. Accompagniamo sempre questo gesto con un pensiero affettuoso e con l’augurio che William possa crescere in modo sereno sorretto dalla solidarietà e dalla speranza di poter vivere in un mondo migliore
  • è nostra intenzione partecipare con un contributo alla realizzazione di un “progetto” proposto dalla Parrocchia e che riguarda sempre i bambini della Guinea Bissau. Nel prossimo numero di “Cam-minare Insieme” vi comunicheremo le finalità del progetto con i modi e i tempi di realizzazione. È importante aderire a queste richieste, unendo le risorse dei vari gruppi, perché la “copertura finanziaria” dei progetti offre maggior sicurezza e garanzia.

Naturalmente la nostra adesione è subordinata alla sensibilità di tutti gli amici dell’Associazione e, siamo convinti che, come sempre, la nostra risposta sarà generosa. Purtroppo con grande amarezza dobbiamo constatare che in troppe parti del mondo l’incontro con una stagione della vita quale è l’infanzia viene stravolta da situazioni gravi, disagiate, dolorose. Cerchiamo, quindi, di mantenere un’apertura verso il mondo che ci circonda con veri sentimenti di solidarietà, di comprensione e di amicizia.

E ora vi invitiamo alla Santa Messa che verrà celebrata per ricordare i nostri cari defunti il 23 febbraio p. v. alle ore 19.00 presso la Chiesa Parrocchiale. Sarà anche un’occasione per rivederci e per “cenare insieme” dopo la Messa.

Vi aspettiamo e vi salutiamo con affetto,

Luciana Dal Ben


Posta

Carissimo Don Guglielmo,

desidero ringraziarLa delle tante prove di affetto e comprensione dimostrati nei confronti della nostra famiglia e delle belle parole che sempre rivolge ad Elena.

Come Lei ben sa, il distacco da Elena è stato per me lacerante, ma oggi, alla vigilia della sua vestizione sono molto più serena. La sua felicità è per me fonte di gioia. Che madre sarei se non condividessi col cuore il suo bene?

Le visite, che sono concesse con una buona frequenza alla famiglia, ci dimostrano che questa scelta è stata fatta con molta consapevolezza e maturità. L'impressione che si ha ogni volta che la vediamo è che sia "nel posto giusto".

Molti mi chiedono se mi aspetto che prima o poi si stanchi ed esca dal monastero. Posso solo rispondere che la porta è sempre aperta, ma non credo in ripensamenti e mi auguro solo che il cammino che sta facendo porti Elena a comprendere fino in fondo quale sia la sua strada. Il Signore senz'altro l'aiuterà.

Le invio cari saluti da parte di tutta la famiglia.

Paola Fiori


Gli amici della filo-Sophia

Affrontiamo oggi il pensiero di uno dei luminari della Cappadocia, regione a sud-est dell’odierna Turchia, all’interno dell’età aurea della patristica greca (IV secolo e prima metà del V secolo d.C.). Cos’era cambiato radicalmente nel periodo storico in cui Gregorio di Nissa, questo il nome del nostro autore autorevole, visse? C’erano stati Costantino con l’editto di Milano del 313 che sancisce la libertà di culto per i cristiani e alcuni Concilii dottrinali, fondamentali per il credo cristiano, tra cui quello di Nicea del 325. Cos’ha di speciale questa adunanza teologale all’interno del mondo cristiano? Alla fine dei lavori dottrinali di questo Concilio venne deciso e definito quello che è il simbolo della fede: il Credo di tutti noi che ci professiamo cristiani.

Gregorio, scrisse il Discorso catechetico grande che rappresenta la prima sintesi organica dei dogmi cristiani. Mi preme evidenziare tre temi all’interno di quella che rappresenta sicuramente l’opera magna teologica di Gregorio:

  • La realtà è divisa in mondo sensibile e mondo intelligibile
  • Una nuova idea di uomo
  • L’ascesi a Dio

1) Il mondo sensibile non è costituito dalla materia poiché ciò che lo compone sono qualità e forze incorporee. Ossia, Gregorio sostiene quella che viene filosoficamente definita come tesi dualistica della realtà. Ci sono i corpi fatti di materia, quindi corruttibili, e ci sono quegli enti sopra-sensibili che si oppongono in quanto a qualità ai primi. Gregorio sostiene che, poiché ogni cosa/corpo ha qualità che lo definiscono come tale - forma, colore, sapore, peso, estensione, - … allora e solo poiché ci sono queste qualità, noi possiamo dire che i corpi esistono. “Ma se la cognizione di queste qualità è intelligibile - cioè pensabile, raggiungibile col ragionamento - e se la Divinità è anch’essa per natura sostanza intelligibile (non corporea) …” allora la natura materiale scaturirebbe e sarebbe generata dall’incontro voluto dalla Divinità tra le forze spirituali.
2) L’uomo è molto di più del microcosmo a cui avrebbero voluto ridurlo i filosofi pagani, infatti, sostiene Gregorio, se lo ritenessimo tale, sarebbe come dare all’uomo la stessa dignità che si dà a una zanzara. “… quale grandezza ha dunque l’uomo se lo riteniamo figura e similitudine del cosmo? In che cosa consiste, secondo la Chiesa, la grandezza dell’uomo? Non nella somiglianza col cosmo ma nell’essere ad immagine del Creatore della nostra natura”. L’anima e il corpo dell’uomo sono creati simultaneamente. Alla morte, l’anima sopravvive e con la resurrezione si ricostituirà l’unione col corpo. Bella, anche se Gregorio la riprende da Origene, è la convinzione che questa ricostituzione coinvolgerà tutti gli uomini, ossia anche i malvagi. Nella Sua infinita grazia, Dio permetterà anche a loro, una volta che si saranno purificati, di tornare allo stato originario. La salvezza, quindi, è per tutti!
3) L’ascesi cristiana a Dio avviene grazie alla rimozione di ciò che da Lui ci divide. Scrive il padre della Chiesa: “La divinità è purezza, affrancamento dalle passioni e rimozione di ogni male: se tutte queste cose sono in voi, Dio è realmente in voi”. Teofilo di Antiochia, nella Siria di oggi e di allora, diceva: “Mostrami il tuo uomo e io ti mostrerò il mio Dio”, e Gregorio gli risponde affermando che la misura per conoscere Dio siamo noi stessi.
 

Valentina Caleca


Fotografie

15 gennaio: i giovani e le famiglie che hanno collaborato all'accoglienza, all'ospitalità e all'animazione dell'incontro di Taizé si sono incontrati per una giornata di riflessione e convivialità