camminare insieme Marzo 2008   


“Andiamo verso un futuro ricco di speranza”

Era questo il canto sulle labbra dei primi cristiani quando inseguiti dagli Unni scappavano dalla Chiesa madre di Aquileia, su povere imbarcazioni, tenendo il cero in mano, verso le isole della Laguna Veneta: Andiamo verso un futuro ricco di speranza! È questo il mio augurio nel cuore della Quaresima verso la Pasqua. “Siamo testimoni del Risorto, siamo gente di speranza”. E’ l’augurio a tutti noi del nostro padre Vescovo in visita al decanato del Giambellino. Ci siamo preparati con la preghiera tra noi presbiteri e con le nostre comunità a questo evento.

Siamo convinti che dobbiamo diventare sempre più segno visibile di quel pastore che “offre la vita per le pecore” (Gv 10, 11).
Essere preti, essere cristiani, abbiamo compreso che è una vocazione a offrire la vita.

Ho trovato comunità nelle quali il desiderio del prete è molto forte e questo semplice fatto è testimonianza di quanto la tradizione cristiana sia radicata, di quanto la gente senta la parrocchia come propria, a volte anche quando non frequenta.

Posso dire di essere testimone di quello che la grazia del Signore ha compiuto in molte persone e molte comunità. Ma naturalmente alla gioia si unisce anche qualche preoccupazione.

La preoccupazione più grande è quella dei giovani.

Ho l’impressione che in grande maggioranza, dopo l’esperienza dell’iniziazione cristiana, si allontanino dalle comunità cristiane e frequentino spazi che ci sono distanti. Il rischio è che non riusciamo a trovare spazi comuni, in cui essere insieme a dialogare e confrontarsi.
Questo, mi sembra, sarebbe una sconfitta per la Chiesa e una povertà per i giovani.

Un interrogativo: dove trovare spazi, gruppi, comunità giovanili di fede dove esprimere le proprie angosce e trovare motivi di speranza, un luogo di sicurezza da dove partire per gettarsi nell’im-pegno sociale, caritativo, professionale, politico?

Bisognerà che inventiamo alcuni autentici spazi di dialogo, di confronto con i giovani, ma in questo forse non abbiamo ancora idee chiare, un progetto preciso.

Che dire di un “Sinodo dei giovani”. In questo caso “Sinodo” va inteso nel significato del convenire, del trovarsi insieme di persone diverse di questa zona pastorale o cittadina. Quello che ci interessa è un trovarsi insieme dei giovani, del confrontarsi tra loro e con la fede.

Inoltre siamo convinti che in futuro l’attività pastorale dovrà essere sempre più programmata proprio perché dovrà diventare più creativa.

La situazione attuale ci chiede uno sforzo di rinnovamento notevole. Ora questo sforzo non è realizzabile senza autentici piani e progetti pastorali.
Il coordinamento di tante figure di operatori non può avvenire senza un piano pastorale. In caso contrario, il rischio è che ciascuno vada per conto suo e si faccia una propria nicchia di servizio con criteri autonomi di intervento.

L’ultima cosa è solo un grazie di cuore per il dono della lettera del cardinale per le situazioni matrimoniali difficili. Abbiamo colto il suo desiderio di dialogo, ma soprattutto la sua tenerezza di padre.

Tutti noi presbiteri del Giambellino desideriamo che il nostro decanato sia una ben unita famiglia. Abbiamo assicurato che abbiamo trovato nei confronti del nostro Vescovo da parte di tutti i presbiteri tanto affetto e stima.

È vero che non dovrebbe dipendere da questo il suo servizio.
Il vescovo mi direbbe: mi basta la grazia di Dio. Però il sostegno dei suoi preti, diocesani e religiosi, di fatto le fa un bene grande e per questo le siamo vicini e la ringraziamo di vero cuore.

Don Guglielmo Cestonaro - Parroco
gcestonaro@murialdo.org







Lunedì 17, martedì 18, mercoledì 19 marzo ore 15.00/19.30


SANTE 40 ORE









CARISSIME MAMME,

siamo giunte al mese di marzo, dedicato a San Giuseppe, per noi Mamme Apostoliche della Parrocchia del Murialdo il primo impegno è di pregare in modo particolare per le vocazioni sacerdotali e religiose. Il raduno annuale che facevamo in occasione della Festa del Santo Patrono dei Giuseppini, quest’anno lo abbiamo spostato in aprile o maggio. Verrà organizzato un bel pellegrinaggio per passare insieme una bella giornata e gustare qualche buon dolce.

Ricordo a tutte che il 6 marzo alle SS. Messe delle ore 8,30 e 18,00 verranno ricordate le Mamme Apostoliche e di Azione Cattolica che sono tornate alla casa del Padre. A tutti auguro una santa Quaresima e tanta gioia in Gesù Risorto.

Un saluto speciale alle mamme sofferenti e a tutte voi.

Rosa Parati




Il Gruppo Missionario "Ettore Cunial" organizza:

La Giornata dei MARTIRI

che verrà celebrata venerdì 28 marzo alle ore 21.00 nella nostra Chiesa. Una veglia di preghiera con le testimonianze di Maddalena Santoro, Daniela Cunial e una suora della Consolata




Appuntamenti di Quaresima e

Settimana Santa

Venerdì 7 marzo: ore 8,30 Lodi - 15,30 Via Crucis - 21,00 preghiera in chiesa

Sabato 8 marzo: pellegrinaggio quaresimale penitenziale al Sacro Monte di Varese - partenza ore 6,20 dal piazzale della chiesa - rientro ore 13,00

Venerdì 14 marzo: ore 8,30 Lodi - 15,30 Via Crucis in Chiesa 

21.00 - Via Crucis per le vie della Parrocchia

Sabato 15 marzo: ore 20,45 veglia traditio symboli in Duomo  

Domenica 16 marzo: delle Palme - ore 9,30 processione dalla Casa Materna di via Cascina Corba alla chiesa 

Lunedì 17 marzo: Settimana santa - ore 15/19,30 Sante 40 ore

Martedì 18 marzo: ore 15/19,30  sante 40 Ore - ore 21.00 - Celebrazione penitenziale comunitaria

Mercoledì 19 marzo: ore 15/19,30 Sante 40 Ore

Giovedì santo: ore 8,30 Lodi - 17.00  liturgia per ragazzi e anziani

ore 21.00 S. Messa in Coena Domini per adulti

confessioni ore 09/10; 16/19; 20,30/21

Venerdì Santo: ore 8,30 Lodi - 15.30 Via Crucis - 21,00 Celebrazione liturgica - confessioni: 09/10; 16/19; 20,30/21

Sabato Santo: ore 8,30 Lodi - 22.00  Veglia e S. Messa 

confessioni ore: 09/10; 16/19; 20,30/21

confessioni in via Gonin ore 15/19

Domenica di Pasqua: SS. Messe - 8,00, 10,00 ,11,15, 18,00 - 19,00 in via Gonin

Lunedì dell’Angelo: SS. Messe - 8,30 - 10,00 - 18,00

Venerdì 28 marzo: ore 21,00 - Giornata dei Martiri

 



Appuntamento con il

Incontro preparatorio alla visita episcopale

In vista della visita al decanato del Cardinale Dionigi Tettamanzi, l’11 febbraio il CPP si è riunito per prepararsi all’incontro con il Vescovo Erminio De Scalzi vicario episcopale di Zona.

Moltissimi sono stati gli spunti introdotti dal Parroco don Guglielmo, sia sulla Chiesa Ambrosiana, sia sul significato e l’opportunità per iniziare a fare crescere insieme le comunità delle parrocchie del Decanato Giambellino, offerta da questa visita del Cardinale.

La Chiesa investe per accelerare l’ora dei laici. Come ampiamente già divulgato in altre occasioni e a tutti i livelli va dato rilievo all’apertura della Chiesa al laicato, il quale a sua volta deve prendere responsabilmente coscienza del ruolo che gli compete in virtù del sacerdozio battesimale: è al laico che compete portare il Vangelo là dove vive, dove l’uomo soffre, dove lavora. Il ruolo del laicato sarà una delle domande che saranno poste al Cardinale.

Il Decanato è il futuro della Chiesa

Per ragioni di età anagrafica e di scarsità già prevista di Sacerdoti, la soluzione individuata è nelle Unità Pastorali, che già operano in altre zone di Milano; è la “specializzazione” delle funzioni: un prete segue la pastorale giovanile di tutti gli Oratori, un prete è Parroco di diverse Parrocchie, un prete è coadiutore per le stesse diverse Parrocchie e così via.

L’incontro con il Vescovo Mons. De Scalzi domenica 17 e poi martedì 19 con il CPP e CPAE sono stati due momenti vissuti con impegno e grande amicizia. Il Vescovo ha colto nella sua visita, una comunità che pur soffrendo per tante sacche di povertà e di disagio sociale e spirituale, è viva, generosa e molto attenta alle nuove sfide interreligiose oltre che seriamente impegnata nelle sfide territoriali e culturali.

Giuseppe Giandomenico
ggiando@libero.it





Come agnello condotto al macello

(Is 52,13-15;53)

 



Isaia - Capitolo 52

Quarto canto del servo del Signore

[13] Ecco, il mio servo avrà successo,
sarà onorato, esaltato e molto innalzato.
[14] Come molti si stupirono di lui
- tanto era sfigurato per essere d'uomo il suo aspetto
e diversa la sua forma da quella dei figli dell'uomo -
[15] così si meraviglieranno di lui molte genti;
i re davanti a lui si chiuderanno la bocca,
poiché vedranno un fatto mai ad essi raccontato
e comprenderanno ciò che mai avevano udito.

Isaia - Capitolo 53

[1] Chi avrebbe creduto alla nostra rivelazione?
A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?
[2] E' cresciuto come un virgulto davanti a lui
e come una radice in terra arida.
Non ha apparenza né bellezza
per attirare i nostri sguardi,
non splendore per provare in lui diletto.
[3] Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale ci si copre la faccia,
era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.
[4] Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,
si è addossato i nostri dolori
e noi lo giudicavamo castigato,
percosso da Dio e umiliato.
[5] Egli è stato trafitto per i nostri delitti,
schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;
per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
[6] Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,
ognuno di noi seguiva la sua strada;
il Signore fece ricadere su di lui
l'iniquità di noi tutti.
[7] Maltrattato, si lasciò umiliare
e non aprì la sua bocca;
era come agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,
e non aprì la sua bocca.
[8] Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo;
chi si affligge per la sua sorte?
Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi,
per l'iniquità del mio popolo fu percosso a morte.
[9] Gli si diede sepoltura con gli empi,
con il ricco fu il suo tumulo,
sebbene non avesse commesso violenza
né vi fosse inganno nella sua bocca.
[10] Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando offrirà se stesso in espiazione,
vedrà una discendenza, vivrà a lungo,
si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.
[11] Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce
e si sazierà della sua conoscenza;
il giusto mio servo giustificherà molti,
egli si addosserà la loro iniquità.
[12] Perciò io gli darò in premio le moltitudini,
dei potenti egli farà bottino,
perché ha consegnato se stesso alla morte
ed è stato annoverato fra gli empi,
mentre egli portava il peccato di molti
e intercedeva per i peccatori.




Questo brano, che ascolteremo nella liturgia del Venerdì Santo, è l’ultimo canto del Servo di Jahweh.

In esso sono presenti due temi principali: il diverso giudizio che Dio dà del Servo rispetto al modo in cui è visto dagli uomini e il tema della sofferenza vicaria, cioè dell’innocente che prende su di sé la colpa ed espia i peccati degli altri.

Il canto è diviso in tre parti: la prima e l’ultima in cui è Dio che prende la parola per esaltare il Servo e quella centrale in cui il profeta parla per raccontarne l’esperienza di vita, presentandolo attraverso i tratti caratteristici degli eroi e dei profeti dell’Antico Testamento così da proiettarne l’immagine verso il futuro con una profonda affinità alla figura del Cristo.

Già dal primo versetto il profeta Isaia si ricollega al primo canto del Servo perché lo presenta con le stesse parole; ma, mentre nel primo canto veniva presentata la sua missione, qui ne viene svelata la motivazione di fondo e come questa si realizza. Inoltre i termini esaltato e innalzato si ricollegano alla figura del re, presente nel brano della vocazione di Isaia (Is 6), a indicare una particolare intimità del Servo con Dio.

Quando prende la parola, il profeta presenta il servo come un virgulto, una radice facendone subito un parallelo con l’Emmanuele, presentato anch’esso come una radice e ricco come il Servo dello Spirito di Dio. In questo modo, più che dirci chi è il Servo, ci dice qual è la sua missione: egli è un castigato da Dio, vive l’esperienza tragica dell’umiliazione che deriva dai trattamenti cui è sottoposto.

Nella Bibbia questi schemi umiliazione - sofferenza - esaltazione ricorrono in più parti sempre con il significato di portare l’uomo ad un’esperienza totalizzante di liberazione per comprendere che il solo Signore è Dio (cfr. 2 Cr 33,11-13). Qui però c’è quasi un paradosso: il castigo risana, le cicatrici fanno guarire perché il castigato espia per gli altri; egli mostra su di sé quanto sia devastante il peccato, allora il castigo assume anche un aspetto educativo, è di esempio per gli altri. I versetti dal 7 al 9 offrono un passaggio importante per legare la figura del Servo a quella del Cristo: è paragonato all’agnello che per gli ebrei è l’animale principe del sacrificio, ricorda l’alleanza dell’Esodo: nel Cristo - agnello ci sarà la nuova alleanza. Le espressioni della passione - morte - sepoltura sono le stesse riprese dal credo apostolico (patì, morì e fu sepolto) a cui spesso S. Paolo fa riferimento nelle sue lettere. Il brano si conclude con Dio che prende la parola per dirci che dopo queste sofferenze il Servo vivrà una situazione nuova, avrà la vita oltre la vita, non solo, il suo sacrificio sarà per tutti.

Gabriella Francescutti




    

26 febbraio 2008
Il nostro Cardinale incontra
i Consigli Pastorali e i Consigli Affari economici del Decanato presso il teatro "La Creta"

Mi sento di iniziare questo articolo con poche ma sentite parole:
“Grazie Signore, che continui a guidare il tuo popolo con pastori innamorati di Cristo e della Chiesa!”

L'incontro al quale ho avuto il piacere e l'onore di partecipare con il nostro Cardinale, quale membro del Consiglio Pastorale della Parrocchia Murialdo, è stata un'esperienza forte di comunione e di relazione affettuosa tra noi comuni fedeli e colui che è il “Capo” della chiesa ambrosiana.


L'immagine che si riceve del Cardinale dalla televisione e a volte anche dai suoi scritti, è di un uomo molto colto e preparato, che però è come lontano dalla realtà, difficile la capire, sempre protetto da guardie del corpo, stuoli di sacerdoti protettivi e ossequianti.

Quello che ho potuto invece riscontrare è che il Vescovo Dionigi Tettamanzi è un vero Pastore che, come ha detto lui stesso, si sente ispirato e guidato dall'unico vero Pastore della Chiesa che è Cristo Gesù. Un uomo di una grande umanità, estremamente concreto, consapevole delle problematiche del mondo moderno ma ricco di speranza. Non di una speranza vana, che rasenta la superficialità o la faciloneria ma della speranza che nasce dall'incontro con Dio attraverso il messaggio di Gesù Cristo.

Pur venendo bersagliato da tante domande sui vari problemi che oggi la Chiesa si trova a dover affrontare, ha sempre risposto ringraziando il Signore per la Sua continua e comunque incessante fiducia nell'uomo. Ci ha spinti a guardare al tanto bene che gli uomini compiono quotidianamente, più che ai tanti problemi che ci attanagliano. Ci ha spronati a fare del nostro meglio, partendo però dalla cosa più importante che è la Missione verso noi stessi. L'opera di conversione del nostro cuore, ci ha detto, non avrà mai fine. Se il nostro cuore però sarà sempre proteso alla conversione, tutte le nostre opere saranno ispirate da Dio e dallo Spirito e quindi valide, anche se dovessimo compiere degli errori.

La fede, ci ha detto, non è un bene personale da custodire nel profondo del nostro cuore, ma interpella la vita stessa dell'uomo in tutti i suoi aspetti, sociali, politici, culturali ecc..
Tutte le nostre scelte dovrebbero essere ispirate dalla fede.

Comunque, più che le risposte da lui date alle domande, vorrei a questo punto lasciarvi i “SOGNI” che ci ha confessato di avere nel cuore per la sua comunità.

Lui sogna

  • La comunione vera tra le persone (presbiteri, religiosi, religiose, laici, ecc.).
  • La comunione tra le comunità (“Ama la parrocchia altrui come la tua!”).
  • La corresponsabilità (farsi carico delle problematiche in prima persona, parlarne in piena libertà, far nascere soluzioni da valutazioni fatte insieme).
  • Missionarietà prima di tutto verso noi stessi e poi verso gli altri (usare il metodo accogliere, ascoltare, condividere).

Sono grata al Signore che domenica potremo concludere questa visita decanale dell'Arcivescovo con una solenne celebrazione eucaristica. Tutti potremo proclamare il nostro GRAZIE e sentire personalmente l'amore di Dio che si fa presente tra noi per mezzo del Suo Figlio e dei suoi Pastori.

Annamaria Cereda


L'OPINIONE - Questione di giorni?

“Progressi scientifici e aborto”

Qualche tempo fa, un medico del reparto di neonatalogia di un ospedale pediatrico, che abita nel nostro decanato, mi parlava di quanto la scienza medica fosse progredita in pochi anni, di come la salvezza di bambini prematuri è ora possibile in età di gestazione sino a poco tempo fa impensabile. Riferiva d’avere ancora una foto scattata ad un neonato che stava giusto nel palmo della sua mano, diventato poi un bambino sano e robusto, come quelli nati da un parto a termine.

In quel momento ho pensato che i progressi scientifici applicati per le gravidanze a rischio, prima o poi, avrebbero avuto un impatto nel campo dell’aborto.

È passato poco tempo, e la questione è balzata all’attenzione generale: il giornalista Giuliano Ferrara (forse non era il caso) sul tema fonda un partito, la Regione Lombardia pone il limite invalicabile delle 22 settimane per le pratiche abortive, la responsabile del centro di diagnosi prenatale alla clinica Mangiagalli, Alessandra Kustermann, ritiene tale limite troppo elevato perché le possibilità di sopravvivenza sono possibili anche in periodi inferiori.

Allora, il concetto di vita può essere definito con misure a tavolino, col rischio d’altissime possibilità d’errore?

La legge 22 maggio 1978, n. 194, che tra qualche mese compirà giusto trent’anni (un’eternità nel campo della scienza medica moderna) consente alla madre di abortire entro un certo periodo, evidentemente ritenendo che entro tale termine di gestazione il ”feto” (che pudore, non chiamarlo bambino), non avendo possibilità di vita autonoma, non possa essere considerato essere umano e quindi avere un proprio diritto alla vita. Tuttavia, quello che la scienza medica non consente oggi, con tutta probabilità, lo renderà possibile domani.

C’è allora da chiedersi come vadano considerati gli aborti sinora praticati, nel presupposto d’una vita autonoma ritenuta non possibile solo per una questione di “ignoranza” scientifica.

Ma c’è dell’altro e di più.

Il Consiglio nazionale della Federazione degli ordini dei medici, la scorsa settimana, si è pronunciato nel sostenere che quando vi sono possibilità di vita autonoma del feto, questa vada sostenuta evitando solo ogni forma d’accanimento terapeutico, come per qualsiasi altro paziente. Nello stesso senso va il documento delle cliniche ostetriche della Facoltà di Medicina di Roma, stilato pochi giorni fa, secondo il quale col momento della nascita si acquista il diritto alla vita, con l’obbligo d’assistenza medica adeguata, sulla quale il consenso dei genitori non è vincolante.

È incredibile, ma sul punto vi sono state prese di posizioni agghiaccianti, anche a livello di Ministro della Salute (“crudeltà insensata voler rianimare un feto contro la volontà della madre”), che sostengono il diritto del genitore ad impedire interventi di rianimazione. Una sorta di facoltà di persecuzione al di fuori del grembo materno.

Cosa si vorrebbe, che dopo un aborto volontario si lasci il bambino in condizioni di vitalità abbandonato a sé stesso nell’attesa che la vita, spegnendosi da sola, tolga genitori e medici dall’imbarazzo?

Mi viene di pensare non ai diritti della donna - è un’altra storia - ma a quel povero bambino non voluto e non amato al quale si vuole impedire di vivere, e che lottando da solo si trova sulla strada, quale nemica, proprio la madre.

Gianni Ragazzi
gianni.ragazzi@iol.it



Conferenza San Vincenzo de' Paoli


I Soci della S. Vincenzo ringraziano tutte le persone che guardano con simpatia il gruppo, ma ringraziano soprattutto perché con la loro generosità rendono possibili delle risposte alle tante richieste dei parrocchiani che vivono situazioni di bisogno e di sofferenza.

Grazie! Continuiamo assieme ad amare, condividere, servire. Contro l’egoismo. Senza medaglie.

Questo è il programma delle Conferenze San Vincenzo.



Don Modesto Sibona: da 50 anni sacerdote

Il 22 marzo 2008 don Modesto ricorda i 50 anni di vita sacerdotale. Con lui nel lontano 1958 ben altri 17 giuseppini hanno ricevuto il grande dono del sacerdozio a Viterbo.

Noi ringraziamo il Signore per questo fratello fedele alla sua vocazione religiosa e al suo ministero sacerdotale, che si è dedicato senza riserve nel servizio al Signore, alla Congregazione Giuseppina e alla Chiesa.

La Comunità religiosa unitamente al Consiglio Pastorale intende invitare i parrocchiani del Murialdo il 20 marzo, giovedì Santo, alle ore 21,00 alla celebrazione in Coena Domini presieduta da don Modesto.

La Festa Patronale del 18 maggio ci vedrà invece in tanti ad esprimere tutto il nostro affetto e riconoscenza al caro giuseppino ed assieme al fratello don Renzo e i suoi cari dire un grande grazie per il dono del sacerdozio.

Lasciamo ad alcuni amici ricordare momenti belli di questa generosa storia vissuta con Dio e con gli uomini.

Don Guglielmo

DON MODESTO 50 ANNI DI SACERDOZIO

Quanta soggezione mettevi quando, nel 1971, sei arrivato, prete già maturo, nella nostra Parrocchia, a noi adolescenti che da poco si aggregavano in oratorio! Sei stato per tanti di noi, insieme a don Alberto e a don Vittorio, un punto di riferimento della nostra crescita; un "Padre" a cui confidare e affidare i nostri problemi, i nostri piccoli segreti e tu con tanta pazienza ci spiegavi che crescere è faticoso, ma fa parte della vita. Ci spiegavi la diversa psicologia tra ragazzi e ragazze e quanto rispetto dovevamo avere l'uno dell'altra.

Ci hai accompagnato nel cammino a diventare uomini e donne di fede.

Poi ti abbiamo perso per un po’ di anni, portato in altre comunità dall'obbedienza alla congregazione dei Giuseppini. E poi eccoti di nuovo qui al nostro fianco, ormai in età adulta e matura, ancora ad accompagnarci nel cammino di sposi e genitori a rafforzarci ancora nella fede in quell'unico Cristo che solo può salvare e trasformare.

In occasione dei tuoi 50 anni di sacerdozio noi, ormai uomini e donne mediamente di mezza età, non possiamo che dire un grosso grazie al Signore che ti ha scelto come Suo sacerdote. Grazie a te di aver risposto alla Sua chiamata con tanta generosità. Grazie per esserci stato vicino nei momenti sia gioiosi che tristi. Grazie per averci aperto tante volte la mente sulla "Sua Parola" tanto da farla diventare spesso vita quotidiana.

Grazie Modesto per i tuoi 50 anni di vita sacerdotale.

Giusy e Aldo Valeri

GRAZIE DON MODESTO!

Una mattina mi sono presentata a Lei e ho chiesto se poteva diventare la mia guida spirituale.

Mi ha subito accettata, ma non sapeva ancora che "razza di impegno" si sarebbe accollato! Da allora ogni mese abbiamo il nostro incontro dal quale io esco più leggera, in pace e trovo la forza per "ripartire"oè per ributtarmi nella mischia.

Ormai sono anni che ci conosciamo e ho una stima sempre più forte e una riconoscenza grande per la sua capacità di affrontare i problemi degli altri e di trovare le parole e i consigli più adatti. lo, sin da ragazza, ho cercato una guida spirituale perché da sola sono debole e confusa. E ho trovato sulla mia strada sempre il prete giusto per quel periodo della mia vita. Il Signore sceglieva per me.

Ora il Signore mi ha mandato Lei ed è proprio la persona migliore per rispondere ai miei dubbi e problemi e che mi aiuta soprattutto a crescere nella fede e mi trasmette serenità e forza per ricominciare.

Sono cambiata, mi sento più vicina a Dio e ai fratelli.
Ho tanta strada da percorrere per avvicinarmi, con il suo aiuto, sempre più a Lui.
Con riconoscenza tanti auguri per il suo 50° di sacerdozio,

Luisa Maria Terranno

CARO DON MODESTO,

sono arrivata in questa Parrocchia alla fine degli anni ’70 e sentivo i giovani parlare con nostalgia di te. Nell’89 sei nuovamente ritornato, ma solo per un anno. Poi nel ‘97 l’obbedienza ti ha riportato ancora a Milano.

In questi anni ho apprezzato i doni che lo Spirito Santo ti ha elargito: l’attenzione anche alle piccole cose; la fedeltà al tuo sacerdozio che si manifesta anche nell’accompagnamento formativo a livello personale e comunitario tramite la direzione spirituale, predicazione, ritiri, confessioni; il riconoscente ricordo di persone già entrate nella Gerusalemme celeste, che hanno contribuito a costruire la nostra comunità; la cultura che spazia in tanti campi del sapere: la contabilità precisa e fatta con trasparenza.

Per il tuo Giubileo Sacerdotale, anche a nome della redazione del nostro informatore parrocchiale, ti auguro di continuare a camminare insieme: con il Signore e con noi! Grazie e buona strada.

Concetta Ruta












Nella foto don Modesto giovane, primo a sinistra insieme al nostro don Alberto, don Trimaglio e don Piero Martini: nostro amato parroco negli anni ‘80











Mi hai chiamata:
Eccomi Signore!



2 febbraio 2008, alle ore 15,30 arriviamo al Monastero Benedettino di via Bellotti, a Milano. Ci ritroviamo nell’atmosfera solenne delle cerimonie religiose della Chiesa Cattolica. Qui, oggi, si compie la professione temporanea di una monaca di clausura.
Il presbiterio, pieno di luce, accoglie i celebranti, una ventina di monache cantano nell’antico coro di legno posto di fronte all’altare e a destra e sinistra parenti, amici e fedeli.

Oggi è un giorno speciale. Elena Fiori, ventiquattrenne milanese del Lorenteggio, diventa monaca di clausura nell’ordine di San Benedetto.
Tutto si svolge sul presbiterio dove siedono la Madre Priora, la Maestra delle Novizie e, al centro, Elena col velo bianco.
Qui le pagine del Vangelo diventano vita vissuta.

Il celebrante prova a spiegare gli aspetti essenziali della vita monastica e il suo inserimento nel mistero di Cristo e della Chiesa con queste tre parole: “Ascolto, fiducia, accoglienza”.

Queste parole sono tre costanti nella vocazione, tre “leggi” misteriose presenti nel cammino del discepolo di Gesù.
Dopo la risposta all’appello, Elena compie la scelta e la vestizione dell’abito, risponde all’interrogazione e infine vi è il conferimento del nome.
Elena Fiori diventa Suor Myriam della Santissima Trinità.

Si conclude con la firma sotto la formula della professione, la triplice invocazione a braccia aperte, la preghiera e la benedizione finale.

Armonium e flauto traverso diffondono nell’aria e nel cuore una musica dolce e soave, direi celestiale. Si conclude tutti assieme monache, celebranti e popolo di Dio, accolti in un salone, dove è possibile incontrare Elena ora, Suor Myriam che ci sorride felice con uno sguardo pieno di luce!

Edgardo Fusi


Benvenuto tra noi Marco!

Un nostro parrocchiano di 29 anni, buddista dello Sri Lanka, LADTHUWAHANDI PRIYADARSHANA DE SILWA è stato ammesso al rito dell’Elezione nella Chiesa di Sant’Ambrogio presieduto dal Cardinale Tettamanzi e domenica 17 febbraio ha fatto il primo scrutinio alla presenza del Vescovo De Scalzi. Ha scelto il nome cristiano di Marco.

Don Silvio Tamani si è occupato del suo cammino di formazione e ci dice: “in questi due anni ho seguito il giovane nel cammino di conoscenza del Cristianesimo e della pratica cristiana finalizzati ai sacramenti dell'iniziazione cristiana. La Parola di Dio, la preghiera profonda e l’impegno morale lo hanno aiutato notevolmente nel suo cammino di fede”.

Priyadarshana, ora Marco, scrive al Vescovo: “provengo dal Buddismo, ma il mio cuore è già cristiano da quando, verso la fine del 2005 ho incominciato a conoscere la religione cristiano-cattolica, anche con l'aiuto dei sacerdoti della Parrocchia San Leonardo Murialdo. Sentivo e sento il bisogno di essere amato da Dio Padre. Sentivo e sento il bisogno di essere salvato da Dio e in Gesù ho trovato la salvezza. Questo bisogno mi ha riempito il cuore di gioia e mi ha fatto conoscere i miei errori, i miei peccati. Mai più lontano da Gesù, mai più”.

Nella notte di Pasqua, Marco riceverà i sacramenti dell’iniziazione cristiana - Battesimo, Cresima ed Eucaristia - nella nostra chiesa.

A cura di don Alberto


Incontri  POST BATTESIMO

Forse non tutti sanno che all’interno della parrocchia esiste un luogo dove i genitori possono incontrarsi e scambiare idee e riflessioni circa l’importanza e la possibilità di essere genitori credenti nel mondo di oggi. Siamo tutte giovani coppie desiderose di confrontarci su problematiche comuni relative all’educazione cristiana dei nostri bambini.

Anche quest’anno ci sono stati diversi incontri ispirati dal Vangelo di Marco.

Tali incontri hanno aiutato anche i più scettici a rispolverare la propria fede e il desiderio di parlare di Dio, affrontando argomenti che troppo spesso si considerano “privati”. Pregare e parlare insieme chi ha aiutato a capire l’importanza di trasmettere il proprio senso religioso ai nostri figli.

Crediamo, infatti, che il nostro compito di genitori non si esaurisca il giorno del Battesimo, ma che, aiutati da un cammino di fede, possiamo trasmettere con maggiore sicurezza i valori in cui crediamo.

A tutti coloro che hanno fatto battezzare i loro bambini estendiamo l’invito all’ultimo incontro di quest’anno il prossimo 16 marzo (ore 17.00 sala Paolo VI) e a quelli futuri ricordando che un piccolo sacrificio in termini di tempo comporta un grosso arricchimento spirituale e la possibilità di fare nuove amicizie.

Per agevolare la vostra partecipazione potete portare i vostri bambini (sopra i due anni) che saranno seguiti da Stefania, maestra, che mette a disposizione il suo tempo.

Laura Radaelli e Donatella Colombo


Caro SANDRO,     

dopo aver fissato a lungo la Gerusalemme celeste, soprattutto durante la sofferenza dei tuoi ultimi anni, il 13 febbraio scorso hai celebrato la pasqua eterna.

Pur essendo un po’ preparati a questo tuo passaggio, la notizia ci ha toccato profondamente, anche perché nella nostra comunità eri di casa: nel Consiglio Pastorale Parrocchiale, nell’Oratorio e anche nella solida collaborazione al nostro Informatore Parrocchiale.

Quanti ricordi! Due tra i tanti: nel 1996 eravamo nella commissione del CPP per la Missione Popolare e con l’accoglienza che caratterizza tutta la tua famiglia hai aperto la casa a un Gruppo di Ascolto, che vive ancora oggi.

Le cene alle feste dell’oratorio, la tua disponibilità a spostare tavoli, servire, pulire. Eri sempre l’ultimo ad andare a casa!

Anche le foto insieme a Giusy ci ricordano momenti comunitari: in alto alla Messa di saluto a don Paolo nel ‘98; a sinistra ad una delle tante feste per gli anniversari di matrimonio.


Grazie Sandro, perché ci hai voluto bene e per gli insegnamenti che ci hai lasciato.

Concetta Ruta



C A R O   I S A I A

Caro Isaia
chi l'avrebbe mai detto che ci saresti diventato così familiare!

Sono trascorsi quasi 2800 anni dal tuo passaggio in questo mondo, eppure sembri così attuale! Se tu fossi qui oggi, probabilmente ti riserverebbero uno spazio privilegiato in qualche trasmissione, in qualche talk-show. Sai, oggi va di moda, è il nostro modo di fare cultura.

Non saresti certo un personaggio di poco conto: infatti ti sei occupato attivamente delle vicende, anche politiche, del tuo paese, in anni dominati da guerre e devastazioni (a proposito, sappi che non è finita; tu sei stato alle prese con quel tale, Sennacherib, noi oggi siamo alle prese con altri, ma che hanno più o meno le stesse manie di strapotere).

E poi sei un poeta geniale, con una capacità non comune di produrre versi armoniosi, maestosi, di rara bellezza. L'armonia della dizione e della composizione, oggi, è un po' fuori dai nostri schemi. Sai, noi siamo moderni e per dar forza al nostro linguaggio usiamo termini - lo dico solo per darti qualche informazione - che si chiamano "parolacce", ma non sto ad esplicitartele, non è il caso.

Ma sai qual è la cosa che farebbe salire enormemente l'audience, con uno share di percentuale notevole? (scusa, ma noi parliamo così) Sarebbe la tua posizione religiosa.

Accidenti, questo è proprio un tema scottante. Chissà quanti salterebbero sulle sedie e si farebbero venire i capelli bianchi a sentirti parlare della trascendenza di Dio e dell'indegnità dell'uomo, proprio oggi che sulla "dignità della persona" si fanno battaglie a non finire, rivendicandone la proprietà assoluta dal concepimento alla morte!

Non credere che ti sarebbe facile superare certe censure. Tu, profeta della fede che nelle gravi crisi che attraversarono la tua nazione domandasti che si confidasse in Dio solo, credo che oggi avresti per lo meno qualche difficoltà a parlare davanti a grandi platee.

Oddio, avresti un sacco di fans, ma sai, da noi funziona così: i fans spesso tacciono; un numero sparuto (facciamo 67?) di "intellettuali" - quelli che si intendono di libertà di pensiero, di dignità e quant'altro - urla; e tu te ne devi stare a casa tua. Curioso, no?!

Comunque, sappi che nella nostra nazione, l'Italia - una gran bella terra, fidati - c'è una città che si chiama Milano e in questa città ci sono molte chiese o templi, come sei abituato a chiamarli tu. Tra questi templi ce n'è uno dedicato ad un altro profeta come te, sì insomma, un tuo collega: si chiama Leonardo Murialdo, un bel tipo davvero, ma credo che tu lo conosca. Beh, insomma, qui c'è una sezione di FANS che ogni martedì sera si trova per conoscerti meglio, per cercare di capire quello che, attraverso di te, quel Signore Dio di cui parli cerca disperatamente di comunicarci.

Perciò, continua a restare con noi e, per favore, cerca di non prendere impegni anche per i prossimi martedì. Con affetto.

Laura Seccia Bianchi




Per conoscerci meglio


Già il nostro parroco don Guglielmo l’aveva presentata durante una Santa Messa in ottobre. Poi sul numero di novembre di “Camminare Insieme” era apparsa accanto ad una tenda piccola che aveva proposto alla nostra condivisione.

E’ Mimma Lentini Tropeano la signora che guida il camioncino rosso della “Divina misericordia”.

Mi ha incuriosito e sono andata ad intervistarla nel luogo in cui cucina e prepara i pasti per i nostri fratelli più disagiati che non hanno casa.

Mimma quanti anni hai? Tanti, ma con l’aiuto di Dio vado avanti.

Da quando ti dedichi a questo tipo di condivisione? Dal 1985.

Perché questa scelta? E’ una storia lunga, ma è tutta ispirata dalla Divina provvidenza.

Sei sostenuta da un’organizzazione? No, siamo un gruppo di volontari, circa 70, che si suddividono il compito di distribuire alle persone che dormono per strada cibo caldo, coperte, vestiti puliti e altre piccole cose per sopperire alle loro immediate necessità. Abbiamo un grande benefattore che paga affitto, luce e gas del luogo in cui cuciniamo e se ne avanza anche un po’ di carburante. Il resto viene dalla provvidenza perché chi ci conosce e sa cosa facciamo, ci dona spontaneamente quello che noi poi distribuiamo.
Il nostro gruppo distribuisce al mercoledì presso le Stazioni: Centrale, Nord e Garibaldi 25 chili di pasta calda, perché tale viene mantenuta negli appositi recipienti, circa 800 panini, tè e altro, se ne abbiamo.

Per questo tipo di impegno siete pagati? (fragorosa risata perché a due voci, quella di Mimma e della Signora Maschio) NO. Ognuno di noi offre tempo e qualche ritaglio delle sue entrate.

Saluto, ringrazio con un bacio Mimma e decido: sì essendo solidale con lei, domenica alla Santa Messa potrò ricevere Gesù per fare Comune-Unione con Lui e con i fratelli.

Elda Valeri


Tommaso, 36 anni,
il 2 febbraio presso la certosa di Grenoble

ha pronunciato i voti e ha iniziato il suo lungo periodo di noviziato.

La vita di Tommaso, nostro parrocchiano, fino all’anno scorso è stata allegra, serena, comoda. Una vita come tutti i giovani, tra lo studio, gli amici, le ragazze, qualche divertimento. Una vita normale.

Una famiglia benestante, che non ha fatto mancare attenzione, affetto e la possibilità di frequentare la “Milano che conta”, visto che il padre è proprietario di una delle discoteche più famose e prestigiose della città.

Eppure qualcosa è successo, tutto questo non è stato più sufficiente, c’è stato il bisogno di cercare e trovare qualcosa o forse Qualcuno.

In un giorno dell’anno scorso Tommaso ha preso alla sprovvista i genitori con una semplice ma sconvolgente frase: “Mamma, papà, ho deciso di farmi monaco di clausura”. Cosa può aver spinto un giovane aperto e brillante a ritirarsi per il resto della sua vita in un monastero? La regola dell’ordine prescelto, i Certosini, è una delle più rigide. Ma ce la può fare un giovane del Duemila a vivere una vita che a prima vista può sembrare tanto “medievale”?

La risposta ce la dà indirettamente lo stesso Tommaso. Prima di affrontare il lungo cammino del noviziato, per mettere alla prova la profondità della sua vocazione, i superiori lo hanno rimandato per qualche mese a casa. Ebbene, dopo questi mesi, al momento di rientrare alla Certosa di Grenoble, alla mamma che gli chiedeva se era sicuro di volersi “rinchiudere” dietro quel portone per tutta la vita, ha risposto: “A me non sembra neppure di essere stato fuori in questi mesi. Quella è la mia casa. Dietro quel portone c’è la Vita”.

Come comunità ci sentiamo vicini alla scelta di Tommaso e gli assicuriamo la nostra preghiera, affinché possa compiere il suo cammino con gioia e serenità.

Pierpaolo Arcangioli


I missionari ci scrivono...

Carissimo parroco e gruppi parrocchiali,
    grazie per il contributo che continuate ad offrirci, in particolare vi ringraziamo per la possibilità che ci avete dato di acquistare la macchina per distruggere gli aghi infetti.
Come vedete nella foto, già la stiamo utilizzando.

Il Signore ci aiuti a crescere nello spirito missionario e di amore verso il prossimo, specialmente verso i più poveri e bisognosi.

Promettiamo a tutti la nostra preghiera e affidiamo al Sacro Cuore di Gesù il compito di ricompensarvi per la vostra generosità. Con stima vi salutiamo,

Sr Bertilla e la comunità




Ricordiamo Chiara


In un mondo dove si considera importante l'ultimo modello di cellulare, dove gli anziani sono un peso ingombrante, dove i disabili sono tenuti nascosti perché goffi e sgraziati, considerati poco attraenti per il moderno concetto di bellezza abbiamo finito col dimenticare quale meraviglioso dono è la vita che ci è stata data.

Chiara è nata il 10 febbraio ‘78 in una fredda e nevosa giornata d'inverno. Seppur affetta da sindrome di Prader-Willy, niente le ha impedito di essere una bambina meravigliosa, felice e benvoluta da tutti. Ha trascorso in famiglia la sua breve vita; una famiglia che l'adorava e che con lei ha condiviso tutto: gioia e dolori, speranze e fatiche. Frequentava l'istituto Sacra Famiglia al mattino e la piscina al pomeriggio. Le sue vacanze si snodavano tra le campagne dell'Oltrepò Pavese e le spiagge della Romagna. Ma tutte le cose belle prima o poi finiscono. Al suo trentesimo compleanno ci ha lasciati improvvisamente. Da quel giorno il nostro mondo si è fermato. Intorno a noi c'è un gran vuoto e un gran silenzio.

Tanta nostalgia dei suoi gesti affettuosi, dei suoi baci, dei suoi capricci.
Siamo disorientati e increduli, stiamo poco a poco capendo che la sua missione tra noi si è ormai conclusa. Ci ha reso persone migliori e per questo le saremo eternamente grati.

La Mamma Silvana, il Papa Rino, Laura e Mauro

Ricordo con tenerezza Chiara Nova dolce e tenera creatura, affettuosa con tutti, voleva e dava amore. Le piaceva cantare, ascoltare la musica, la compagnia, le feste di compleanni erano la sua gioia. Ora ha lasciato un grande vuoto, la sua anima pura e semplice è tra le braccia di Dio, che l'ama più di quanto l'abbiamo amata noi. Il suo sorriso ora è più luminoso, perchè contempla il Suo volto.

Ciao Chiara, continua ad amare e pregare per noi; ora puoi anche cantare nel coro degli angeli la gloria di Dio.

Marisa Villani





Carissimo don Guglielmo e comunità,

mi scuso del ritardo con cui Le scrivo per ringraziarLa e ringraziare anche tutta la comunità del Murialdo per la partecipazione alla professione temporanea di mia figlia Elena, ora Suor Myriam della Trinità.

Per noi familiari è stato un giorno di grande commozione. Sono già passati tre anni dall'ingresso di Elena in monastero e la vediamo molto determinata e felice della sua scelta. Scelta senza dubbio molto coraggiosa e, per molti che la conoscevano, incomprensibile. Infatti spesso mi sono sentita dire che, dato il suo carattere gioioso e disponibile nei confronti degli altri, ci si sarebbe aspettato che scegliesse piuttosto un ordine di vita attiva. Sinceramente anch'io lo pensai all'inizio, ma ora frequentando e conoscendo meglio il monastero, le sue attività e la spiritualità benedettina, ho capito che là è il suo posto. Preghiamo perchè il Signore la aiuti a perseverare, nonostante le immancabili difficoltà e dubbi che ogni cammino comporta.

Non sarà mai mamma biologicamente, ma spiritualmente le auguro di esserlo per molti.

Spero che in futuro ci saranno altre belle occasioni di incontro e preghiera al monastero, come è avvenuto il 20 gennaio.

Grazie ancora di tutto.
Con affetto,

Paola Fiori





FIDARSI DELLA VITA

Sembrava una solita domenica, se non era per il bancone con fiori in vendita nel piazzale della chiesa, dove ad ogni messa era più numerosa la gente che li voleva comprare col proposito di sostenere il Centro Aiuto alla Vita Mangiagalli.

Era il 4 febbraio, la 29° giornata della Vita. con il gruppo delle Medie abbiamo dato una mano all’iniziativa “Un fiore per la vita” vendendo piantine di primule il cui ricavato serve a finanziare e dare una mano alle mamme incinta.

Pensando a questa attività e riflettendo sul contesto culturale in cui siamo inseriti è inevitabile cadere nelle infinite polemiche e nei dibattiti che sono sorti intorno all’argomento vita.

Si usano termini strani dietro a eventi funesti come l'aborto, oppure l'eutanasia, la pillola del giorno dopo, la manipolazione della materia vivente, si parla di ricerche incontrollate, insomma argomenti complicati.

Dinanzi a queste circostanze si può cadere nel pessimismo, nella sfiducia, nella diffidenza. Senza sapere che uno dei maggiori contributi alla vita si trova nella quotidianità, laddove non ce ne accorgiamo c’è chi muore silenziosamente, chi non assapora la vita. Muore lentamente chi non legge, chi non canta, chi non si impegna per realizzare un sogno, chi la vita non la difende, chi non esprime i suoi affetti, chi è indifferente, chi dà valore alle cose solo per quanto valgono e non per ciò che significano, chi risparmia baci, carezze, chi non si fida della ... vita!

 

Miguel Torres Izaguirre






Carissimi amici,
viviamo il momento più importante dell’anno liturgico, in cui la Chiesa ci invita a riflettere sulla Passione, Morte e Risurrezione di Nostro Signore. Siamo chiamati anche a gesti di solidarietà nei confronti di chi ha bisogno soprattutto per coloro che vivono in paesi dove la povertà regna sovrana.

Noi, come Associazione, abbiamo deciso di devolvere dei contributi nell’ambito della “Quaresima di Fraternità” per l’acquisto di Vangeli per i bambini della Guinea Bissau e inoltre per il Centro Educativo per ragazzi, in Romania.
Metteremo anche a disposizione una piccola offerta nelle mani del Responsabile delle Missioni, affinché possa devolverla alla missione più bisognosa.

In questa Santa Pasqua, preghiamo quindi quel Dio che si è fatto uomo per condividere ogni sofferenza umana, di dare un po’ di pace al mondo intero, per riempirci della sua presenza quale fonte di gioia interiore e di speranza continua.

Buona Pasqua a tutti!


Remo Chiavon



a tu per tu
… con altre religioni

All’inizio di febbraio, all’interno di un inserto giornalistico, ho letto un’intervista a Monsignor Padovese, Vicario apostolico dell’Anatolia e presidente della conferenza episcopale turca. L’articolo era interessante poiché il giornalista si faceva spiegare quali fossero i rapporti in Turchia tra cristiani e musulmani. Egli precisava che l’Islam della Turchia è articolato e pluralistico e che i rapporti con le autorità sono improntati sulla reciproca cortesia. A volte, meravigliosamente, si è andati ben oltre la semplice cortesia, poiché, com’era raccontato, è stato possibile organizzare col muftì - colui che emana il responso giuridico-religioso in merito a un preciso quesito e che incarna la più alta carica religiosa di uno Stato o regione - un simposio sulla parola di Dio nel Cristianesimo e nell’Islam. Quindi i margini per un dialogo ci sono, evidenziando il fatto che mantenere le diversità, e non ometterle, aiuta il dialogo e non lo rende difficoltoso. Mi ha colpita sentire dire da Monsignor Padovese che il dialogo vero è quello della vita, della condivisione delle esperienze religiose. E mi sono chiesta: noi che esperienza di vita facciamo con l’Islam?

Per quella che viene chiamata integrazione, Samir Khalil Samir, riferisce che vi sono quattro strade attuate. La prima è quella dell’assimilazione sul modello francese che vuole lo straniero uniformato non solo alle leggi e alla lingua del paese ospite, ma anche culturalmente.
La seconda è quello che si chiama il melting pot «è il modello americano del crogiuolo nel quale gli immigrati devono fondersi con la popolazione locale, mantenendo alcune prerogative a livello culturale e di costume. Questo modello ha avuto il merito di rafforzare il senso di appartenenza delle minoranze […]». (tratto da Cento domande sull’Islam).
La terza è la società multiculturale. In una società pensata in questo modo tutte le culture hanno pari dignità, possono agevolmente convivere e sono, nella loro diversità, alimento per la crescita della società. E’ un po’ lo slogan del “diverso è bello!” come suggerisce l’autore. Il limite? Il pericolo che si formino tanti microcosmi che invece di integrarsi si isolino reciprocamente.
L’ultima strada, che lo studioso propone come migliore, è quella da lui definita dell’identità arricchita. Ci vuole un “nucleo duro” che accomuni ogni persona e che sia da ognuno riconosciuto, che rimanga a fondamento di qualsiasi cultura e che rispecchi la natura umana nella sua interezza. Altrimenti come una maionese fatta male, commenta Samir Khalil Samir, la società finirà con l’impazzire.

Valentina Caleca





PREGHIERA

Tu ci lavi piedi (S. Ambrogio)

Il mio Signore depone la veste,
si cinge di un asciugatoio, versa dell'acqua nel catino
e lava i piedi ai suoi discepoli: anche a noi egli vuole lavare i piedi;
non solo a Pietro, ma anche a ciascun fedele dice:
"Se non ti laverò i piedi non avrai parte con me".

Vieni, Signore Gesù, deponi la veste che hai indossato per me;
spogliati, per rivestirci della tua misericordia.
Cingiti di un asciugatoio,
per cingerci con il tuo dono, che è l'immortalità.

Metti dell'acqua nel catino,
e lavaci non soltanto i piedi, ma anche il capo,
non solo i piedi del nostro corpo, ma anche quelli dell'anima.

Voglio deporre tutta la lordura della nostra fragilità.
Quanto è grande questo mistero!
Quasi fossi un servitore lavi i piedi ai tuoi servi,
e come Dio mandi dal cielo la rugiada.

Ma solo tu ci lavi i piedi,
ci inviti anche a sederci a tavola con te,
e ci esorti con l'esempio
della tua condiscendenza:
Voi mi chiamate Signore e maestro,
e dite bene, perché lo sono.
Se vi ho lavato i piedi, io che sono
il Signore e il Maestro,
anche voi lavate i piedi l'un l'altro".

Voglio lavare anch'io i piedi ai miei fratelli,
voglio osservare il comandamento del Signore.
Egli mi comandò di non aver vergogna,
di non disdegnare di compiere quello che lui stesso aveva fatto prima di me;
il mistero dell'umiltà mi è di vantaggio:
mentre detergo gli altri, purifico le mie macchie.
Amen



ANGOLO DELLA POESIA





P a s q u a



Suonate dolci campane
è Pasqua festa d’Amore.
Annunciate a valli e campagne
ch’è Risorto il Signore.
Padrone del mondo e Redentore,
porti a noi mortali il perdono
e la gioia di vivere nel suo nome.
Solo così ci salveremo se sapremo
sorridere e dare amore.


Giusy Cabrini



Fotografie



Carnevale in oratorio,

i giovani e i ragazzi dei gruppi dell'oratorio, hanno rallegrato i numerosi partecipanti e hanno fatto da cornice a questo pomeriggio trascorso tra migliaia di coriandoli multicolori.



17 febbraio:

I ragazzi dell'Anno dei Testimoni con il Vescovo Erminio De Scalzi, che ad ottobre conferirà loro la S. Cresima, hanno vissuto una giornata di Ritiro Spirituale in Oratorio.



17 febbraio:

Il Vescovo Erminio De Scalzi nella nostra parrocchia per la visita pastorale con i ragazzi del Reparto del gruppo scout MI X


"Giornata per la Vita"

I nostri giovani hanno venduto a tutte le messe le primule per sostenere il Centro di aiuto alla Vita Mangiagalli. Grazie alla generosità dei parrocchiani hanno raccolto 800 euro che sono state consegnate al CAV


"Il Vangelo per amico"

Le rinunce che facciamo durante la Quaresima serviranno per donare il Vangelo ai 4.500 ragazzi, giovani e adulti della parrocchia di Bissau, che si stanno preparando a ricevere il Battesimo, Cresima ed Eucaristia. Chi vuole può portare di volta in volta in chiesa la propria offerta da mettere nella cassetta apposita posta all’ingresso della chiesa e aggiungere nel cartellone esposto un adesivo per ogni Vangelo (2 euro)